Cohousing: l'unione fa la forza.

In Italia tre milioni e mezzo di anziani abitano da soli, spesso in grandi case che non riescono più a mantenere. Un numero sempre maggiore ricorre alla nuda proprietà, ma adesso è nato un nuovo fenomeno. Si chiama silver cohousing e può essere la soluzione per salvare pensione e risorse pubbliche. Le storie di chi ha scelto di vivere insieme la terza età.

Anna e Paola hanno iniziato a bere un caffè insieme, poi una partita a carte, a volte un dolce il pomeriggio. Una coabitazione quella tra le due donne, nata quasi per caso. La loro esperienza è solo un esempio di un fenomeno che sta cercando di prendere forma e di espandersi in tutta Italia. Si chiama “Silver Cohousing”, silver come il colore argento dei loro capelli grigi, cohousing come la possibilità di condividere l’alloggio e le esigenze della vita quotidiana: spesa, bollette, affitto e, non ultima, la voglia di non sentirsi soli. Secondo le ultime previsioni dell’Istat nel 2050 ci saranno 263 anziani ogni 100 giovani e il cohousing può rappresentare una valida alternativa alla nuda proprietà, un rimedio per integrare la propria pensione, fortemente in crescita negli ultimi anni. “L’aumento degli over 65 ci spinge a trovare nuove forme di aiuti economici e sociali” racconta Sandro Polci, esperto del Centro Ricerche Cresme e curatore di “Condivisione Residenziale. Il silver cohousing per la qualità urbana e sociale in terza età”, volume promosso dalla Fondazione Gianfranco Imperatori che vuole aiutare a mettere in contatto anziani per esperienze di convivenza che a volte nascono anche in modo spontaneo
Proprio come quella tra Anna e Paola. La prima è una vedova napoletana che nei periodi di festa andava a trovare il figlio Ciro a Roma, mentre Paola (che abita nello stesso condominio del figlio di Anna), è una donna rimasta sola in un appartamento troppo grande. All'inizio il loro rapporto era limitato alle regole del buon vicinato, poi, Ciro, il figlio di Anna ha lanciato la proposta: “Nel mio palazzo ci sono diverse anziane”, racconta, “che spesso si riuniscono il pomeriggio per spezzare con qualche chiacchiera una giornata di solitudine. Da qui l’idea di introdurre anche mia madre 'nel circolo'”. E l’idea ha funzionato perché non solo la signora Anna si è sentita meno sola, ma ha iniziato con il rispettare religiosamente l’appuntamento con le nuove amiche. Dal cucinare insieme, le due donne sono passate a scambiarsi favori reciproci come farsi la spesa e acconciarsi i capelli. “Un giorno”, spiega Ciro “parlando con mia sorella abbiamo pensato che la soluzione migliore per tutti fosse vendere la casa di Napoli e far trasferire definitivamente mia madre a Roma. Il risultato è stato dei più inaspettati: non solo ha accettato di separarsi dalla sua terra di origine, ma quando stavo qualche giorno fuori restava a dormire dalla mia vicina”. Il silver cohousing è iniziato così tra Anna e Paola, senza un progetto preciso o l’idea di ottimizzare le spese. “Anna”, racconta Paola, “è entrata nella mia vita piano piano e oggi ci occupiamo l’una dell’altra. Il problema degli spazi è inesistente: ho una casa molto grande e dopo la scelta di trasferirsi da me ho creato una stanza ad hoc per lei. Non le chiedo un affitto, ma solo di aiutarmi con le bollette e la gestione delle faccende domestiche”. “Oggi mi sento una privilegiata”, aggiunge Anna soddisfatta. “Apro la porta, faccio tre metri e sono a casa di mio figlio, con la consapevolezza di non essere più un peso per lui e di essere invece un aiuto per Paola, sia economico che morale”. Il loro esempio nel quartiere sta facendo da apripista a nuove esperienze che potrebbero concretizzarsi nel futuro.

Per leggere l'articolo intero, pubblicato da Repubblica Inchieste a nome di Monica d'Ambrosio e Anna Di Russo cliccare qui

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