La relatività, spiegata da Einstein.

Nella vita (e non solo), tutto è relativo.
Prendi un ultracentenario che rompe uno specchio:
sarà ben lieto di sapere che ha
ancora sette anni di disgrazie.

Albert Einstein

Non chiamateci vecchi.

7.580.745 milioni di ore di volontariato nel corso del 2007; 273.000 iscritti, quasi 40.000 volontari (il 45% è costituito da donne), 1500 sedi in tutta Italia. Un numero di persone assistite più che raddoppiato negli ultimi due anni. Nel corso del 2007 quasi 363.000 persone hanno usufruito dei servizi di aiuto del Filo d’Argento – il servizio di telefonia sociale dell’Auser dotato dal 2002 di un Numero Verde Nazionale - Erano 156.000 nel 2005. Sono numeri che fanno di Auser RisorsAnziani, nata vent’anni fa, la più rappresentativa associazione italiana di anziani volontari.

I prossimi 3, 4 e 5 dicembre l’Auser terrà a Viareggio il suo VII Congresso Nazionale, con la partecipazione di 350 delegati da tutta Italia in rappresentanza dei 273.000 iscritti. L’Auser è un’associazione sempre più chiamata a confrontarsi con problemi e bisogni crescenti degli anziani, con una difficilissima situazione economica e sociale del Paese, con un sistema di welfare soggetto a profondi cambiamenti, meno di cittadinanza e più compassionevole, scaricato sulle spalle del terzo settore e delle famiglie.

L’Auser giunge a questo VII Congresso Nazionale fortemente impegnata a promuovere una diversa idea della vecchiaia, a sfatare luoghi comuni ancora fortemente radicati. La sfida dell’Auser è una vera e propria battaglia culturale a favore di cittadini invisibili perché non più produttivi. L’estesa fascia demografica che va dai 60 agli 80 anni non chiede solo politiche volte all’assistenza ma il riconoscimento ad una prospettiva di bene-essere, di bene stare. La politica e l’economia continuano a vedere, invece, questi cittadini solo in termini di costi economici e sociali. Bisogna rovesciare tale impostazione che affronta la questione solo in termini di emergenza e non si misura con il diritto ad un progetto di vita, personale e civilmente riconosciuto, di oltre il 22% della popolazione italiana.
All’idea degli anziani come costo si associa una rappresentazione culturale della condizione degli anziani intristita e superficiale: in realtà non siamo in presenza di una galassia indistinta ma di persone a cui corrispondono problematiche diverse, in relazione alla diversa condizione di salute, di reddito, di istruzione, di integrazione relazionale o di solitudine. Siamo in presenza di diversi mondi vitali che possono alimentare il capitale sociale del Paese. Invecchiare bene non è solo un fatto di salute, ma è anche disponibilità al cambiamento, apertura al nuovo, esercizio di autonomia progettuale e di speranza.

Per leggere l'articolo integrale (pubblicato da "volontariatooggi"), cliccare qui.

Dedicato al figlio che si cela dentro ogni nonno. E al nonno che attende dentro ogni padre.

Se riesci a mantenere la calma quando tutti
intorno a te la stanno perdendo, e te ne fanno una colpa;
Se sai aver fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te
tenendo però nel giusto conto i loro dubbi;
Se sai aspettare senza stancarti di aspettare,
o essendo calunniato non rispondere con calunnie,
o essendo odiato, non dare spazio all'odio,
senza tuttavia sembrare troppo buono
nè parlare troppo saggio;

Se sai sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se riesci a pensare senza fare dei pensieri il tuo fine;
"Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
e trattare questi due impostori allo stesso modo;
Se riesci a sopportare di sentire la verità che tu hai detto
distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per ingenui;
o vedere le cose, per le quali hai dedicato la vita, distrutte,
e umiliarti a ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori;


Se sai fare un'unica pila delle tue vittorie,
e rischiarla in un sol colpo a testa o croce,
e perdere, e ricominciare di nuovo dall'inizio
senza mai lasciarti sfuggire una parola su quello che hai perso;
Se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi
a sorreggerti anche dopo molto tempo che non te li senti più,
e così resistere quando in te non c'è più nulla
tranne la Volontà che dice loro: "Resistete!";


Se sai parlare con i disonesti senza perdere la tua onestà,
o passeggiare con i re senza perdere il comportamento normale;
Se non possono ferirti nè i nemici nè gli amici troppo premurosi;
Se per te contano tutti gli uomini, ma nessuno troppo;
Se riesci a riempire l'inesorabile minuto
dando valore a ogni istante che passa;

tua è la Terra e tutto ciò che vi è in essa,
e - quel che più conta - tu sarai un Uomo, figlio mio!

"Se", di Rudyard Kipling

Come si diventa dei grandi vecchi?

"Adottando uno stile di vita corretto", dice la dottoressa Alessandra Graziottin, specialista in ginecologia-ostetricia e oncologia, psicoterapeuta in sessuologia e direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica del San Raffaele Resnati di Milano.

Come fare per invecchiare nel modo migliore possibile? Come diventare dei grandi vecchi? Adottando uno stile di vita che ci consenta di vivere bene. “L’obiettivo – dice la dottoressa – è quello di porsi non tanto un’aspettativa di vita quanto un’aspettativa di salute, cercando di mantenere il più a lungo possibile la lucidità mentale, l’autonomia di movimento, l’integrità della competenza sfinterica, e prevenendo i tumori. Rita Levi Montalcini rappresenta un modello di invecchiamento straordinario”.

Per ottenere questi risultati ci vuole un impegno individuale, familiare e sociale, che deve iniziare da quando siamo piccini. C’è un primo principio da rispettare, il principio di responsabilità, per il quale si deve educare a rispondere di sé e delle proprie azioni. Al principio di responsabilità, si affianca il principio di realtà: “Non siamo onnipotenti, ci sono dei limiti. Non si può avere tutto e subito ma si possono conquistare piccole felicità quotidiane con le nostre forze. Negoziare l’attesa è essenziale”.

Per essere dei grandi vecchi occorre, inoltre, fare sport, o movimento fisico. Sempre. “Siamo animali, esistiamo nel movimento – dice Graziottin – le nostri emozioni più forti si esprimono a livello motorio, sia le emozioni appetitive, del desiderio (per il cibo, sessuale o esistenziale), sia la tensione che, se accumulata in eccesso, porta all’iperattività. Un eccesso di stress o tensione non liberata nel movimento fisico, provoca un aumento di adrenalina e di cortisolo, causa di ipertensione e di abbassamento delle difese immunitarie”.

C’è un altro tipo di emozione sulla quale bisogna soffermarsi, quella fornita dalla lettura, dal dialogo e dall’ascolto. “Leggere significa regalarsi un tempo di qualità. La cultura è fondamentale per allenare l’intelligenza, la curiosità ed evitare la solitudine” spiega Alessandra Graziottin.
“Nel momento in cui tutti questi fattori vengono presi in considerazione si raggiunge un equilibrio affettivo che porta anche ad avere un rapporto sano e funzionale con il cibo: mangiamo perchè abbiamo fame e non per compensare qualcosa che ci manca. Il cibo può essere un surrogato come lo sono le droghe e l’alcol - dice la dottoressa. – Adottando uno stile di vita corretto diminuiranno anche i disturbi d’ansia”.

Altro ingrediente da non sottovalutare per invecchiare al meglio è il sonno. “Assistiamo ad un allungamento progressivo delle ore di lavoro. Oggi dormiamo un’ora in meno rispetto a un secolo fa - precisa la dottoressa. – Il prezzo in salute è pesantissimo”. La riduzione delle ore di recupero, infatti, porta tensione, irritabilità, aggressività, stanchezza, depressione e sindrome premestruale da paura. Oltretutto, è il sonno che regola il rapporto con il cibo: quando dormiamo poco aumenta l’appetito per i cibi grassi e per gli zuccheri. Afferma Alessandra Graziotti: “Il sonno è un alleato della nostra salute ed è un grande custode della nostra memoria e della nostra identità. Ridurre il sonno significa anche ridurre le fasi di sonno con sogni. Per proteggere la memoria bisogna proteggere il sonno”. Seppur nemmeno lei vi riesca, l’ideale, dichiara la professoressa, è dormire otto ore per notte. “Dormire non è un lusso né una perdita di tempo. E’ conquistare la qualità di vita”.

Dulcis in fundo: per uno stile di vita sano è necessario il divertimento. “E’ innato in noi il piacere del ritmo e della musica – conclude Alessandra Graziottin. - Ballare, cantare o suonare uno strumento ci aiuta a vivere meglio. A tutte le età”.

Articolo a firma di Cinzia Agrizzi, riportato (in sintesi e con modifiche) da www.oggitreviso.it.

Arriva il freddo. Ecco come difendersi.

L'inverno è alle porte e le temperature iniziano ad abbassarsi. Per questo motivo è bene prendere piccole precauzioni per evitare raffreddore, tosse, febbre e altri malanni di stagione. L'alimentazione, troppe volte sottovalutata, può giocare un ruolo importante: deve essere equilibrata, con un consumo quotidiano di frutta, verdura e legumi di stagione. E' poi importante bere molta l'acqua e mangiare la giusta quantità di carne e pesce: questi alimenti, infatti, garantiscono il giusto apporto di proteine, che ci forniscono calore ed energia. Il raffreddore, ad esempio, può essere tenuto a bada con l'assunzione, una o due volte al giorno, di una spremuta di agrumi ricca di vitamina C, addolcita con un cucchiaio di miele che calma le irritazioni della gola.

Fonte e approfondimenti: www.intrage.it

Splendide sessantenni!


Questo articolo, a firma di Fiamma Nirenstein, è stato pubblicato da Il Giornale (17/x).

Questo articolo è dedicato agli uomini e alle donne che hanno 50 o anche 60 anni e che si sentono assediati o imbarazzati dal corrente atteggiamento verso la donna sopra i cinquanta. La quale peraltro in genere è oggi piena di vita, attraente, sexy come mai nella storia; a scrivere mi spinge il film con Meryl Streep Mamma mia, di cui certo non mi saprei occupare professionalmente.

Mamma mia è suggestivo e influente come i grandi musical, come Hair, Cats, Jesus Christ Superstar, Cabaret; vederlo al cinema è un incanto per la bravura degli attori nella recitazione e nell’imperfezione della performance nelle supercanzoni degli Abba. Il film è un’americanata, troppo lieve, colorato e allegro per essere significativo? Ma per favore: l’America dello spettacolo leggero, con la musica e le trame apparentemente semplici, è madre di una complessità iconografica e psicologica (basta pensare ai volumi scritti su Via col vento) che l’Europa ha molta difficoltà, saccente com’è, a riconoscere.

Mamma mia è un film che va contro corrente su cose serie. Prima le osservazioni più semplici e poi, con cautela, le spine. Sullo sfondo caricato di ironica grecità troppo azzurra e verde, dell’Isola di Kalocairi, corre veloce ma senza ritmi ossessivi la storia di Donna Sheridan, matura e bellissima «ragazza madre», e di sua figlia Amanda (Sophie Sheridan), giovane promessa sposa che cerca di scoprire, invitandoli tutti alle sue nozze, chi sia suo padre fra tre possibili candidati. Il film salta, balla, canta, è pieno di stunt e di giravolte pericolose. I personaggi, disegnati sempre sorridendo, sono stabili e responsabili e non per questo meno bizzarri: le due amiche di Donna, la lunga e secca Tanya, maniaca delle creme di bellezza, la cicciotta Rosie, che dell’aspetto fisico se ne frega; i tre maschi pigri rispetto ai sentimenti, confusi sul passato e sul presente, rispettabili nella ricerca simbolica del ruolo paterno; i giovani, a partire dai promessi sposi ventenni, non sono trascinati nel sesso, nella droga, nella violenza, nel fumo del niente... vivono la libertà senza ideologismi e stando un po’ in pena.

Il sesso è il grande dilemma, il tema rivelatore del secolo. Lo sanno bene i figli dei fiori, liberati, divorziati, spontanei, soprattutto confusi. Donna, ohibò, è stata con tre ragazzi all’epoca dei figli dei fiori in un giro di tempo molto breve, come accadeva. Ma nel film, attenzione, l’allusione al sesso è pudica. Il sesso c’è, è nei ricordi, è nella vita, è una cosa naturale, viene lodato, fa ridere, fa piangere, ma non viene raffigurato come un idolo. Donna e la memoria vivente della rivoluzione sessuale non a caso è Meryl Streep, attrice femminista per eccellenza.

E veniamo al punto che è qui ultimo ma solo perché per arrivarci dobbiamo respirare profondamente: Meryl Streep, nata nel New Jersey nel ’49, ha 60 anni, e le sue amiche, nel film, forse qualcuno di più. Ma i protagonisti maschi, anche loro molto attraenti e vitali, infilati nel film in una torma di fanciulle ventenni, sono innamorati o implicati sentimentalmente solo con le loro coetanee. Sam (Pierce Brosman) sposa Donna, Bill si accompagna con Rosie. I due non guardano le ragazze se non con occhio paterno e affettuoso.

Ma oggi viviamo, lo voglio dire brutalmente, un periodo in cui molte mogli e compagne cinquantenni e sessantenni vengono abbandonate, o trascurate, o guardate con commiserante condiscendenza mentre il maschio in età avanzata trasporta la sua attenzione, i suoi commenti, a volte la sua intera vita, verso giovani donne. Il fenomeno è di massa, riconosciamolo, ed è la più crudele fra le molte reazioni al femminismo. È una rivoluzione che il cinquanta-sessantenne si volga avidamente, a livelli diversi, verso le ragazzine. La letteratura riporta una così aperta attitudine solo in società in cui le donne siano costrette a accettare delle prepotenze, le giovani nella tradizione classica si concedono ai vecchi solo quando sono obbligate. Nella vita democratica il rapporto d’amore è consegnato alla pluralità dei motivi di un rapporto, come tutto in democrazia: la consuetudine, il rispetto, l’interesse comune e oggi, per fortuna, anche la crescente capacità della donna di essere fantastica e attraente per sempre, come Meryl Streep dovrebbero dettare l’agenda. Attenzione, non parlo di un piccolo fenomeno: l’esperienza dice che la ferita, l’offesa per questa inaspettata svolta, per questo comportamento inaccettabile che un tempo era degli imperatori e dei don Rodrigo (e le famiglie nascondevano le figlie) oltraggia le donne oltremisura. Una seconda ondata di femminismo potrebbe partire da qui, mamma mia!
Fonte: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=298689&START=1&2col=

Elogio all'imperfezione.

Questo articolo, a firma di Bettina Rheims (una fotografa straordinaria, che ha immortalato la bellezza di donne bellissime, vip e non, degli ultimi trent'anni) è pubblicato sullo speciale bellezza del Corriere della Sera).

Aveva poco meno di vent’anni, Monica Bellucci, quando la incontrai per la prima volta. Non era ancora famosa, faceva la modella e la sua carriera di attrice era all’inizio. Mi colpì molto. La sua non era semplice bellezza, era qualcosa di più: Monica era (ed è tuttora) una donna generosa, aperta agli altri. Credo che la bellezza sia questo: vivere al di fuori di se stessi, entrare in comunicazione con l’altro da sé, avere la capacità di darsi. È solo così che un bel volto smette di essere solo un bel volto e diventa qualcosa di universale.

Nella mia lunga carriera di artista ho fotografato centinaia di donne. La bellezza femminile ancora oggi mi incuriosisce proprio per la sua complessità. E ad attrarmi è soprattutto l’imperfezione: è la «mancanza» che ci attira. È la lacuna che ci richiama a sé, lasciando il vuoto necessario affinché entri «l’altro». La bellezza, per esistere, ha bisogno di fantasia. Perciò, a distanza di secoli, la Gioconda continua a far impazzire il mondo. Ecco perché, secondo me, oggi possiamo considerare Kate Moss come massima espressione della bellezza. È una bellezza imperfetta perché viviamo in un mondo imperfetto. O, meglio, difficile: non è facile oggi per i giovani vivere, lavorare, amare. E la bellezza diafana e fragile di questa donna rappresenta il mondo attuale. La fragilità e la complessità: Kate impersona le contraddizioni di cui tutti, oggi, siamo intimamente consapevoli. Trent’anni fa avevamo Catherine Deneuve: elegante, sofisticata, emblema di un mondo più accomodante per i giovani capaci e di belle speranze.

Ma le icone cambiano, i simboli si adeguano. Ci sono donne che riescono ad invecchiare senza risentimento e restano belle per tutta la vita. Altre che, invece, si vedono sfiorire, consumate dalle disillusioni. Credo che amare la vita, continuare ad avere fiducia, ci mantenga belli. L’ambizione a rimanere sempre giovani non ci preserva, anzi, ci erode. Ci sono donne che vivono stagioni di massimo splendore. Ricordo che incontrai Sharon Stone all’epoca di Basic Istinct e, con la consumata esperienza di chi ha fatto della bellezza una professione, posso dire che lei è stata (in quel momento) la donna più bella che io avessi mai visto. Sharon splendeva, letteralmente. Riluceva di un calore impercettibile, che non è solo fascino: è consapevolezza, è intelligenza. È il saper cogliere il momento: in ognuna di noi ci sono delle stagioni propizie. Riconoscerle è un’arte.

Fonte: www.corriere.it/cronache/08_novembre_03/

Un italiano su due vuole mollare tutto e fuggire... ma non da solo

Il 50% degli italiani vuole "mollare tutto" e fuggire via, lontano dall’Italia, per inseguire i propri sogni. E in testa alla classifica dei desideri c’è la voglia di trasformarsi in scrittore o esploratore, viaggiare in luoghi da mito, meglio se lontano dallo strapotere della tecnologia. Basta insomma con le code in automobile, con i negozi sovraffollati, con la perpetua fretta per non arrivare in ritardo in ufficio e con i viaggi su autobus e metropolitane stipati come sardine. Insomma, meglio stare alla larga dall’Italia, in un luogo più tranquillo e a misura d’uomo, magari a contatto con la natura, in primo luogo con il sole e il mare.

E' questa a fotografia dei nostri connazionali, scattata da una ricerca condotta su 560 lavoratori italiani di ambo i sessi, di età, tra i 25 e i 64 anni, condotta del canale satellitare "Marcopolo".

Gli Italiani, insomma, vorrebbero cambiare vita. La delusione e l’insoddisfazione non riguardano però tutti gli aspetti dell’esistenza: gli italiani non puntano a una fuga solitaria: solo il 4% è disposto a tagliare i ponti con tutto e a partire da solo. Il 55% vorrebbe avere con sé la propria famiglia (non solo il partner, ma anche genitori, fratelli o figli), mentre il 6% è pronto a portare con sé il proprio animale da compagnia. La famiglia, quindi, si conferma oasi di pace e di serenità, da non abbandonare mai, ma anzi da curare con attenzione per garantirle una vita migliore. Tra le mete preferite per questa fuga verso una nuova esistenza sono in pole position i luoghi esotici e i paradisi tropicali.

E oltre ad essere lontani da tutto, gli Italiani vorrebbero inseguire i loro sogni: il 25% vorrebbe trasformarsi in scrittore, o in esploratore (14%), ma c’è anche chi preferisce attività più prosaiche come la ristorazione (21%), il bagnino, per stare sempre in contatto con il sole, il mare, le bellezze (16%), o l’albergatore (15%).

Fonte:Tgcom.it
Foto: www.flickr.com/photos/mashafeeg/2104511179/

Tutelarsi per il futuro è un modo per vivere meglio. Il testamento biologico.

Cosa è il testamento biologico?
E' un documento, sottoscritto da una persona senza compromissioni cognitive e in presenza di testimoni, per garantire il rispetto della propria volonta' in materia di trattamento medico (somministrazione di farmaci, sostentamento vitale, rianimazione, etc.) anche qualora non si fosse più in grado di comunicarla. Benché la legge italiana non riconosca la validità dei testamenti biologici, si sono verificati casi in cui il magistrato ha deliberato che dovessero essere rispettate le volontà espresse da una persona quando ancora era in grado di decidere per la propria vita.

Cosa bisogna fare e come?
Diverse associazioni hanno elaborato un proprio modello di testamento biologico: citiamo, tra le più autorevoli, la Biocard promossa dalla Consulta di Bioetica e lo schema di testamento biologico diffuso dall’associazione Libera Uscita. Il modulo elaborato dalla Fondazione Veronesi ha ricevuto il 28 aprile 2006 l’approvazione del Consiglio Nazionale Forense.
Il Consiglio Nazionale del Notariato, con delibera del 23/6/2006 ha dato indicazioni alla categoria per la ricezione di testamenti biologici, ha attivato a spese proprie un Registro per la conservazione dei testamenti biologici e ha dato incarico ai Consigli Distrettuali di predisporre elenchi di notai disponibili a riceverli. Rispetto ai moduli fai-da-te, i testamenti biologici sottoscritti davanti al notaio hanno il valore aggiunto della certezza della provenienza certificata. Ogni cittadino può dunque telefonare al Consiglio Notarile della propria città per sapere quali sono i notai disponibili, e sceglierne uno.

Per ulteriori informazioni, cliccare qui.
Per scaricare il volume integrale sul testamento biologico della Fondazione Umberto Veronesi, cliccare qui.
Per scaricare il modulo, cliccare qui.

Il tempo non fa paura: ecco come invecchiare bene

«Ottanta, novanta, cento... non voglio raggiungere l’eternità attraverso le mie opere, voglio raggiungerla non morendo». Saggio di un Woody Allen, che ha saputo riassumere così bene il sogno di tutti noi. Sogno che si sta avvicinando sempre più, se è vero che l’aspettativa di vita per chi nasce oggi, suggerisce la scienza, è di 103 anni; 120 secondo quanto scritto nel nostro Dna. La strada per rallentare, e casomai invertire, i processi di invecchiamento è aperta. Complice la ricerca. Ma molto possiamo già fare noi: basta dare una mano ai geni. La longevità è un viaggio dove conta come pensiamo, ci nutriamo, reagiamo allo stress, affrontiamo il lavoro, investiamo nella vita affettiva, nella spiritualità. Piaccia o no, dicono ricercatori americani, è un progetto lungo quanto la vita.

L'importanza di tenere le cellule lontane dalla malattie degenerative

Per chi vuole ripercorrere le orme di personaggi come i Nobel Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini o come Umberto Veronesi, «esempi di entusiasmo e vitalità», lo strumento è la disciplina anti-aging (letteralmente anti-invecchiamento): si tratta di mantenere il più a lungo possibile la giovinezza delle nostre cellule per evitare e prevenire le malattie degenerative dell’invecchiamento. Come? Grazie a cibi «funzionali» arricchiti di acidi grassi Omega 3, vitamine, probiotici, sostanze come il licopene dei pomodori, il resveratrolo del vino rosso, la curcuma. Indicazioni valide per tutti, anche se la moderna medicina anti-aging punta più in là, ovvero ad usare il profilo genetico di ciascuno per ricavarne consigli personalizzati. Magari partendo da un esame del sangue.

La florabatterica intestinale va tenuta in perfetto ordine
Ma quali sono le armi che abbiamo più a portata di mano per «spostare indietro le lancette dell’orologio biologico» allungando il periodo che gli americani definiscono di «healthy longevity», ovvero «longevità in salute»? L’organo dove tutto si decide - spiegano gli esperti - è l’intestino. Uno dei primi ad accorgersi del nesso tra flora batterica e longevità fu il biologo russo Elia Metchnikoff. Già nel 1907, nei suoi studi condotti all’Università di Messina, capì che i bulgari arrivavano ai 90 anni, superando spesso i 100, proprio perché mangiavano tanto yogurt. E all’inizio del 2000 la ricerca gli ha dato ragione: si è infatti scoperto che la flora batterica dell’anziano cambia, arricchendosi di alcuni microbi, ma impoverendosi di utilissimi bifidobatteri.

Gli alimenti che aiutano: dallo yogurt al tè verde per arrivare al vino rosso
A partire dallo yogurt, che non deve mai mancare nella dieta, la vita si allunga a tavola. I ricercatori dell’Istituto di Scienze neurologiche del Cnr di Catania, in collaborazione con il Rockefeller Neuroscience Institute di Washington, hanno per esempio individuato un efficace «scudo» anti-Alzheimer e Parkinson nel pigmento (curcumino) che colora di giallo il curry indiano. Confermato dagli studi anche il famoso «paradosso francese»: un consumo moderato di alcolici, specie di vino rosso, protegge infatti cuore e arterie grazie agli anti-ossidanti che contiene. E poi c’è il tè verde: vista l’alta concentrazione di flavonoidi, sono sufficienti due tazze al giorno per ridurre il rischio di aterosclerosi, questo grazie al fatto che il tè verde ostacola il deposito di colesterolo. Anche i radicali liberi, causa dell’invecchiamento dell’organismo e soprattutto della pelle, possono essere combattuti attraverso le sostanze antiossidanti contenute nella bevanda.

Altra regola: non rinunciare mai al movimento
Se il cibo ci cura, altrettanto fa il movimento. E nonostante i venti di recessione, la buona notizia è che gli italiani e le italiane alla bellezza e alla salute non rinunciano. Fitness, beauty farm, e terme, in altre parole lo stare in forma, non conoscono per ora grande crisi, e anzi, quando manca la sicurezza sul futuro sembra che aumenti l’esigenza fisiologica di prendersi cura della propria persona. Lo stesso vale per la palestra, dove le iscrizioni ai corsi di Pilates e spinning, ad esempio, non hanno subito particolari flessioni. Insomma, quando il futuro è incerto, vale coccolarsi di più. E un pezzetto di cioccolato nero può far miracoli.

Riportato integralmente da: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/Benessere/grubrica.asp?ID_blog=26&ID_articolo=413&ID_sezione=33&sezione=Salute (a firma Claudia Ferrero)

Capitano, mio capitano.

In ogni uomo si nasconde un bambino dai cinque agli otto anni, l'età delle ingenuità morenti.
E' questo bambino nascosto che bisogna vedere con gli occhi della mente in quell'uomo che incute timore, un tipo rude, sopracciglia folte, baffo spesso e sguardo greve - un Capitano.
Anche lui ha dentro di sé, appena sotto la superficie, il ragazzino tontolone o discolo, che l'età ha trasformato in questo mostro, in questo potente.

Fonte: Paul Valéry, Cattivi Pensieri, Adelphi
Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/jcsuperstar60/2569634355/)

Com'è difficile essere se stessi...

Principio di similitudine.

Il più bello tra gli angeli volle farsi simile a Dio.
Gli uomini hanno voluto farsi simili agli Dei.
Dio si è fatto uomo.
Consiglia agli uomini di farsi simili ai bambini.
Così, nessuno sfugge all'imitazione.

Paul Valéry, Cattivi pensieri, Adelphi

Godiamoci la vita, adesso!

I nuovi vecchi sono appena nati. In Inghilterra li chiamano senior citizen, e non è una parola pietosa ma una nuova per una classe emergente, antropologicamente innovativa, molto numerosa ma poco visibile. In Italia Giampaolo Fabris, nell´ultimo saggio Franco Angeli ´Il nuovo consumatore verso il post moderno´, li descrive così: "La popolazione over 65 è la realtà emergente, frammentata in due categorie: i ´non vecchi´ e i ´vecchi attivi´. Moderni sotto tutti i punti di vista, hanno interessi e desideri, non vivono col culto del risparmio degli anziani veri, anzi vogliono, come indennizzo dei sacrifici compiuti, godersi la vita".
Le coppie di ´nuovi vecchi´ in America, quando hanno un ottimo reddito e una buona istruzione, li chiamano ´woff´ (well-old older folks); ma se i senior non sono più anziani e anche Ciampi ci pare un distinto signore e non un vecchietto, è anche perché, tempra di presidente a parte, tutta la società è diventata più giovane, all´insegna del ´vietato invecchiare´. "Oggi l´età non conta più molto, la popolazione viene censita in base al profilo psicologico, ai comportamenti, a quanti giornali si leggono, cosa si compra, quando si va in vacanza. Più che l´età, e anche più del reddito, contano gli stili di vita", spiega Annamaria Testa, memoria storica della pubblicità italiana. I desideri non hanno età, ma i numeri parlano chiaro: il mondo invecchia, ma la politica se ne infischia e non sempre il mercato se ne accorge. Eppure, incastrata tra il tasso demografico e quello pensionistico, la generazione dei baby boomers - i nati nel secondo dopoguerra, che tra tre anni supereranno i 65 anni senza intenzione di pensionarsi - potrebbe rivelarsi presto il più ghiotto segmento di mercato delle società ad alto consumo. Quello che per la Comunità Europea alle prese con i conti pensionistici è un problema, per il mercato è insomma un´opportunità tutta da cogliere. E la ragione è la medesima: "I baby boomers sono tanti", spiega Domenico Repetto, ricercatore dell´Eurispes. "Pasolini la chiamava ´la generazione eccedente´, quella nata con lo scoppio della pace e infoltita dall´eccesso di matrimoni e dalla scoperta degli antibiotici". Rovescio della medaglia: per tutti questi ´giovani per sempre´ il momento della pensione continua ad allontanarsi. "E un conto è convincerli che sono ancora così giovani da andare in vacanza alle Maldive, un altro costringerli a continuare lavorare dopo 35 anni di contributi", commenta Repetto.
In Europa, dove l´urto di questa carica di pensionati è stato previsto, i governi sponsorizzano programmi di riconversione dei saperi, di aggiornamento professionale, organizzazione di una socialità attiva, crociere ma anche impegno sociale, per chi non vuole, e non deve, invecchiare.
Ma le società si comportano in modo contraddittorio nei confronti degli ex cinquantenni, ora splendidi sessantenni, presto arzilli settantenni. Nonostante continuino a desiderare e a consumare, non sono ancora una priorità per l´industria. Si interroga la consulente Joanna L. Krotz, nell´ultimo numero di Bcentral: ´I boomers hanno perso marketing sex appeal?´. Eppure i numeri ci sono: negli Usa, per esempio, gli americani senior sono oltre 76 milioni, e addirittura il numero dei centenari nel mondo è raddoppiato negli ultimi dieci anni. Una rivoluzione sociale, una massa critica socialmente ed economicamente attiva. Che può spendere, e lo fa, con ritrovato edonismo. Che compra viaggi, libri, golf di cachemire, servizi finanziari, regali per i figli. A dispetto del fatto che i responsabili marketing sono ancora presi dalla sindrome ´cool & young´ e concentrano tutti i loro sforzi (prodotti ma anche comunicazione), sui segmenti più giovani. "È vero", commenta Assunta Squitieri, pubblicitaria della McCann, "si è portati a credere che una persona di sessanta anni abbia già esaurito la sua capacità di spesa ma soprattutto di scelta. Vale a dire che abbia già costruito la sua identità, come la sua vita: perciò ha certamente bisogno di meno cose. Ma non è detto che non sia curioso di cambiare. Sean Connery è in fondo un anziano ragazzino, però lo hanno chiamato come testimonial di una società di investimenti".
Gli splendidi sessantenni hanno il piacere di spendere e sperimentare. Internet, la più giovanilistica e complicata delle rivoluzioni, ne è un esempio: in America oltre l´80 per cento delle persone che navigano ha più di cinquanta anni. Certo, naviga più lentamente e su Google cerca più spesso notizie mediche che software da acquistare; previsioni meteo piuttosto che mp3: però compra viaggi, segue le breaking news e per oltre il 55 per cento usa la posta elettronica con la stessa passione, se non frequenza, dei ragazzi. Lo sa bene la AB Group, francese, che ha lanciato una televisione over 50: molta nostalgia, molti viaggi e tanta informazione non ansiogena. Colonna sonora? Naturalmente i Beatles.

Da L'Espresso, "Godiamoci la vita, adesso" di Carlotta Mismetti Capua
Foto: courtesy of flickr (www.flickr.com/photos/smichaels/2867496580/in/pool-541480@N24)

Forza, non dimentichiamo che c'è ancora tanto da fare!



Si tratta di uno spot pubblicitario realizzato da www.citymeals.org, un'associazione no-profit di New York che si occupa di assicurare cibo e riparo agli anziani indigenti.
Il testo, per chi non parla inglese, è questo:

"Ci sono 86.400 secondi nella sua giornata.
Questi sono solo 30 di quelli.
Aiuta citymeal-on-wheels a far sì che gli anziani
indigenti di New York non siano lasciati
senza cibo e soli"

La forza di carattere.

L’invecchiamento è diventato la paura maggiore di tutta una generazione. Ciò che noi temiamo individualmente la società lo predice demograficamente. Somme immense vengono spese per estirpare le cause dell’invecchiamento e per ritardarne l’arrivo. Ciò nonostante, la vecchiaia avanza con il passo regolare della statistica. I prossimi decenni saranno sempre più dominati dalla popolazione anziana. Non sappiamo se il ventunesimo secolo sarà rinverdito o meno dalla consapevolezza ecologica, ma di sicuro sarà ingrigito da una popolazione sempre più vecchia. Le nazioni sviluppate stanno invecchiando rapidissimamente; alcune, con l’estendersi della longevità, non riescono neppure a compensare le morti con le nascite. L’imperitura lotta di classe tra ricchi e poveri diventerà, nel nuovo secolo, una lotta tra Vecchi e Giovani.

Nel suo stupendo libro, America the Wise, Theodore Roszak attende con gioia il trionfo dei vecchi. Il semplice fatto che siano così numerosi potrebbe rivoluzionare la società, aiutandola a passare dal nostro predatorio capitalismo e dallo sfruttamento ambientale a quella che Roszak definisce “la sopravvivenza del più mite”. La sempre crescente percentuale di anziani nella popolazione fa pendere la bilancia in favore di valori che, secondo Roszak, stanno a cuore agli anziani: l’alleviamento delle sofferenze, la nonviolenza, la giustizia, l’accudimento e la conservazione della salute e della bellezza del pianeta”.

Ciascuno di noi può contribuire a promuovere la visione di Roszak: innanzitutto esorcizzando l’idea morbosa di vecchiaia che mantiene i cittadini anziani paralizzati nella depressione, immeschiniti dalla rabbia e alienati dalla loro vocazione di antenati; in secondo luogo, ripristinando l’idea di carattere, che rafforza la fede nell’unicità dell’individuo come forza strumentale capace di influire su ciò che ciascuno apporta al pianeta.

L’indagine approfondita del carattere che possiamo condurre invecchiando ci porta in una terra inesplorata. Le mappe correnti della vecchiaia, che non tengono conto del carattere, sono piene di dati oggettivi ma piatte, senza vette di ispirazione e profondità di anima; mentre gli scritti sul carattere si presentano non tanto come guide alle miniere e alle sorgenti della natura umana, quanto come manuali per educare, e reprimere,i giovani. Benché i moralisti cerchino di cooptarne l’idea nei loro programmi, prima che morale la forza del carattere è naturale. Prima di essere sottoposto alla disciplina morale, il carattere va indagato come idea.


Da: James Hillman, La forza del carattere, Adelphi, 2000.
Foto: courtesy of Flickr (mano: http://www.flickr.com/photos/dlsimages/2252098845/; nonna Potter: http://www.flickr.com/photos/blackwize/2073983350/

A proposito di cattivi momenti...


I cattivi momenti sono fatti per apprendere certe cose che gli altri momenti non mostrano.

Cattivi, in senso assoluto e oggettivo, sono i momenti in cui non vi è nulla da afferrare, in cui non è possibile afferrare niente che si possa portare con sé nel cielo della mente.

...Di questi momenti, alcuni passano per buoni agli occhi della gente comune.


Paul Valéry, Cattivi pensieri, Adelphi, 2006
Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/nickyseyeview/2443363629/)

Ottant'anni e non sentirseli (e non mostrarli)


Ottant’anni e non sentirseli. Avete capito bene: Ray Moon, il signore tutto bicipiti e olio abbronzante al centro della foto, tra poco spegnerà le sue “prime” 80 candeline.
Ma questo non gli ha impedito di partecipare ai campionati di bodybuilding di Melbourne (in Australia), dove ha stravinto nella categoria “over 60”.
Di certo non è un tipo che si arrende facilmente: prima di iniziare il faticoso allenamento – cinque giorni di palestra alla settimana e una dieta iperproteica – che l’ha portato alla vittoria, Ray ne ha passate di tutti i colori. La poliomelite, un intervento a cuore aperto, problemi alla prostata e persino un tracollo finanziario.
Ma a vederlo mentre mostra i muscoli, si direbbe si sia ripreso perfettamente!

Foto e articoli riportati da www.focus.it, 6 ottobre 2008

Ruolo e destino.

All the world is a stage
And all the men and women the players on it.
(Shakespeare, As you like it)

Giustissimo! Ciascuno, indipendentemente da chi è realmente e in sé, deve recitare un ruolo che il destino gli ha assegnato dall'esterno, stabilendone il ceto, l'educazione e le condizioni di vita. L'applicazione pratica più ovvia di ciò mi sembra essere questa: nella vita, come sulla scena, bisogna distinguere l'attore dal suo ruolo, dunque l'uomo come tale da ciò che rappresenta, cioè dalla parte che il suo ceto e le sue condizioni di vita gli hanno assegnato. Ora, come spesso il peggiore attore fa la parte del re e il migliore quella del mendicante, così può accadere nella vita, e anche qui è sintomo di rozzezza scambiare l'attore con il suo ruolo.

Schopenhauer, L'arte di invecchiare, Adelphi

Come superare i 90 anni in bellezza.

Non rinunciare a vivere, perché il futuro è nelle nostre mani; fare attività fisica, almeno un chilometro al giorno, e tenere la mente in esercizio, leggendo libri e giornali; conservare le amicizie e farne di nuove; uscire di casa due o più volte al giorno e mangiare sempre sano. Ma soprattutto, non fumare, fare affidamento su un bravo dottore e accettare con serietà e intelligenza il mondo che cambia. Sono i dieci piccoli consigli per invecchiare bene, restando attivi e in buona salute, elaborati dal Gruppo di ricerca geriatrica di Brescia. Questi studiosi hanno preso in esame la vita di un gruppo di over75 bresciani e hanno valutato i fattori determinanti per un invecchiamento di successo, che hanno consentito loro di spegnere le 90 candeline. In primo piano la genetica, cioè l’aver avuto genitori longevi, ma anche l’attività fisica moderata, un’alimentazione equilibrata e l’aver avuto una vita sociale significativa.

Riportato da: Intrage.it, 1 ottobre 2008
Cliccare qui per vedere il testo integrale del documento relativo alla ricerca (da Centro Studi Maderna).
Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/meriem/35984854/)

Ridere, lavorare e fare l'amore. Ecco come si ritarda l'invecchiamento!

Ritardare l'invecchiamento si può: basta ridere, lavorare e fare l'amore. Lo sostengono alcuni ricercatori riuniti a Parigi, nella sede centale dell'Unesco, per il forum dedicato alla medicina dal titolo "Invecchiare giovani".
Quindici specialisti francesi hanno spiegato le ultime scoperte scientifiche in materia di longevità, ponendo l'accento sulla dimensione "irrazionale" e non su quella fisiologica. Per cui invecchiare bene dipende "in larga parte dall'umore". Per Francoise Forette, direttrice della fondazione nazionale di gerontologia, occorre "capacità di vedere la vita in rosa".
Diversi studi - olandesi, inglesi, giapponesi, americani e francesi - dimostrano l'importanza di vivere all'insegna dell'ottimismo e che tra questo e avere una vita lunga c'è un forte legame.
Analizzando alcuni dati di un'inchiesta condotta su un campione di 1000 persone di età compresa tra i 65 e gli 84 anni si capisce come il tasso di mortalità degli ottimisti sia del 45% inferiore a quello dei pessimisti.
Un'altra ricerca dimostra che prendere la vita con filosofia rende più forti (proprio perché vengono prodotti più anticorpi) contro le malattie polmonari.
Parte fondamentale per vedere la vita con allegria ed ottimismo è il sesso o la tenerezza. L'attività sessuale degli anziani - tabù per molto tempo - è fondamentale per una vita serena. Adesso i 65-85enni che praticano sesso sono molti di più, in particolare rispetto agli ultimi 20 anni, e non importa raggiungere l'orgasmo, ma sentirsi soddisfatti poiché l'unico obbligo è stare bene. Secondo la gerontologa, nella terza età "vince la tenerezza sul resto".
Il lavoro è poi fondamentale per ritardare l'invecchiamento; le attività che richiedono un grande sforzo intellettuale e, quindi, fanno correre veloce il cervello, tengono lontane le malattie neurodegenerative. Questo pone un nuovo problema: l'età pensionabile. Non esiste un'età opportuna per andare in pensione, in quanto non c'è un limite valido per tutti al 100%.

Riportato da: comunicaweb.it, 19 settembre 2008
Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/zachdb/98305077/)

Preghiera di una monaca del diciottesimo secolo.

Signore, tu sai meglio di me che io sto invecchiando e che un giorno sarò vecchia. Tienimi lontana dall’abitudine di pensare di avere sempre qualcosa da dire su ogni argomento e in ogni occasione. Liberami dal desiderio di sbrogliare gli affari di tutti. Rendimi disponibile, ma non senza senno, capace di aiutare ma non autoritaria. Con la mia vasta provvista di saggezza potrebbe sembrare un peccato non usarla tutta, ma tu sai, Signore, che io desidero avere alcuni amici alla fine.
Trattieni la mia mente dal racconto di dettagli infiniti; dammi ali per arrivare al punto cruciale. Sigilla le mie labbra sui miei dolori e mali fisici. Essi sono in aumento e la tentazione di riversarli diventa sempre più dolce man mano che gli anni passano. Non oso chiedere la grazia sufficiente per domandare di apprezzare il racconto dei mali altrui, ma aiutami a sopportarli con pazienza.
Non oso chiedere una memoria che migliori, ma un po’ più di umiltà e meno testardaggine quando la mia memoria sembra cozzare con quella degli altri. Insegnami la gloriosa lezione che in qualche occasione posso avere torto.
Mantienimi ragionevolmente mite; non voglio essere una santa – con alcuni di loro è così difficile convivere – ma una persona vecchia e acida è uno dei capolavori del demonio.
Dammi la capacità di vedere cose buone in luoghi inaspettati e talenti in persone inaspettate. E dammi, o Signore, la grazia di dirglielo.
Amen

Fonte: riportato da Alba Marcoli, Passaggi di vita. Le crisi che ci spingono a crescere, Mondadori, 2003
Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/olahus/224976050/)

I vecchi dovrebbero essere esploratori.

Home is where one start from.
As we grow older the world becomes stranger,
the pattern more complicated
of dead and living.
Not the intense moment
Isolated, with no before and after,
but a lifetime burning in every moment
And not the lifetime of one man only
But of old stones that cannot be deciphered.

There is a time for the evening under starlight,
A time for the evening under lamplight
(The evening with the photograph album).
Love is more nearly itself
Where here and now cease to matter.

Old men ought to be explorers
Here and there does not matter.
We must be still and still moving
Into another intensity
For a further union, a deeper communion
Through the dark cold and the empty desolation,
The wave cry, and wind cry, the vast waters
Of the petrel and the porpoise.
In my end is my beginning.

T.S. Eliot, Four Quartets.

Casa è da dove si parte. Invecchiando
il mondo diventa più estraneo, lo schema più complicato
di morti e vivi. Non il momento intenso
isolato, senza prima né dopo,
ma una vita che brucia in ogni momento
e non la vita di un solo uomo
ma di vecchie pietre indecifrabili.

C'è un tempo per la sera alla luce delle stelle,
un tempo per la sera alla luce della lampada
(la sera con l'album di fotografie).
L'amore si avvicina più a se stesso
quando qui e ora cessano di importare.
I vecchi dovrebbero essere esploratori
qua o là non importa
dobbiamo essere in movimento ancora e ancora
verso un'altra intensità
per un'ulteriore unione, una più profonda comunione
nel freddo buio e la desolazione vuota,
il grido delle onde, il grido del vento, le vaste acque
del petrello e della focena.
Nella mia fine è il mio principio.

(traduzione Feltrinelli, 2003)

E' ben misera cosa un vecchio. A meno che...


E' ben misera cosa un vecchio,
un mantello stracciato sopra uno stecco, a meno
che l'uomo non batta le mani,
e canti,
e canti più forte,
per ogni brandello della sua veste mortale.

William B. Yates



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Quando, per fare una cosa perfetta, ci vuole tutta una vita.

Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c’era l’abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno di un granchio. Chuang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e d’una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato. “Ho bisogno di altri cinque anni” disse Chuang-Tzu.
Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante, con un solo gesto, disegnò un granchio, il più perfetto granchio che si fosse mai visto.

Riportato da:
Italo Calvino, Lezioni Americane. Sei proposte per il nuovo millennio, Garzanti, 1985
Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/wizardesign/1264980462/)

Ma, se non sono la stessa, allora mi devo chiedere: chi sono?

"Dio mio, quante cose strane succedono oggi. Invece ieri tutto andava liscio. Che sia stata scambiata, stanotte?
Vediamo un po’: quando mi sono alzata, stamattina, ero sempre la stessa?
A ripensarci mi sembra di ricordare che mi sentivo un po’ diversa…
Ma se non sono la stessa, allora mi debbo chiedere: chi sono?
Ecco, questo è il grande problema!"
(…)
Per qualche istante, il Bruco ed Alice si guardarono in silenzio.
Infine il Bruco si tolse di bocca la pipa e, con voce languida ed assonnata, chiese: “E tu chi sei?”
Questa non era certamente la maniera più incoraggiante per iniziare una conversazione. Alice rispose con voce timida: “Io… io non lo so, per il momento, signore … al massimo potrei dire chi ero quando mi sono alzata stamattina, ma da allora ci sono stati parecchi cambiamenti”

“Che cosa vuoi dire? – disse il bruco, severo. – Spiegati!”
“Mi dispiace, signore, ma non posso spiegarmi – disse Alice – perché io non sono più io; capisce?”
“No” disse il Bruco.
“Mi dispiace di non sapermi esprimere più chiaramente – riprese Alice con molta gentilezza – ma non ci capisco niente neppure io. Aver cambiato di statura tante volte in un son giorno è una cosa che confonde parecchio, mi creda”.

Da: Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie

La gente non vive, ma mantiene solo in vita il suo corpo.

"Ho detto spesso alla gente che il modo per vivere realmente è morire. Il passaporto per la vita è immaginarsi nella tomba. Immaginatevi di giacere nella bara, in qualsiasi posizione. In India, li mettiamo nella cassa a gambe incrociate… Quindi, immaginatevi distesi, morti. Ora, osservate i vostri problemi da quel punto di vista. Cambia tutto, non è vero?
Che bella meditazione. Fatela ogni giorno, se ne avete il tempo. E' incredibile, ma diventerete più vivi. Uno dei miei libri, Sorgenti, contiene una meditazione di questo tipo. Si vede il corpo decomposto, poi le ossa, poi solo polvere.
Ogni volta che parlo di questo, la gente dice: “Che schifo!” Ma cos’è che fa tanto schifo? È la realtà, per l’amor del cielo! Tuttavia molti di voi non vogliono vedere la realtà. Non volete pensare alla morte.
La gente non vive. La maggior parte di voi non vive, mantiene soltanto in vita il suo corpo. Questa non è vita. Non vivete finché non vi importa un fico secco se vivete o morite. A quel punto, iniziate a vivere. Quando siete pronti a perdere la vostra vita, la vivete. Ma se proteggete la vostra vita, siete morti.
Per esempio, ve ne state seduti lassù nell’attico e io vi dico: Venite giù! E voi rispondete: “No, ho letto di alcune persone che sono scese. Sono scivolate e si sono rotte il collo: è troppo pericoloso”. Oppure non riesco a farvi attraversare la strada perché voi dite: “Sai quante persone vengono investite mentre attraversano?”
Se non riesco a farvi attraversare una strada, come faccio a farvi attraversare un continente? E se non riesco a farvi guardare oltre le vostre piccole e limitate convinzioni per farvi scoprire un altro mondo, allora siete morti, siete completamente morti. La vita vi ha solo sfiorato.

Anthony De Mello, Messaggio per un’aquila che si crede un pollo, Piemme Pocket, 2001
Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/mydnight296/44793885/)

Aggiungiamo un po' di ironia alla nostra vita.


A mio parere, Achille Campanile è stato uno scrittore, giornalista e drammaturgo tra i più creativi e brillanti del nostro passato. Un consiglio per le vacanze: invece di dedicare tempo all'ennesima ripetizione di un film stravisto, alle riviste patinate che tanto non ci dicono niente di nuovo o al nuovo romanzo che non resisterà ai primi temporali estivi, recuperiamo dal passato l'intelligente arguzia di un uomo che ha preservata intatta la capacità di farci sorridere e pensare.

Buona estate a tutti, con le parole di Achille Campanile.

"Questi vecchi mi hanno sempre meravigliato.
Ma come mai sono riusciti a passare in mezzo a tanti pericoli,
arrivando sani e salvi alla più tarda età?
Come hanno fatto a non finire sotto un'automobile,
come hanno potuto superare le malattie mortali,
come hanno potuto evitare una tegola,
un'aggressione,
uno scontro in ferrovia,
un naufragio,
un fulmine,
una caduta, un colpo di rivoltella?
... veramente questi vecchi debbono essere protetti dal demonio!
Alcuni ancora osano traversare la strada
LENTAMENTE,
ma sono matti?"

Il nostro corpo sa. Impariamo ad ascoltare.

"Alla fine (...) mi resi conto che non erano l’età e la vecchiaia l’oggetto delle mie ansie; che il mio rifiuto e la mia provocazione erano legati al timore di dover rinunciare a un modo di essere, non alla prospettiva di cessare di essere. E sebbene avessi sempre biasimato attrici, atleti, e altri adoratori della giovinezza che erano incapaci di immaginare un futuro diverso – alcuni dei quali avrebbero preferito morire piuttosto che invecchiare – ero caduta nella stessa trappola.

Forse uno dei compensi dell’età è un corpo meno indulgente, che trasmette i suoi avvertimenti più rapidamente – non come tradimento ma come saggezza… Così iniziai ad impormi uno stile di vita più sano, divenni più incline all’introspezione, mi concessi più tempo per me stessa e per l’abitudine alla scrittura, come testimoniano queste pagine.

Nella mia fase attuale di invecchiamento e di ascolto, ho compreso l’importanza di partire dal corpo e dai cinque sensi. Per questo mi rivolgo al mio corpo per sapere come sarà il nuovo paese della vecchiaia. Guardare le mani di cui sono così fiera, per esempio, e constatare che presentano sul dorso macchiette scure dovute all’età, all’inizio è stato scioccante. Così chiedo loro cosa intendono esprimere. “Una bandiera sorretta da mani cosparse di macchie di fegato” mi rispondono. Ne ricavo il titolo per un prossimo articolo, oltre a sospettare che queste macchie siano dotate di un certo senso dell’umorismo".

Gloria Steinem, Autostima. Un viaggio alla scoperta della nostra forza interiore, BUR, 1997
Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/cool-photos/902415751)

Orazione sulla dignità dell'uomo.


Non ti ho fatto
né celeste né terreno,
né mortale né immortale,
affinché di te stesso
quasi libero
ed onorevole plasmatore
ed artefice,
tu ti forgiassi
nella forma
che avresti prescelto.


Pico della Mirandola, 1486
“Orazione sulla dignità dell’uomo”


Riportato in: Colombero C., Uomo e natura nella filosofia del Rinascimento, Loescher, 1976
Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/fotoharing/643472366/)

L'arte di invecchiare

“Mettendo a confronto la gioventù e la vecchiaia, Schopenhauer soppesa minuziosamente i pro e i contro dell’una e dell’altra. La sua convinzione è che – essendo la vita una miseria, e il dolore l’unica realtà – gli aspetti negativi si distribuiscano equamente:

“Il carattere della prima metà della vita consiste in un’ansia insoddisfatta di felicità, quello della seconda metà si riduce alla preoccupazione dell’infelicità”.

Nella prima dominano illusioni, sogni e chimere, nella seconda il disinganno in cui “la nullità del tutto si rivela”.
“Nella gioventù domina l’intuizione, nella vecchiaia il pensiero, quella è l’epoca della poesia, questa piuttosto della filosofia”.

Nella prima “vi è una maggiore creatività”, nella seconda “maggior giudizio, penetrazione e fondatezza”. E se è vero che nella gioventù prevalgono giocondità e socievolezza, mentre nella seconda l’esperienza accumulata rende inclini alla misantropia; se è vero che nella prima l’energia vitale zampilla, mentre nella seconda va inesorabilmente estinguendosi come l’olio di una lampada prossima a spegnersi; è altrettanto vero che la vita è come “un tessuto ricamato, di cui ognuno può vedere il lato esterno nella prima metà della sua esistenza, e il rovescio nella seconda: quest’ultimo non è così bello, ma più istruttivo, poiché lascia riconoscere la connessione dei fili". Insomma:
“Soltanto chi diventa vecchio acquista una rappresentazione concreta e pertinente della vita, dominandola nella sua totalità e nel suo sviluppo naturale, e soprattutto considerandola, non soltanto come gli altri secondo una prospettiva iniziale, ma anche secondo quella finale, tanto da riconoscere in tal modo completamente la sua nullità”.
Insomma:
“i primi quarant’anni della nostra vita forniscono il testo, i trenta seguenti il commento, che solo ci insegna a comprendere rettamente il vero significato e la coerenza del testo, oltre che la morale e ogni finezza del medesimo”.
Non è dunque vero che la gioventù sia l’”epoca felice della vita e la vecchiaia l’epoca triste”. Né che “la sorte della vecchiaia si riduca a malattia e noia”. Al contrario: “La gioventù è trascinata dalle passioni in ogni direzione, con poca gioia e molto dolore. Esse lasciano invece riposare la fredda vecchiaia, la quale acquista ben presto un colorito e un atteggiamento contemplativo: la conoscenza infatti ci libera e ottiene la supremazia”... Il vecchio possiede dunque quella particolare tranquillità d’animo che gli consente di guardare con distacco alle lusinghe, alle stravaganze, ai dolori del mondo. “Tale calma è un’importante parte costitutiva della felicità, e propriamente anzi la sua condizione e il suo elemento essenziale”
Che fare? La conclusione del nostro coriaceo pessimista – in realtà un ottimista bene informato – è semplicissima: “Man muss nur huebsch alt werden; da gibt sich Alles”. Ovvero: “Basta solo invecchiare bene, e tutto torna”.

Dall'introduzione di Franco Volpi a Arthur Schopenhauer, L’arte di invecchiare, Adelphi, 2006. Tutte le citazioni di Schopenhauer sono tratte da Parerga e Paralipomena, (a cura di Giorgio Colli), tomo I, Adelphi, 1998. L’ultima citazione è invece tratta da una lettera personale di Schpenhauer a Sybille Mertens-Schaaffhausen, 27 novembre 1849, contenuta in Gesammelte Briefe, Bouvier, Bonn, 1978.

La vita. Una partita a dadi o una fortuna da costruire?

"Il trascorrere del tempo non dovrebbe essere quindi considerato in se stesso come il nemico della speranza, poiché la vita è quella che ciascuno di noi si costruisce. La perdita di alcuni, ma certamente non di tutti i nostri attributi socialmente ed economicamente significativi, che comincia ad avvertirsi poco dopo i vent’anni e continua ad un ritmo estremamente graduale fino a quando si superano i settanta o gli ottanta, non conosce alcun episodio di declino improvviso o catastrofico né nelle prime fasi del processo né in quelle più tarde, quanto meno fino all’episodio finale. “Monotonico” è il termine usato per descrivere tale processo: si tratta cioè di un movimento che – qualunque sia l’intervallo, anche minimo, che viene considerato – appare sempre discendente, mai ascendente, e pertanto perfettamente consono a quella che è la più notevole caratteristica della personalità umana, vale a dire la capacità strategica di adattamento nel tempo.

L’età è una sfortuna, né più né meno inevitabile delle altre sfortune della vita che Machiavelli aveva in mente nel suo famoso capitolo del Principe intitolato Quanto possa nelle umane cose la Fortuna, e in che modo se gli possa obstare: “la fortuna è donna” scrive Machiavelli, con la sua caratteristica fallocratica misoginia “ed è necessario, volendola tenere sotto, batterla e urtarla”.

Peter Laslett, Una nuova mappa della vita. L’emergere della terza età, Il Mulino Universale Paperbacks 1992
Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/di4b0liko/2181119241/)

La nostra vita dura a lungo. Se ne sappiamo disporre.

La maggior parte degli uomini, Paolino, si lamenta dell’ingenerosità della natura, perché nasciamo destinati a una vita breve e il tempo che ci è concesso trascorre in fretta; così rapidamente che, salvo pochissimi, la vita ci abbandona proprio quando ci apprestiamo a viverla. Di questa presunta sventura non si duole solo il popolino e la gente ignorante; se ne lamentano anche uomini illustri. Viene da qui la famosa massima del più grande dei medici: “Breve è la vita, lunga l’arte”.

Da qui è nata anche l’accusa, certo non degna di un saggio, che Aristotele rivolge alla natura: “Agli animali ha concesso una vita lunga quanto basta per raggiungere la quinta o la decima generazione, mentre all’uomo, nato per compiere molte grandi imprese, ha assegnato un termine assai più breve”. In realtà, non è che di tempo ne abbiamo poco; è che ne sprechiamo tanto. La vita che ci è data è lunga a sufficienza per compiere grandissime imprese, purché sia spesa bene; ma se viene dissipata nel lusso e nell’ignavia, se non la si impiega utilmente, solo quando giungiamo all’inevitabile fine ci rendiamo conto che è trascorsa senza che neppure ce ne accorgessimo.

È così: la vita che abbiamo ricevuto non è affatto breve; siamo noi a renderla tale. Del nostro tempo, non siamo avari, ma prodighi. Come un patrimonio immenso nelle mani di un padrone inetto può svanire in un istante mentre uno più modesto, se affidato a un buon amministratore, col tempo aumenta di valore, così la nostra vita dura a lungo per chi ne sa disporre bene.

Lucio Anneo Seneca, La brevità della vita, All’insegna del pesce d’oro, Milano, 1992
Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/blulu/1758479047/)

Quando gli uomini fussero immortali, a loro non toccava venire al mondo...

Questi che esaltano tanto l’incorruttibilità, l’inalterabilità, credo che si riduchino a dir queste cose per il desiderio grande di campare assai, e per il terrore che hanno della morte. E non considerano che, quando gli uomini fussero immortali, a loro non toccava a venire al mondo. Questi meriterebbero d’incontrarsi in un capo di Medusa, che gli trasmutasse in istatue di diaspro o di diamante, per diventar più perfetti che non sono.

[…] E non è dubbio alcuno che la Terra è molto più perfetta, essendo, come ella è, alterabile, mutabile; che se la fusse una massa di pietra; quando ben anco fusse un intero diamante purissimo e impassibile.


Galileo Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi (giornata I)

Se mi fosse dato di rivivere la mia vita...

"Se mi fosse dato di rivivere la mia vita, la prossima volta mi piacerebbe fare più errori. Mi rilasserei. Farei più riscaldamento, prima di correre. Sarei più matta di come sono stata stavolta. Prenderei meno cose sul serio. Coglierei più occasioni: scalerei più montagne, nuoterei in più fiumi. Mangerei più gelati e meno fagioli. Forse avrei più problemi, ma ne avrei meno di immaginari. Vedete, io sono una di quelle persone che ha vissuto in maniera ragionevole e sana, ora dopo ora, giorno dopo giorno. Certo, ho avuto i miei bei momenti anch’io… e se dovessi ricominciare da capo ne avrei di più. Di fatto cercherei di avere solo quelli: solo momenti, uno dopo l’altro, invece di vivere così tanti anni un giorno dopo l’altro. Sono stata una di quelle persone che non va mai da nessuna parte senza un termometro, una borsa dell’acqua calda, un impermeabile e un paracadute. Se dovessi ricominciare da capo viaggerei più leggera. Se dovessi rivivere la vita di nuovo comincerei ad andare a piedi nudi all’inizio della primavera e smetterei in autunno. Andrei a più feste da ballo. Darei inizio a più girotondi. Coglierei più margherite. Vivrei di più ogni singolo istante."
Nadine Stair a 85 anni

Riportato in: Ram Dass, Cambiamenti. Accettare la vecchiaia e riscoprirne la ricchezza, Corbaccio, 2005
Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/gunnisal/2340547359/)

Abbiamo bisogno di un nuovo modello. Non di invecchiamento, ma di crescita.

Tuttavia adesso ho un nuovo modello per questo nuovo avventuroso paese in cui sto addentrandomi. È una donna molto vecchia, bellissima, sorridente, piena di rughe, rosea, colta nella luce mattutina di un parco di Pechino. I suoi capelli candidi come la neve sono a malapena visibili sotto un berrettino spavaldo, viola lavanda. Jan Phillips, che scattò la fotografia, dice che stava cantando a squarciagola un’opera cinese, come se cantasse al cielo; accortasi della fotografia, si era fermata qualche secondo per sorridere verso l’obiettivo, poi aveva ripreso il canto. Adesso, mi sorride ogni mattina dalla mensola del camino.
Voglio bene a questa donna. Mi piace pensare che, camminando lungo la strada davanti a me, assomigli un po’ al mio sé futuro.

Gloria Steinem, Autostima. Un viaggio alla scoperta della nostra forza interiore, BUR, 1997
Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/12392252@N03/2061993362)

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo.

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.

(Pablo Neruda)

Nonostante tutte le incertezze, sento una solidità alla base dell’esistenza e una continuità nel mio modo di essere.

"Sono soddisfatto del corso preso dalla mia vita. è stata ricca, e mi ha dato molto. Come avrei potuto attendermi tanto? Non mi sono accadute che cose inaspettate. Molto avrebbe potuto essere diverso se io stesso fossi stato diverso. Ma tutto è stato come doveva essere; perché tutto è avvenuto in quanto io sono come sono. Molte cose si sono realizzate secondo i miei progetti, ma non sempre a mio vantaggio: ma quasi tutto si è svolto naturalmente e per opera del destino. Devo pentirmi di molte stupidaggini provocate dalla mia ostinazione; ma se non fossi stato ostinato non avrei raggiunto la mia meta. E così sono deluso e non lo sono. Sono deluso degli uomini e di me stesso. Dei primi ho appreso tante cose sorprendenti, e di me ho fatto più di quel che mi aspettassi. Non posso pronunciare un giudizio definitivo perché il fenomeno della vita e il fenomeno dell’uomo sono troppo grandi. Quanto più sono divenuto vecchio, tanto meno ho capito o penetrato o saputo di me stesso.
Sono stupito, deluso, compiaciuto di me; sono afflitto, depresso, entusiasta. Sono tutte queste cose insieme, e non so tirar le somme. Sono incapace di stabilire un valore o un non-valore definitivo; non ho un giudizio da dare su me stesso e la mia vita. non vi è nulla di cui mi senta veramente sicuro. Non ho convinzioni definitive, proprio di nulla. So solo che sono venuto al mondo e che esisto, e mi sembra di esservi stato trasportato. Esisto sul fondamento di qualche cosa che non conosco. Ma, nonostante tutte le incertezze, sento una solidità alla base dell’esistenza e una continuità nel mio modo di essere.

Il mondo nel quale siamo nati è brutale e crudele, e al tempo stesso di una divina bellezza. Dipende dal nostro temperamento credere che cosa prevalga: il significato, o l’assenza di significato. Se la mancanza di significato fosse assolutamente prevalente, a uno stadio superiore di sviluppo la vita dovrebbe perdere sempre di più il suo significato; ma non è questo – almeno così mi sembra – il caso. Probabilmente, come in tutti i problemi metafisici, tutte e due le cose sono vere: la vita è – o ha – significato, e assenza di significato. Io nutro l’ardente speranza che il significato possa prevalere e vincere la battaglia.

Quando Lao Tse dice: “Tutti sono chiari, io solo sono offuscato”, esprime ciò che io provo ora, nella mia vecchiaia avanzata. Lao Tse è l’esempio di un uomo di una superiore intelligenza, che ha visto e provato il valore e la mancanza di valore, e che alla fine della sua vita desidera tornare nel suo proprio essere, nell’eterno inconoscibile significato. L’archetipo dell’uomo vecchio che ha visto abbastanza è sempre vero. Questo tipo appare a qualsiasi livello di intelligenza, e i suoi tratti sono sempre gli stessi; sia egli un vecchio contadino o un grande filosofo come Lao Tse. Così è la vecchiaia, dunque, limitazione. Eppure vi sono tante cose che riempiono la mia vita: le piante, gli animali, le nuvole, il giorno e la notte, e l’eterno nell’uomo. Quanto più mi sono sentito incerto di me stesso, tanto più si è sviluppato in me un senso di affinità con tutte le cose. Mi sembra, infatti, che quell’alienazione che per tanto tempo mi ha diviso dal mondo si sia trasferita nel mio mondo interiore, e mi abbia rivelato una insospettata estraneità con me stesso".

Scritto nel 1952, con il titolo: "Esame retrospettivo". E' riportato in C.G.Jung, Ricordi, sogni, riflessioni, BUR, 1988

Desiderata.

Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta, e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio. Finché è possibile senza doverti abbassare, sii in buoni rapporti con tutte le persone. Dì la verità con calma, e chiarezza; e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti; anche loro hanno una storia da raccontare. Evita le persone volgari ed aggressive; esse opprimono lo spirito. Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te. Gioisci dei tuoi risultati come dei tuoi progetti. Conserva l’interesse per il tuo lavoro, per quanto umile; è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo. Sii prudente nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di tranelli. Ma ciò non acciechi la tua capacità di distinguere la virtù; molte persone lottano per i grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo.

Sii te stesso. Soprattutto, non fingere negli affetti e neppure sii cinico riguardo all’amore; poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni esso è perenne come l’erba. Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall’età, lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza. Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l’improvvisa sfortuna. Ma non tormentarti con l’immaginazione. Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine. Al di là di una disciplina morale, sii tranquillo con te stesso. Tu sei un figlio dell’universo, non meno degli alberi e delle stelle, tu hai diritto ad essere qui. E che ti sia chiaro o no, non vi è dubbio che l’universo ti si stia schiudendo come dovrebbe. Perciò sii in pace con Dio, comunque tu lo concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la pace con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita. Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo. Fai attenzione. Cerca di essere felice.

Trovata nell’antica chiesa di San Paolo, Baltimora. Datata 1692.

Se non adesso, quando?

Tra i 60 e i 70 anni inizia una potente fase di liberazione.

Liberazione di forze creative: nuove energie che provengono da un nuovo, più maturo livello di libertà personale e dall’esautoramento da obblighi professionali che per anni hanno imposto di dimostrare (a se stessi e agli altri) il proprio valore.

Si tratta di una pressione (ed es-pressione) creativa che spesso prende la forma di una domanda che vuole trasformare un pensiero in azione: se non ora, quando?

Giunti a quest’età della vita, di norma una persona si sente a suo agio con se stessa, sapendo che se anche stesse per compiere uno sbaglio, questo comunque non andrebbe a compromettere l’immagine che gli altri hanno. Soprattutto: uno sbaglio non incrinerebbe la propria immagine e la propria autostima.

Questo crea le possibilità e le condizioni per una nuova fase (e volontà) di sperimentazione. Quindi la vera domanda da porsi è: se non adesso, quando?

Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/search/?q=freedom&page=2)

Il mondo è da creare.

Non ha colonne d’Ercole il pensiero.
La tua anima piccola,
diabolica pigrizia, se le crea.
Né Ulisse né Colombo sospettavano
Le mille e mille isole in attesa.

Ti aspettano interi continenti.
Dormono dentro il tuo cervello: osa!
Il mondo è da creare.


Maria Luisa Spaziani
Riportata in: Rita Levi-Montalcini, Abbi il coraggio di conoscere, Rizzoli, 2004

Qualcuno vi ha mai chiesto di essere saggi, ora che potreste esserlo?

Giovani o vecchi che si sia al momento, finché non ci consideriamo parte della continuità della vita continueremo a considerare la vecchiaia come una cosa separata dalla corrente centrale della cultura e i vecchi come altri, in un certo senso. In una cultura non tradizionale com’è la nostra, dominata dalla tecnologia, si dà molto più valore all’informazione che non alla saggezza. Tra le due, però, c’è una differenza: l’informazione implica l’acquisizione, l’organizzazione e la distribuzione capillare dei fatti, è un immagazzinamento di dati fisici. La saggezza, invece, coinvolge un’altra funzione, altrettanto essenziale: lo svuotamento e l’acquietamento della mente, l’applicazione del cuore, la mistura alchemica di ragione e sentimento. Nella modalità “saggezza” noi non elaboriamo informazioni in maniera analitica o sequenziale: ci teniamo un passo indietro e abbiamo una visione d’insieme, distinguendo ciò che conta da ciò che non conta, soppesando il significato e la profondità delle cose. La dote della saggezza è rara, nella nostra cultura: vi si trovano più spesso persone di conoscenza che fingono di essere sagge, ma che, sfortunatamente, non hanno coltivato la qualità della mente da cui nasce davvero la saggezza.

… In una cultura in cui l’informazione è più apprezzata della saggezza, comunque, gli anziani diventano obsoleti come i computer di ieri. Il vero tesoro invece viene ignorato: la saggezza è una delle poche cose nella vita umana che non diminuisce con l’età. Tutto il resto cade via, solo la saggezza aumenta fino alla morte, se viviamo con lucidità e capacità di osservazione e ci apriamo alle molte lezioni della vita. Nelle culture tradizionali che sono rimaste immutate generazione dopo generazione il valore del “vecchio saggio” si rintraccia facilmente; in una cultura come la nostra, invece, la saggezza è ben lontana dall’essere eccitante o attraente – o necessaria – come lo è navigare in Internet. Sentiamo il dover continuare a correre se vogliamo rimanere aggiornati, imparare l’ultima versione di Windows o provare quel nuovo macchinario in palestra. Sul mio computer tenevo un adesivo che diceva: “I cani vecchi possono imparare nuovi trucchi” ma ultimamente alle volte mi chiedo: quanti nuovi trucchi voglio imparare? Quanti di quei maledetti manuali voglio ancora leggere, in questa vita? Non sarebbe più facile semplicemente essere sorpassati?

Ram Dass, Cambiamenti. Accettare la vecchiaia e riscoprirne la ricchezza, Corbaccio, 2005
Foto: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/emmedibi/381841251/)

Memorylab

il laboratorio della memoria