Meglio soli che male accompagnati? Non sempre

"Negli ultimi 50 anni la popolazione italiana è aumentata del 20%, quella anziana del 155%". Basta questo dato di fatto, tratto dal saggio di Sandro Polci, ricercatore del Centro ricerche economiche sociologiche e di mercato, dal titolo Condivisione residenziale. Il silver co-housing per la qualità urbana e sociale in terza età, per farsi un'idea delle sfide a cui andiamo incontro, e di quelle che stiamo già affrontando. "Nel 1961 gli over 65 erano il 9,5% della popolazione; nel 2011 il 20,3%. Gli anziani che vivono da soli", prosegue Polci, "sono 3,5 milioni, ben 2,3 hanno più di 75 anni". Nel 2030 nel mondo ci saranno due miliardi di anziani e la solitudine sarà uno dei problemi più pressanti che dovranno affrontare.
Oggi si parla di condivisione residenziale tra anziani soprattutto per motivi economici, ma il fatto che anziani rimasti soli decidano di andare ad abitare insieme può avere un effetto importantissimo oltre che sul portafogli anche sulla salute. Lo si deduce dai risultati degli studi di John Cacioppo, professore di psicologia dell'Università di Chicago e uno sei massimi esperti americani sul tema degli effetti della solitudine. Cacioppo e colleghi hanno osservato come cambia il tasso di declino della salute fisica e mentale nelle persone che invecchiano a seconda dello stato delle loro relazioni.
La sensazione di isolamento dagli altri può portare a disturbi del sonno, alzare la pressione sanguigna, aumentare i livelli del cortisolo, ormone dello stress, e alterare l'espressione genica delle cellule immunitarie oltre a provocare depressione o peggiorarla in chi ne soffre, incidendo negativamente sul benessere generale. In base alle sue ricerche, Cacioppo sostiene che una situazione di estrema solitudine in età matura aumenta le probabilità di morte prematura del 14%, un impatto doppio rispetto a quello dell'obesità e molto vicino all'effetto sortito dal vivere in cattive condizioni economiche, che aumenta il rischio del 19%.
Contromisure? Vivere con altri può certo essere una buona idea, ma per Cacioppo anche chi vive da solo può trovare il modo per non restare isolato, continuando a coltivare relazioni significative, in tre diverse "dimensioni". Intima, che comprende le relazioni con un partner o una persona molto vicina, che contribuisce a dare senso alla propria vita, relazionale, che consiste nell'avere rapporti individuali soddisfacenti con persone diverse, e infine collettiva, quando ci si sente parte di un gruppo o di una comunità. L'importante non è passare tanto del proprio tempo in compagnia, ma avere una rete di rapporti che contribuisca a tener lontana la sensazione di isolamento che costituisce il vero fattore di rischio per la salute. Restare in contatto con gli ex colleghi di lavoro, mantenere vive le tradizioni familiari e coltivare rapporti di amicizia nel vicinato sono tutti modi per mantenere i contatti con gli altri. E avere delle relazioni soddisfacenti aiuta le persone anziane a sviluppare la resilienza, la capacità di affrontare le avversità tenendo a bada lo stress. Il che, in ultima analisi, contribuisce a vivere meglio più a lungo.

Fonte: Panorama Scienze, articolo a firma di Marta Buonadonna

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