Il tempo e la paura di invecchiare

"Non toglietemi le mie rughe. Le ho pagate tutte care". In questa breve frase Anna Magnani racchiude il senso della nostra esistenza. Tutti ci commuoviamo di fronte a queste parole eppure chi di noi, se potesse, non rinuncerebbe alle proprie rughe? Le rughe sono i segni del tempo che passa, ma sono anche i segni delle nostre espressioni, cioè dei nostri pensieri, delle preoccupazioni, delle nostre emozioni; parlano di noi e della nostra storia e la nostra storia si costruisce nel tempo. Voler fermare il tempo è negare la nostra identità. La paura di invecchiare è un’emozione che appartiene a tutti gli uomini seppure con intensità differenti perché alla vecchiaia associamo disagi fisici, possibilità di sentirsi soli, di perdere le persone care, di avvicinarci alla morte, ma agire l’illusione dell’eterna giovinezza esprime qualcosa di più della paura di invecchiare. Nell’ultimo film di Sorrentino “La grande bellezza” c’è una scena che si svolge nello studio di un famoso chirurgo plastico. Persone di diversi ceti sociali sono disposte a pagare prezzi molto alti pur di intervenire esteticamente sul proprio corpo.
Il mito dell’eterna giovinezza si paga a caro prezzo dunque; ma siamo proprio sicuri che fermare il tempo ci dia più possibilità di essere felici? Voler rimanere giovani è davvero desiderio di vivere appieno? O piuttosto la paura di invecchiare in realtà non è anche una paura di vivere davvero la propria esistenza? Quando sentiamo di subire il tempo che passa stiamo facendo prevalere quella nostra parte malinconica, una parte da cui è facile essere attratti, ma che inibisce la nostra intraprendenza, la nostra capacità di investire il futuro. Chi non vede il futuro vorrebbe reiterare perennemente il presente nell’illusione che questo porti piacere, godimento. Ma si tratta di un piacere effimero perché privo di desiderio. Voler rimanere sempre giovani è perdersi la possibilità di viversi il piacere. Un corpo che non invecchia è un corpo che non vive e quindi non può provare piacere. Pablo Picasso diceva “Per diventare giovani, veramente giovani, ci vuole tempo”.  Un architetto contemporaneo Giuseppe Rugi afferma che le case più stravaganti, più divertenti le progetta per le persone anziane, i giovani, dice Rugi, rischiano di meno.

Parliamo dunque di artisti, di professionisti che dell’estetica hanno fatto il loro mestiere, la loro passione e che riconoscono nell’esperienza della vita, e dunque nel passare del tempo, un valore, e la possibilità di un “sentire” profondo. Ancora E. Minkowski, psichiatra francese, considera il tempo da un punto di vista psichico e crede che di fondamentale importanza non sono le categorie logiche con cui lo oggettiviamo, ma il nostro modo di viverlo. Secondo l’autore c’è una differenza qualitativa tra passato e futuro, perché il futuro porta con sé quella creatività di cui il passato è privo. Al futuro sono associati il desiderio e la speranza e sono queste le dimensioni che allargano la prospettiva dell’avvenire. “La chiusura del futuro è l’estinzione della speranza, che è la struttura portante della condizione umana in quanto fonda e rende possibile la vita come orizzonte aperto”.
La perdita della possibilità  di progettare a lungo termine può mettere in crisi la nostra capacità di sperare ed è facile spaventarsi e volersi ritirare in un eterno presente, anche intervenendo sul proprio corpo. Tale perdita avviene in due condizioni della nostra esistenza: la prima riguarda esclusivamente le donne che sono chiamate ad affrontare il difficile passaggio della menopausa. Saper di non poter più generare è un vero e proprio lutto per le donne e molte vivono periodi di forte depressione. L’altra riguarda tutti ed è il periodo della vecchiaia in cui appunto la possibilità reale di progetti a lungo termine chiaramente è limitata. Ma in entrambi i casi ciò che non è mai limitata è la possibilità di essere creativi. E la creatività è futuro a tutte le età. Saper riorganizzare continuamente se stessi, le proprie risorse, le proprie forze, il proprio tempo  non è forse questa la vera giovinezza?

Articolo tratto dal sito Ottopagine.it

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