La relatività, spiegata da Einstein.

Nella vita (e non solo), tutto è relativo.
Prendi un ultracentenario che rompe uno specchio:
sarà ben lieto di sapere che ha
ancora sette anni di disgrazie.

Albert Einstein

Non chiamateci vecchi.

7.580.745 milioni di ore di volontariato nel corso del 2007; 273.000 iscritti, quasi 40.000 volontari (il 45% è costituito da donne), 1500 sedi in tutta Italia. Un numero di persone assistite più che raddoppiato negli ultimi due anni. Nel corso del 2007 quasi 363.000 persone hanno usufruito dei servizi di aiuto del Filo d’Argento – il servizio di telefonia sociale dell’Auser dotato dal 2002 di un Numero Verde Nazionale - Erano 156.000 nel 2005. Sono numeri che fanno di Auser RisorsAnziani, nata vent’anni fa, la più rappresentativa associazione italiana di anziani volontari.

I prossimi 3, 4 e 5 dicembre l’Auser terrà a Viareggio il suo VII Congresso Nazionale, con la partecipazione di 350 delegati da tutta Italia in rappresentanza dei 273.000 iscritti. L’Auser è un’associazione sempre più chiamata a confrontarsi con problemi e bisogni crescenti degli anziani, con una difficilissima situazione economica e sociale del Paese, con un sistema di welfare soggetto a profondi cambiamenti, meno di cittadinanza e più compassionevole, scaricato sulle spalle del terzo settore e delle famiglie.

L’Auser giunge a questo VII Congresso Nazionale fortemente impegnata a promuovere una diversa idea della vecchiaia, a sfatare luoghi comuni ancora fortemente radicati. La sfida dell’Auser è una vera e propria battaglia culturale a favore di cittadini invisibili perché non più produttivi. L’estesa fascia demografica che va dai 60 agli 80 anni non chiede solo politiche volte all’assistenza ma il riconoscimento ad una prospettiva di bene-essere, di bene stare. La politica e l’economia continuano a vedere, invece, questi cittadini solo in termini di costi economici e sociali. Bisogna rovesciare tale impostazione che affronta la questione solo in termini di emergenza e non si misura con il diritto ad un progetto di vita, personale e civilmente riconosciuto, di oltre il 22% della popolazione italiana.
All’idea degli anziani come costo si associa una rappresentazione culturale della condizione degli anziani intristita e superficiale: in realtà non siamo in presenza di una galassia indistinta ma di persone a cui corrispondono problematiche diverse, in relazione alla diversa condizione di salute, di reddito, di istruzione, di integrazione relazionale o di solitudine. Siamo in presenza di diversi mondi vitali che possono alimentare il capitale sociale del Paese. Invecchiare bene non è solo un fatto di salute, ma è anche disponibilità al cambiamento, apertura al nuovo, esercizio di autonomia progettuale e di speranza.

Per leggere l'articolo integrale (pubblicato da "volontariatooggi"), cliccare qui.

Dedicato al figlio che si cela dentro ogni nonno. E al nonno che attende dentro ogni padre.

Se riesci a mantenere la calma quando tutti
intorno a te la stanno perdendo, e te ne fanno una colpa;
Se sai aver fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te
tenendo però nel giusto conto i loro dubbi;
Se sai aspettare senza stancarti di aspettare,
o essendo calunniato non rispondere con calunnie,
o essendo odiato, non dare spazio all'odio,
senza tuttavia sembrare troppo buono
nè parlare troppo saggio;

Se sai sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se riesci a pensare senza fare dei pensieri il tuo fine;
"Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
e trattare questi due impostori allo stesso modo;
Se riesci a sopportare di sentire la verità che tu hai detto
distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per ingenui;
o vedere le cose, per le quali hai dedicato la vita, distrutte,
e umiliarti a ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori;


Se sai fare un'unica pila delle tue vittorie,
e rischiarla in un sol colpo a testa o croce,
e perdere, e ricominciare di nuovo dall'inizio
senza mai lasciarti sfuggire una parola su quello che hai perso;
Se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi
a sorreggerti anche dopo molto tempo che non te li senti più,
e così resistere quando in te non c'è più nulla
tranne la Volontà che dice loro: "Resistete!";


Se sai parlare con i disonesti senza perdere la tua onestà,
o passeggiare con i re senza perdere il comportamento normale;
Se non possono ferirti nè i nemici nè gli amici troppo premurosi;
Se per te contano tutti gli uomini, ma nessuno troppo;
Se riesci a riempire l'inesorabile minuto
dando valore a ogni istante che passa;

tua è la Terra e tutto ciò che vi è in essa,
e - quel che più conta - tu sarai un Uomo, figlio mio!

"Se", di Rudyard Kipling

Come si diventa dei grandi vecchi?

"Adottando uno stile di vita corretto", dice la dottoressa Alessandra Graziottin, specialista in ginecologia-ostetricia e oncologia, psicoterapeuta in sessuologia e direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica del San Raffaele Resnati di Milano.

Come fare per invecchiare nel modo migliore possibile? Come diventare dei grandi vecchi? Adottando uno stile di vita che ci consenta di vivere bene. “L’obiettivo – dice la dottoressa – è quello di porsi non tanto un’aspettativa di vita quanto un’aspettativa di salute, cercando di mantenere il più a lungo possibile la lucidità mentale, l’autonomia di movimento, l’integrità della competenza sfinterica, e prevenendo i tumori. Rita Levi Montalcini rappresenta un modello di invecchiamento straordinario”.

Per ottenere questi risultati ci vuole un impegno individuale, familiare e sociale, che deve iniziare da quando siamo piccini. C’è un primo principio da rispettare, il principio di responsabilità, per il quale si deve educare a rispondere di sé e delle proprie azioni. Al principio di responsabilità, si affianca il principio di realtà: “Non siamo onnipotenti, ci sono dei limiti. Non si può avere tutto e subito ma si possono conquistare piccole felicità quotidiane con le nostre forze. Negoziare l’attesa è essenziale”.

Per essere dei grandi vecchi occorre, inoltre, fare sport, o movimento fisico. Sempre. “Siamo animali, esistiamo nel movimento – dice Graziottin – le nostri emozioni più forti si esprimono a livello motorio, sia le emozioni appetitive, del desiderio (per il cibo, sessuale o esistenziale), sia la tensione che, se accumulata in eccesso, porta all’iperattività. Un eccesso di stress o tensione non liberata nel movimento fisico, provoca un aumento di adrenalina e di cortisolo, causa di ipertensione e di abbassamento delle difese immunitarie”.

C’è un altro tipo di emozione sulla quale bisogna soffermarsi, quella fornita dalla lettura, dal dialogo e dall’ascolto. “Leggere significa regalarsi un tempo di qualità. La cultura è fondamentale per allenare l’intelligenza, la curiosità ed evitare la solitudine” spiega Alessandra Graziottin.
“Nel momento in cui tutti questi fattori vengono presi in considerazione si raggiunge un equilibrio affettivo che porta anche ad avere un rapporto sano e funzionale con il cibo: mangiamo perchè abbiamo fame e non per compensare qualcosa che ci manca. Il cibo può essere un surrogato come lo sono le droghe e l’alcol - dice la dottoressa. – Adottando uno stile di vita corretto diminuiranno anche i disturbi d’ansia”.

Altro ingrediente da non sottovalutare per invecchiare al meglio è il sonno. “Assistiamo ad un allungamento progressivo delle ore di lavoro. Oggi dormiamo un’ora in meno rispetto a un secolo fa - precisa la dottoressa. – Il prezzo in salute è pesantissimo”. La riduzione delle ore di recupero, infatti, porta tensione, irritabilità, aggressività, stanchezza, depressione e sindrome premestruale da paura. Oltretutto, è il sonno che regola il rapporto con il cibo: quando dormiamo poco aumenta l’appetito per i cibi grassi e per gli zuccheri. Afferma Alessandra Graziotti: “Il sonno è un alleato della nostra salute ed è un grande custode della nostra memoria e della nostra identità. Ridurre il sonno significa anche ridurre le fasi di sonno con sogni. Per proteggere la memoria bisogna proteggere il sonno”. Seppur nemmeno lei vi riesca, l’ideale, dichiara la professoressa, è dormire otto ore per notte. “Dormire non è un lusso né una perdita di tempo. E’ conquistare la qualità di vita”.

Dulcis in fundo: per uno stile di vita sano è necessario il divertimento. “E’ innato in noi il piacere del ritmo e della musica – conclude Alessandra Graziottin. - Ballare, cantare o suonare uno strumento ci aiuta a vivere meglio. A tutte le età”.

Articolo a firma di Cinzia Agrizzi, riportato (in sintesi e con modifiche) da www.oggitreviso.it.

Arriva il freddo. Ecco come difendersi.

L'inverno è alle porte e le temperature iniziano ad abbassarsi. Per questo motivo è bene prendere piccole precauzioni per evitare raffreddore, tosse, febbre e altri malanni di stagione. L'alimentazione, troppe volte sottovalutata, può giocare un ruolo importante: deve essere equilibrata, con un consumo quotidiano di frutta, verdura e legumi di stagione. E' poi importante bere molta l'acqua e mangiare la giusta quantità di carne e pesce: questi alimenti, infatti, garantiscono il giusto apporto di proteine, che ci forniscono calore ed energia. Il raffreddore, ad esempio, può essere tenuto a bada con l'assunzione, una o due volte al giorno, di una spremuta di agrumi ricca di vitamina C, addolcita con un cucchiaio di miele che calma le irritazioni della gola.

Fonte e approfondimenti: www.intrage.it

Splendide sessantenni!


Questo articolo, a firma di Fiamma Nirenstein, è stato pubblicato da Il Giornale (17/x).

Questo articolo è dedicato agli uomini e alle donne che hanno 50 o anche 60 anni e che si sentono assediati o imbarazzati dal corrente atteggiamento verso la donna sopra i cinquanta. La quale peraltro in genere è oggi piena di vita, attraente, sexy come mai nella storia; a scrivere mi spinge il film con Meryl Streep Mamma mia, di cui certo non mi saprei occupare professionalmente.

Mamma mia è suggestivo e influente come i grandi musical, come Hair, Cats, Jesus Christ Superstar, Cabaret; vederlo al cinema è un incanto per la bravura degli attori nella recitazione e nell’imperfezione della performance nelle supercanzoni degli Abba. Il film è un’americanata, troppo lieve, colorato e allegro per essere significativo? Ma per favore: l’America dello spettacolo leggero, con la musica e le trame apparentemente semplici, è madre di una complessità iconografica e psicologica (basta pensare ai volumi scritti su Via col vento) che l’Europa ha molta difficoltà, saccente com’è, a riconoscere.

Mamma mia è un film che va contro corrente su cose serie. Prima le osservazioni più semplici e poi, con cautela, le spine. Sullo sfondo caricato di ironica grecità troppo azzurra e verde, dell’Isola di Kalocairi, corre veloce ma senza ritmi ossessivi la storia di Donna Sheridan, matura e bellissima «ragazza madre», e di sua figlia Amanda (Sophie Sheridan), giovane promessa sposa che cerca di scoprire, invitandoli tutti alle sue nozze, chi sia suo padre fra tre possibili candidati. Il film salta, balla, canta, è pieno di stunt e di giravolte pericolose. I personaggi, disegnati sempre sorridendo, sono stabili e responsabili e non per questo meno bizzarri: le due amiche di Donna, la lunga e secca Tanya, maniaca delle creme di bellezza, la cicciotta Rosie, che dell’aspetto fisico se ne frega; i tre maschi pigri rispetto ai sentimenti, confusi sul passato e sul presente, rispettabili nella ricerca simbolica del ruolo paterno; i giovani, a partire dai promessi sposi ventenni, non sono trascinati nel sesso, nella droga, nella violenza, nel fumo del niente... vivono la libertà senza ideologismi e stando un po’ in pena.

Il sesso è il grande dilemma, il tema rivelatore del secolo. Lo sanno bene i figli dei fiori, liberati, divorziati, spontanei, soprattutto confusi. Donna, ohibò, è stata con tre ragazzi all’epoca dei figli dei fiori in un giro di tempo molto breve, come accadeva. Ma nel film, attenzione, l’allusione al sesso è pudica. Il sesso c’è, è nei ricordi, è nella vita, è una cosa naturale, viene lodato, fa ridere, fa piangere, ma non viene raffigurato come un idolo. Donna e la memoria vivente della rivoluzione sessuale non a caso è Meryl Streep, attrice femminista per eccellenza.

E veniamo al punto che è qui ultimo ma solo perché per arrivarci dobbiamo respirare profondamente: Meryl Streep, nata nel New Jersey nel ’49, ha 60 anni, e le sue amiche, nel film, forse qualcuno di più. Ma i protagonisti maschi, anche loro molto attraenti e vitali, infilati nel film in una torma di fanciulle ventenni, sono innamorati o implicati sentimentalmente solo con le loro coetanee. Sam (Pierce Brosman) sposa Donna, Bill si accompagna con Rosie. I due non guardano le ragazze se non con occhio paterno e affettuoso.

Ma oggi viviamo, lo voglio dire brutalmente, un periodo in cui molte mogli e compagne cinquantenni e sessantenni vengono abbandonate, o trascurate, o guardate con commiserante condiscendenza mentre il maschio in età avanzata trasporta la sua attenzione, i suoi commenti, a volte la sua intera vita, verso giovani donne. Il fenomeno è di massa, riconosciamolo, ed è la più crudele fra le molte reazioni al femminismo. È una rivoluzione che il cinquanta-sessantenne si volga avidamente, a livelli diversi, verso le ragazzine. La letteratura riporta una così aperta attitudine solo in società in cui le donne siano costrette a accettare delle prepotenze, le giovani nella tradizione classica si concedono ai vecchi solo quando sono obbligate. Nella vita democratica il rapporto d’amore è consegnato alla pluralità dei motivi di un rapporto, come tutto in democrazia: la consuetudine, il rispetto, l’interesse comune e oggi, per fortuna, anche la crescente capacità della donna di essere fantastica e attraente per sempre, come Meryl Streep dovrebbero dettare l’agenda. Attenzione, non parlo di un piccolo fenomeno: l’esperienza dice che la ferita, l’offesa per questa inaspettata svolta, per questo comportamento inaccettabile che un tempo era degli imperatori e dei don Rodrigo (e le famiglie nascondevano le figlie) oltraggia le donne oltremisura. Una seconda ondata di femminismo potrebbe partire da qui, mamma mia!
Fonte: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=298689&START=1&2col=

Elogio all'imperfezione.

Questo articolo, a firma di Bettina Rheims (una fotografa straordinaria, che ha immortalato la bellezza di donne bellissime, vip e non, degli ultimi trent'anni) è pubblicato sullo speciale bellezza del Corriere della Sera).

Aveva poco meno di vent’anni, Monica Bellucci, quando la incontrai per la prima volta. Non era ancora famosa, faceva la modella e la sua carriera di attrice era all’inizio. Mi colpì molto. La sua non era semplice bellezza, era qualcosa di più: Monica era (ed è tuttora) una donna generosa, aperta agli altri. Credo che la bellezza sia questo: vivere al di fuori di se stessi, entrare in comunicazione con l’altro da sé, avere la capacità di darsi. È solo così che un bel volto smette di essere solo un bel volto e diventa qualcosa di universale.

Nella mia lunga carriera di artista ho fotografato centinaia di donne. La bellezza femminile ancora oggi mi incuriosisce proprio per la sua complessità. E ad attrarmi è soprattutto l’imperfezione: è la «mancanza» che ci attira. È la lacuna che ci richiama a sé, lasciando il vuoto necessario affinché entri «l’altro». La bellezza, per esistere, ha bisogno di fantasia. Perciò, a distanza di secoli, la Gioconda continua a far impazzire il mondo. Ecco perché, secondo me, oggi possiamo considerare Kate Moss come massima espressione della bellezza. È una bellezza imperfetta perché viviamo in un mondo imperfetto. O, meglio, difficile: non è facile oggi per i giovani vivere, lavorare, amare. E la bellezza diafana e fragile di questa donna rappresenta il mondo attuale. La fragilità e la complessità: Kate impersona le contraddizioni di cui tutti, oggi, siamo intimamente consapevoli. Trent’anni fa avevamo Catherine Deneuve: elegante, sofisticata, emblema di un mondo più accomodante per i giovani capaci e di belle speranze.

Ma le icone cambiano, i simboli si adeguano. Ci sono donne che riescono ad invecchiare senza risentimento e restano belle per tutta la vita. Altre che, invece, si vedono sfiorire, consumate dalle disillusioni. Credo che amare la vita, continuare ad avere fiducia, ci mantenga belli. L’ambizione a rimanere sempre giovani non ci preserva, anzi, ci erode. Ci sono donne che vivono stagioni di massimo splendore. Ricordo che incontrai Sharon Stone all’epoca di Basic Istinct e, con la consumata esperienza di chi ha fatto della bellezza una professione, posso dire che lei è stata (in quel momento) la donna più bella che io avessi mai visto. Sharon splendeva, letteralmente. Riluceva di un calore impercettibile, che non è solo fascino: è consapevolezza, è intelligenza. È il saper cogliere il momento: in ognuna di noi ci sono delle stagioni propizie. Riconoscerle è un’arte.

Fonte: www.corriere.it/cronache/08_novembre_03/

Un italiano su due vuole mollare tutto e fuggire... ma non da solo

Il 50% degli italiani vuole "mollare tutto" e fuggire via, lontano dall’Italia, per inseguire i propri sogni. E in testa alla classifica dei desideri c’è la voglia di trasformarsi in scrittore o esploratore, viaggiare in luoghi da mito, meglio se lontano dallo strapotere della tecnologia. Basta insomma con le code in automobile, con i negozi sovraffollati, con la perpetua fretta per non arrivare in ritardo in ufficio e con i viaggi su autobus e metropolitane stipati come sardine. Insomma, meglio stare alla larga dall’Italia, in un luogo più tranquillo e a misura d’uomo, magari a contatto con la natura, in primo luogo con il sole e il mare.

E' questa a fotografia dei nostri connazionali, scattata da una ricerca condotta su 560 lavoratori italiani di ambo i sessi, di età, tra i 25 e i 64 anni, condotta del canale satellitare "Marcopolo".

Gli Italiani, insomma, vorrebbero cambiare vita. La delusione e l’insoddisfazione non riguardano però tutti gli aspetti dell’esistenza: gli italiani non puntano a una fuga solitaria: solo il 4% è disposto a tagliare i ponti con tutto e a partire da solo. Il 55% vorrebbe avere con sé la propria famiglia (non solo il partner, ma anche genitori, fratelli o figli), mentre il 6% è pronto a portare con sé il proprio animale da compagnia. La famiglia, quindi, si conferma oasi di pace e di serenità, da non abbandonare mai, ma anzi da curare con attenzione per garantirle una vita migliore. Tra le mete preferite per questa fuga verso una nuova esistenza sono in pole position i luoghi esotici e i paradisi tropicali.

E oltre ad essere lontani da tutto, gli Italiani vorrebbero inseguire i loro sogni: il 25% vorrebbe trasformarsi in scrittore, o in esploratore (14%), ma c’è anche chi preferisce attività più prosaiche come la ristorazione (21%), il bagnino, per stare sempre in contatto con il sole, il mare, le bellezze (16%), o l’albergatore (15%).

Fonte:Tgcom.it
Foto: www.flickr.com/photos/mashafeeg/2104511179/

Tutelarsi per il futuro è un modo per vivere meglio. Il testamento biologico.

Cosa è il testamento biologico?
E' un documento, sottoscritto da una persona senza compromissioni cognitive e in presenza di testimoni, per garantire il rispetto della propria volonta' in materia di trattamento medico (somministrazione di farmaci, sostentamento vitale, rianimazione, etc.) anche qualora non si fosse più in grado di comunicarla. Benché la legge italiana non riconosca la validità dei testamenti biologici, si sono verificati casi in cui il magistrato ha deliberato che dovessero essere rispettate le volontà espresse da una persona quando ancora era in grado di decidere per la propria vita.

Cosa bisogna fare e come?
Diverse associazioni hanno elaborato un proprio modello di testamento biologico: citiamo, tra le più autorevoli, la Biocard promossa dalla Consulta di Bioetica e lo schema di testamento biologico diffuso dall’associazione Libera Uscita. Il modulo elaborato dalla Fondazione Veronesi ha ricevuto il 28 aprile 2006 l’approvazione del Consiglio Nazionale Forense.
Il Consiglio Nazionale del Notariato, con delibera del 23/6/2006 ha dato indicazioni alla categoria per la ricezione di testamenti biologici, ha attivato a spese proprie un Registro per la conservazione dei testamenti biologici e ha dato incarico ai Consigli Distrettuali di predisporre elenchi di notai disponibili a riceverli. Rispetto ai moduli fai-da-te, i testamenti biologici sottoscritti davanti al notaio hanno il valore aggiunto della certezza della provenienza certificata. Ogni cittadino può dunque telefonare al Consiglio Notarile della propria città per sapere quali sono i notai disponibili, e sceglierne uno.

Per ulteriori informazioni, cliccare qui.
Per scaricare il volume integrale sul testamento biologico della Fondazione Umberto Veronesi, cliccare qui.
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