Amo camminare con la mia nonna




Amo camminare con la mia nonna,
i suoi passi sono corti, come i miei.
Non mi dice sempre "sbrigati",
se la prende con calma, con il suo tempo.



Mi piace camminare con la nonna,
i suoi occhi vedono le cose
che vedono anche i miei:
una nuvola
delle gocce seminascoste
cose così


La maggior parte delle persone corre, corre
non si ferma a guardare,
non vede.

Sono felice che Dio abbia creato la mia nonna
tranquilla,
non frettolosa,
giovane
come me!

L'invecchiamento malato ha il suo antidoto: amare.


Cohousing: l'unione fa la forza.

In Italia tre milioni e mezzo di anziani abitano da soli, spesso in grandi case che non riescono più a mantenere. Un numero sempre maggiore ricorre alla nuda proprietà, ma adesso è nato un nuovo fenomeno. Si chiama silver cohousing e può essere la soluzione per salvare pensione e risorse pubbliche. Le storie di chi ha scelto di vivere insieme la terza età.

Anna e Paola hanno iniziato a bere un caffè insieme, poi una partita a carte, a volte un dolce il pomeriggio. Una coabitazione quella tra le due donne, nata quasi per caso. La loro esperienza è solo un esempio di un fenomeno che sta cercando di prendere forma e di espandersi in tutta Italia. Si chiama “Silver Cohousing”, silver come il colore argento dei loro capelli grigi, cohousing come la possibilità di condividere l’alloggio e le esigenze della vita quotidiana: spesa, bollette, affitto e, non ultima, la voglia di non sentirsi soli. Secondo le ultime previsioni dell’Istat nel 2050 ci saranno 263 anziani ogni 100 giovani e il cohousing può rappresentare una valida alternativa alla nuda proprietà, un rimedio per integrare la propria pensione, fortemente in crescita negli ultimi anni. “L’aumento degli over 65 ci spinge a trovare nuove forme di aiuti economici e sociali” racconta Sandro Polci, esperto del Centro Ricerche Cresme e curatore di “Condivisione Residenziale. Il silver cohousing per la qualità urbana e sociale in terza età”, volume promosso dalla Fondazione Gianfranco Imperatori che vuole aiutare a mettere in contatto anziani per esperienze di convivenza che a volte nascono anche in modo spontaneo
Proprio come quella tra Anna e Paola. La prima è una vedova napoletana che nei periodi di festa andava a trovare il figlio Ciro a Roma, mentre Paola (che abita nello stesso condominio del figlio di Anna), è una donna rimasta sola in un appartamento troppo grande. All'inizio il loro rapporto era limitato alle regole del buon vicinato, poi, Ciro, il figlio di Anna ha lanciato la proposta: “Nel mio palazzo ci sono diverse anziane”, racconta, “che spesso si riuniscono il pomeriggio per spezzare con qualche chiacchiera una giornata di solitudine. Da qui l’idea di introdurre anche mia madre 'nel circolo'”. E l’idea ha funzionato perché non solo la signora Anna si è sentita meno sola, ma ha iniziato con il rispettare religiosamente l’appuntamento con le nuove amiche. Dal cucinare insieme, le due donne sono passate a scambiarsi favori reciproci come farsi la spesa e acconciarsi i capelli. “Un giorno”, spiega Ciro “parlando con mia sorella abbiamo pensato che la soluzione migliore per tutti fosse vendere la casa di Napoli e far trasferire definitivamente mia madre a Roma. Il risultato è stato dei più inaspettati: non solo ha accettato di separarsi dalla sua terra di origine, ma quando stavo qualche giorno fuori restava a dormire dalla mia vicina”. Il silver cohousing è iniziato così tra Anna e Paola, senza un progetto preciso o l’idea di ottimizzare le spese. “Anna”, racconta Paola, “è entrata nella mia vita piano piano e oggi ci occupiamo l’una dell’altra. Il problema degli spazi è inesistente: ho una casa molto grande e dopo la scelta di trasferirsi da me ho creato una stanza ad hoc per lei. Non le chiedo un affitto, ma solo di aiutarmi con le bollette e la gestione delle faccende domestiche”. “Oggi mi sento una privilegiata”, aggiunge Anna soddisfatta. “Apro la porta, faccio tre metri e sono a casa di mio figlio, con la consapevolezza di non essere più un peso per lui e di essere invece un aiuto per Paola, sia economico che morale”. Il loro esempio nel quartiere sta facendo da apripista a nuove esperienze che potrebbero concretizzarsi nel futuro.

Per leggere l'articolo intero, pubblicato da Repubblica Inchieste a nome di Monica d'Ambrosio e Anna Di Russo cliccare qui

Milano: gli anziani "adottano" gli studenti

 
La “comune del terzo millennio” è fatta anche di coabitazioni tra diverse generazioni. Dalla collaborazione tra la Provincia di Milano, L’Associazione “Meglio Milano” e altri soggetti privati è nata un'iniziativa che mette insieme anziani soli e studenti in cerca di una sistemazione a costi contenuti. Obiettivo, la condivisione di bollette e spese quotidiane. L’esperimento va avanti da due anni in via Casoretto a Milano. A vivere insieme sono la signora Rosetta, 72 anni e Salvatore, 23 anni, studente iscritto al terzo anno di ingegneria presso il Politecnico. “È una convivenza straordinaria”, esordisce Salvatore. “Rosy mi alleggerisce da ogni carico di lavoro permettendomi di concentrarmi solo sullo studio. Niente pulizie, cucina quasi sempre lei, tiene in ordine. Io provo a ricambiare rendendomi utile con i lavori pesanti quando occorre e tenendole compagnia quando ha voglia di chiacchierare”. Stessa soddisfazione per Rosy: “Per me è una sicurezza avere in casa Salvatore. È come aver accolto un figlio. Dialoghiamo, a volte litighiamo, ma la sua compagnia mi aiuta a tenermi sempre attiva e mi alleggerisce anche le spese”.

Tratto da Repubblica Inchieste

Meglio soli che male accompagnati? Non sempre

"Negli ultimi 50 anni la popolazione italiana è aumentata del 20%, quella anziana del 155%". Basta questo dato di fatto, tratto dal saggio di Sandro Polci, ricercatore del Centro ricerche economiche sociologiche e di mercato, dal titolo Condivisione residenziale. Il silver co-housing per la qualità urbana e sociale in terza età, per farsi un'idea delle sfide a cui andiamo incontro, e di quelle che stiamo già affrontando. "Nel 1961 gli over 65 erano il 9,5% della popolazione; nel 2011 il 20,3%. Gli anziani che vivono da soli", prosegue Polci, "sono 3,5 milioni, ben 2,3 hanno più di 75 anni". Nel 2030 nel mondo ci saranno due miliardi di anziani e la solitudine sarà uno dei problemi più pressanti che dovranno affrontare.
Oggi si parla di condivisione residenziale tra anziani soprattutto per motivi economici, ma il fatto che anziani rimasti soli decidano di andare ad abitare insieme può avere un effetto importantissimo oltre che sul portafogli anche sulla salute. Lo si deduce dai risultati degli studi di John Cacioppo, professore di psicologia dell'Università di Chicago e uno sei massimi esperti americani sul tema degli effetti della solitudine. Cacioppo e colleghi hanno osservato come cambia il tasso di declino della salute fisica e mentale nelle persone che invecchiano a seconda dello stato delle loro relazioni.
La sensazione di isolamento dagli altri può portare a disturbi del sonno, alzare la pressione sanguigna, aumentare i livelli del cortisolo, ormone dello stress, e alterare l'espressione genica delle cellule immunitarie oltre a provocare depressione o peggiorarla in chi ne soffre, incidendo negativamente sul benessere generale. In base alle sue ricerche, Cacioppo sostiene che una situazione di estrema solitudine in età matura aumenta le probabilità di morte prematura del 14%, un impatto doppio rispetto a quello dell'obesità e molto vicino all'effetto sortito dal vivere in cattive condizioni economiche, che aumenta il rischio del 19%.
Contromisure? Vivere con altri può certo essere una buona idea, ma per Cacioppo anche chi vive da solo può trovare il modo per non restare isolato, continuando a coltivare relazioni significative, in tre diverse "dimensioni". Intima, che comprende le relazioni con un partner o una persona molto vicina, che contribuisce a dare senso alla propria vita, relazionale, che consiste nell'avere rapporti individuali soddisfacenti con persone diverse, e infine collettiva, quando ci si sente parte di un gruppo o di una comunità. L'importante non è passare tanto del proprio tempo in compagnia, ma avere una rete di rapporti che contribuisca a tener lontana la sensazione di isolamento che costituisce il vero fattore di rischio per la salute. Restare in contatto con gli ex colleghi di lavoro, mantenere vive le tradizioni familiari e coltivare rapporti di amicizia nel vicinato sono tutti modi per mantenere i contatti con gli altri. E avere delle relazioni soddisfacenti aiuta le persone anziane a sviluppare la resilienza, la capacità di affrontare le avversità tenendo a bada lo stress. Il che, in ultima analisi, contribuisce a vivere meglio più a lungo.

Fonte: Panorama Scienze, articolo a firma di Marta Buonadonna

Il segreto dell'eterna giovinezza...

C’è un segreto per restare giovani? Non manca giorno che la scienza non presenti una ricerca che promette di allungare la vita, togliere le rughe e annullare i capelli bianchi. Verità o illusione? Come spesso accade la verità sta nel mezzo: per il momento quello che di certo sappiamo è che regalandosi una alimentazione corretta e uno stile di vita sano, qualche risultato lo si ottiene. Se poi si privilegiano particolari alimenti, alcuni dei quali proprio inusuali nella nostra mensa, un risultato in più potrebbe arrivare.

Una ricerca apparsa su Human Brain Mapping esalta ad esempio l’utilizzo di acqua, a temperatura ambiente, non gasata, 1200-2100 millilitri al giorno circa, frazionati in piccoli bicchieri. Con un po’ di limone, non sarebbe male. Due ricercatori dell’Università di Pisa hanno infatti scoperto che protegge il cuore.
Il the matcha 137 volte più antiossidante di un the verde, in Giappone è addirittura venduto come medicina. Ci sono poi le bacche di Goji che hanno 21 tracce di minerali compreso il germanio (un antitumorale difficilmente reperibile in natura), oltre ad avere ferro e vitamine disintossicanti.

Secondo l’American Hearth Association mangiare mirtilli o frutti rossi aiuta a prevenire le malattie neurodegenerative (Alzheimer o Parkinson). Ma attenti alla provenienza! Stessa funzione viene svolta dal cacao, secondo il Journal Cellular Biochemistry i polifenoli contenuti nel cacao hanno una ruolo protettivo. Ma si devono mangiare le fave del cacao o un cioccolato molto amaro.

Ma non è solo a tavola che si combatte l’invecchiamento anche a letto si possono guadagnare anni. Il sesso aiuta ad aumentare l’ormone della crescita e il testosterone che rafforzano scheletro e muscoli. Poi libera le endorfine e produce ossitocina che protegge il nostro organismo. Sarà vero? Ci si augura di sì, e comunque provare male non fa!
Secondo l’American Hearth Association mangiare

Fonte: Il gazzettino.it, articolo a firma di Daniela Boresi

Susan Sarandon dixit


Il tempo e la paura di invecchiare

"Non toglietemi le mie rughe. Le ho pagate tutte care". In questa breve frase Anna Magnani racchiude il senso della nostra esistenza. Tutti ci commuoviamo di fronte a queste parole eppure chi di noi, se potesse, non rinuncerebbe alle proprie rughe? Le rughe sono i segni del tempo che passa, ma sono anche i segni delle nostre espressioni, cioè dei nostri pensieri, delle preoccupazioni, delle nostre emozioni; parlano di noi e della nostra storia e la nostra storia si costruisce nel tempo. Voler fermare il tempo è negare la nostra identità. La paura di invecchiare è un’emozione che appartiene a tutti gli uomini seppure con intensità differenti perché alla vecchiaia associamo disagi fisici, possibilità di sentirsi soli, di perdere le persone care, di avvicinarci alla morte, ma agire l’illusione dell’eterna giovinezza esprime qualcosa di più della paura di invecchiare. Nell’ultimo film di Sorrentino “La grande bellezza” c’è una scena che si svolge nello studio di un famoso chirurgo plastico. Persone di diversi ceti sociali sono disposte a pagare prezzi molto alti pur di intervenire esteticamente sul proprio corpo.
Il mito dell’eterna giovinezza si paga a caro prezzo dunque; ma siamo proprio sicuri che fermare il tempo ci dia più possibilità di essere felici? Voler rimanere giovani è davvero desiderio di vivere appieno? O piuttosto la paura di invecchiare in realtà non è anche una paura di vivere davvero la propria esistenza? Quando sentiamo di subire il tempo che passa stiamo facendo prevalere quella nostra parte malinconica, una parte da cui è facile essere attratti, ma che inibisce la nostra intraprendenza, la nostra capacità di investire il futuro. Chi non vede il futuro vorrebbe reiterare perennemente il presente nell’illusione che questo porti piacere, godimento. Ma si tratta di un piacere effimero perché privo di desiderio. Voler rimanere sempre giovani è perdersi la possibilità di viversi il piacere. Un corpo che non invecchia è un corpo che non vive e quindi non può provare piacere. Pablo Picasso diceva “Per diventare giovani, veramente giovani, ci vuole tempo”.  Un architetto contemporaneo Giuseppe Rugi afferma che le case più stravaganti, più divertenti le progetta per le persone anziane, i giovani, dice Rugi, rischiano di meno.

Parliamo dunque di artisti, di professionisti che dell’estetica hanno fatto il loro mestiere, la loro passione e che riconoscono nell’esperienza della vita, e dunque nel passare del tempo, un valore, e la possibilità di un “sentire” profondo. Ancora E. Minkowski, psichiatra francese, considera il tempo da un punto di vista psichico e crede che di fondamentale importanza non sono le categorie logiche con cui lo oggettiviamo, ma il nostro modo di viverlo. Secondo l’autore c’è una differenza qualitativa tra passato e futuro, perché il futuro porta con sé quella creatività di cui il passato è privo. Al futuro sono associati il desiderio e la speranza e sono queste le dimensioni che allargano la prospettiva dell’avvenire. “La chiusura del futuro è l’estinzione della speranza, che è la struttura portante della condizione umana in quanto fonda e rende possibile la vita come orizzonte aperto”.
La perdita della possibilità  di progettare a lungo termine può mettere in crisi la nostra capacità di sperare ed è facile spaventarsi e volersi ritirare in un eterno presente, anche intervenendo sul proprio corpo. Tale perdita avviene in due condizioni della nostra esistenza: la prima riguarda esclusivamente le donne che sono chiamate ad affrontare il difficile passaggio della menopausa. Saper di non poter più generare è un vero e proprio lutto per le donne e molte vivono periodi di forte depressione. L’altra riguarda tutti ed è il periodo della vecchiaia in cui appunto la possibilità reale di progetti a lungo termine chiaramente è limitata. Ma in entrambi i casi ciò che non è mai limitata è la possibilità di essere creativi. E la creatività è futuro a tutte le età. Saper riorganizzare continuamente se stessi, le proprie risorse, le proprie forze, il proprio tempo  non è forse questa la vera giovinezza?

Articolo tratto dal sito Ottopagine.it

Rallentare il processo di invecchiamento si può? Meditate gente meditate...



In questo video Deepak Chopra spiega come rallentare il processo di invecchiamento e ridurne gli effetti collaterali sul livello di salute. Nel video sono suggerite 3 specifiche azioni per 'riscrivere' il modo di percepire il tempo e influenzare di conseguenza il processo di invecchiamento del corpo. "Si tratta di abitudini che ho sperimentato in prima persona con grande soddisfazione per i risultati ottenuti.  In questo momento ho 65 anni e non li sento per niente, non prendo medicine, non sono mai stato ricoverato o sottoposto ad interventi chirurgici, provo gioia e pace e sono giovane 'internamente'. Questi sono tutti effetti della mia 'relazione' con il tempo".
Deepak Chopra è un medico indiano, grande sostenitore degli effetti benefici delle tecniche meditative sulla salute.

Vantaggi dell'età. 8

Adulti e anziani privilegiano selettivamente immagini e ricordi positivi mentre i giovani tendono a fare il contrario: è quanto emerge da uno studio pubblicato su Psychological Science e condotto su 150 soggetti di varia età da due noti psicologi americani, Michael Kisley dell'Università del Colorado e Stacey Wood del californiano Scripps College. A ciascuno dei partecipanti è stata proposta la visione di una serie di immagini, alcune delle quali catalogate come “positive”, altre come “neutre” e altre ancora come “negative”. Le reazioni psicologiche venivano intanto osservate attraverso un monitoraggio del cervello.
E' risultato che, in percentuali significative, i giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni soffermavano di preferenza la loro attenzione sulle immagini, e sulle conseguenti emozioni, di carattere negativo (un incidente automobilistico o un gatto morto sull'asfalto). Questa tendenza, conosciuta e studiata, è nota con il nome di negative bias, cioè di “inclinazione negativa” o “pregiudizio negativo”.
Al contrario, i soggetti di età superiore ai 55 anni hanno privilegiato, in percentuali altrettanto se non ancor più significative, le immagini e le emozioni di segno positivo, come un bel paesaggio o un cono di gelato al cioccolato. Se ne può dedurre (anche se trarre conclusioni definitive da una singola ricerca sarebbe avventato) che con l'età s'impara gradatamente a focalizzarsi maggiormente sulle emozioni “buone” e a depolarizzarsi rispetto a quelle “cattive”.
Ricercare una causa di questa legge piuttosto stravagante potrebbe portare a un cortocircuito interpretativo. Gli anziani, più ottimisti, saranno portati a credere che la vita diventa tanto più bella quanto più la si vive. I giovani, più pessimisti, parlando degli anziani diranno invece che gli dèi si prendono gioco degli uomini, facendo loro apparire il futuro tanto più roseo quanto più il tempo che resta si restringe.

Bellezza, giovinezza ed efficienza: se mitizzati sono cultura di morte

Il mito della bellezza, dell'eterna giovinezza e dell'efficienza a tutti costi è “una cultura di morte”. A lanciare questo monito è stato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, oggi celebrando a Genova la Giornata mondiale del Malato. 

"Una certa cultura, sviluppata soprattutto nell'Occidente, individualista, liberista, sfrenata nell'affermare i diritti veri o presunti di ogni individuo – ha sottolineato - Una cultura che insegue soprattutto il mito del successo, del benessere, del godimento, dell'efficienza, dell'eterna bellezza e giovinezza (quali stupidaggini!) una cultura di morte, una cultura disumana, perché in nome dell'efficienza e della prestanza fisica taglia le ali dell'umanità e della società”; proprio il mondo dei bambini e degli anziani.

E, ha ricordato, "una società che trascura le parti più fragili, più deboli e bisognose del proprio corpo sociale si condanna a non volare". Tanto più, ha ancora sottolineato Bagnasco, che invece di pensare a sostenere la famiglia, oggi invece questa stessa società “spinge a uccidere la vita nascente” e "trascura, anche pesantemente, chi non è più efficiente in termini generali ed è segnato dalla malattia, dal limite fisico e dagli anni".

Tutte considerazioni che hanno spinto il presidente della Cei a sollecitare il governo perché intervenga, in quanto le politiche per la famiglia sono “urgentissime”. "Dobbiamo avere fiducia, alzare la voce, insieme, sapendo di chiedere non privilegi ma il bene della società intera - ha esortato dal pulpito - chiedendo ad alta voce delle politiche efficaci, incisive, pronte, urgentissime perché l'ala dei bambini e l'ala dei vecchi, degli anziani e dei malati possano essere curate e custodite come patrimonio preziosissimo: una è il futuro e l'altra l'esperienza e la saggezza".

Fonte: articolo riportato da La Stampa Vatican Insider

Pensiamo all'invecchiamento con leggerezza e umorismo

E' difficile invecchiare bene se non riusciamo a pensare alla vecchiaia in termini anche positivi. Serve un piccolo aiuto per trovare qualche vantaggio della terza e quarta età? Lasciamoci ispirare da un sito americano, che ha pubblicato un lungo elenco di benefici. Vi riportiamo i primi, con la consapevolezza che umorismo, autoironia e allegria sono strategie elettive per vivere bene, a qualunque età e in qualsiasi circostanza. Buona lettura!

Passata una "certa età",

1) quando sei al volante, le persone in strada si spostano per lasciarti libero il passaggio
2) sei esentato dallo studio della storia: c'eri!
3) i cibi che non ti piacciono hanno lo stesso gusto di quelli che ti piacciono
4) dire che ti sei dimenticato è una scusa che tutti accettano senza contestazioni
5) saresti uno dei primi ostaggi ad essere liberato
6) non sei obbligato a pagare per avere la garanzia estesa, sei certo che non ci sarai più prima di averne bisogno
7) quanto hai speso in assicurazione sanitaria comincia a dare i suoi frutti
8) puoi mentire sulla tua età, ora che sei autorizzato a dimenticarti che cosa sia
9) i tuoi segreti sono al sicuro: i tuoi amici e coetanei non li ricordano
10) puoi evitare di spender quattrini in lingerie sexy, iscrizioni a maratone e palestre, kit di gravidanza...
11) i tuoi amici sono troppo miopi per accorgersi che non ti sei truccata
12) tutto ciò che compri, non arriverà ad usurarsi
13) puoi divertirti a cercare gli annunci mortuari dei tuoi nemici
14) tuo marito continua a russare, ma tu non ne sei più disturbata: non lo senti!
15) le tue articolazioni sono più accurate e precise di qualsiasi meteorologo
16) puoi spegnere la tua protesi acustica quando parlano di qualcosa che ti annoia o irrita
17) puoi dimenticarti di chi è il presidente del consiglio (attuale, precedente, ...)
18) puoi risparmiare sul dentifricio
19) è sempre più difficile che ti sottopongano a ispezioni corporali alla dogana
20) avendo meno capelli, hai meno capelli grigi da contare.

Nello sport si è anziani a 40 anni. E, da "anziani", si può continuare a vincere!

Per Kimiko Date, l’highlander tascabile del tennis che a 43 anni ancora vince partite sul circuito femminile, la ricetta della longevità sta tutta nel verso di un haiku: «Cibo giapponese, molta acqua, tè verde. E almeno nove ore di sonno al giorno». Secondo Dino Zoff, che a 40 anni ha vinto un mondiale leggendario, «prima di tutto ci sono le motivazioni. Certamente è necessario aver fatto vita d’atleta per mantenersi integro e il dna conta. Ma c’è anche il piacere di fare attività sportiva, che dopo una certa età si apprezza ancora di più».

Continuare a vincere quando l’anagrafe consiglierebbe altre attività - la cura della discendenza, le telecronache dei trionfi altrui, l’uncinetto - è un’arte che gli atleti praticano sempre di più. Armin Zoeggeler, certo, ma non solo. E non solo in sport poco usuranti. Silvio Branco, anni 47, dodici titoli mondiali sparsi in quattro categorie di peso nel pugilato, sul ring è salito da giovanissimo, perché faticava a crescere, e non ha ancora deciso di scendere. «Mi chiamavano “schizzo”, pesavo 38 chili – racconta - ma sono cresciuto fino ad un metro e 88 e ho vinto titoli dai 72 ai 90 chili di limite: non mi sono risparmiato. Il segreto è non imborghesirsi, anzi, non “incivilirsi”, non rinunciare ai sacrifici. La molla che mi spinge ormai non sono i titoli, né i soldi, ma il fatto che se in palestra mi confronto con i pugili di 25 o 30 anni, il migliore resto ancora io: in Italia e nel mondo. Ho vinto due volte il “Golden Hercules” come miglior corpo nel mondo della boxe, ma è la mia mente che è no limits».

Ci vogliono fisici celestiali, cervelli cannibali, «e una straordinaria capacità di reagire agli infortuni e alle sconfitte», concorda Maurizio Zennoni, il medico di un altro boxeur senza età come Giacobbe Fragomeni. «Però ci sono anche metodologie di allenamento e di recupero che oggi consentono a chi una volta subiva infortuni “definitivi” di tornare a gareggiare, come nel caso di Giacobbe». Il dottor Luca Gatteschi fa parte dello staff della nazionale di calcio e punta il dito sull’intelligenza. «Per vincere da “anziani” bisogna essersi gestiti bene da giovani», spiega. «E capire che a 40 anni non ci si può allenare come a 20. Bisogna puntare sulla qualità, mirare magari alla pulizia del gesto più che sulla quantità. A 20 anni si recupera in fretta anche da un allenamento sbagliato, a 40 un quarto d’ora di troppo può causare problemi».

«Negli ultimi anni - prosegue Gatteschi - lo sport ha lavorato soprattutto sul recupero dagli infortuni e sull’alimentazione, perché si è capito che l’alimentazione è un complemento fondamentale della preparazione. La genetica poi agisce anche a livello mentale, aiuta a fare le scelte giuste. E l’atleta esperto può contare su schemi motori che si sviluppano nel tempo». Elena Casiraghi, ex canoista azzurra, specialista in nutrizione e integrazione dello sport, sottolinea l’importanza del carburante. «Alla fine la chiave è tentare di rallentare l’invecchiamento biologico, che colpisce tutti. Con l’età calano gli ormoni e diventa più facile infortunarsi, il segreto è un’alimentazione antinfiammatoria, quindi ricca di pesce, specie di mari freddi, di olio extra-vergine d’oliva, cibi che contengono i famosi omega 3. Va ridotta la quantità di pasta e pane, favorita l’assunzione di frutta e verdure ricche di colore, segno della presenza di elementi antiossidanti. E poi mirtilli e cacao per aumentare la lucidità mentale, che per un atleta è fondamentale». Un esempio di come si può sfidare l’età nutrendosi con saggezza? «Rossano Galtarossa, il canottiere che seguo, e che a 40 anni fa gli stessi tempi di quando ne aveva 18». Ragionare a tavola, per non invecchiare in campo e in pista.

Fonte: La Stampa (articolo a firma di Stefano Semeraro)
Nella foto: Oscar Gomer Swahn, tiratore svedese tre volte campione olimpico nel tiro. Ha vinto l'oro alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912 (lui aveva 64 anni)  ed ha partecipato alle Olimpiadi fino all'età di 72 anni (vincendo un bronzo, Anversa 1920).

Vantaggi dell'età. 7


Il complesso rapporto tra sonno e invecchiamento. 2

Il sonno, o la sua mancanza, sembra interessare quasi ogni aspetto della fisiologia umana. Uno studio pubblicato recentemente su Aging Cell e condotto (su animali) da Nirinjiini Naidoo, professore della Divisione di medicina del sonno della Scuola di Medicina Perelmann della University of Pennsylvania, ha mostrato per la prima volta l'effetto della privazione di sonno sui tessuti periferici, in modo particolare il pancreas. Naidoo ha dimostrato che lo stress nelle cellule pancreatiche, causato della privazione del sonno, può contribuire alla perdita o alla disfunzione di queste cellule importanti nel mantenere corretti i livelli di zucchero nel sangue, e che tali funzioni possono essere esacerbate dal normale invecchiamento.
"L'effetto combinato di invecchiamento e privazione del sonno provoca una perdita di controllo dello zucchero nel sangue che ricorda il pre-diabete, nei topi", dice Naidoo. "Ipotizziamo che gli esseri umani più anziani potrebbero essere particolarmente sensibili agli effetti della privazione del sonno sullo sconvolgimento dell'omeostasi del glucosio attraverso lo stress delle cellule". La privazione acuta del sonno causa aumento dei livelli plasmatici di glucosio sia nei giovani, che nei vecchi. Mentre però gli animali giovani rimangono tolleranti alle difficoltà con il glucosio, migliorando il controllo dello zucchero nel sangue, gli animali anziani sono diventati iperglicemici e non sono riusciti a mantenere adeguate concentrazioni plasmatiche di insulina nel sangue.

Questo studio è stato finanziato dal National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases, dal National Institute on Aging e dalla Ellison Medical Foundation.
 
Riferimenti: Nirinjini Naidoo, James G. Davis, Jingxu Zhu, Maya Yabumoto, Kristan Singletary, Marishka Brown, Raymond Galante, Beamon Agarwal, Joseph A. Baur. Aging and sleep deprivation induce the unfolded protein response in the pancreas: implications for metabolism. Aging Cell, 2013; DOI: 10.1111/acel.12158

Il complesso rapporto tra sonno e invecchiamento. 1

Al contrario di quanto generalmente pensato, anche dai medici, la qualità soggettiva del sonno sembra migliorare nel corso della vita. E' il sorprendente risultato di uno studio, pubblicato sulla rivista "Sleep", che ha esaminato i tassi di disturbi del sonno e di stanchezza diurna riferiti da 155.877 cittadini adulti degli Stati Uniti che hanno partecipato a un sondaggio telefonico casuale.

"Questi risultati ci obbligano a ripensare ciò che sappiamo circa il sonno nelle persone anziane, uomini o donne che siano", ha detto Michael Grandner, autore principale dello studio. L'intento originale dello studio era quello di confermar l'ipotesi che l'invecchiamento è associato a un progressivo aumento dei problemi relativi al sonno, ricorrendo al campione più grande e più rappresentativo mai utilizzato in questo tipo di ricerche. Invece, i risultati hanno sfidano la diffusa convinzione che la difficoltà a dormire è maggiormente percepita dagli più anziani, e la parallela tendenza da parte dei medici di ignorare questi disturbi considerandoli un elemento normale dell'invecchiamento. Nell'indagine, agli intervistati è stato chiesto di riferire la presenza di eventuali disturbi del sonno o di stanchezza durante il giorno. Il sondaggio ha inoltre registrato razza, reddito, istruzione, eventuale umore depresso, stato generale di salute e quando era stata effettuata l'ultima visita medica.

I problemi di salute e una condizione di depressione sono risultati associati a un sonno di scarsa qualità e le donne hanno riferito la presenza di disturbi del sonno e di stanchezza più degli uomini. Ma fatta eccezione per un incremento di problemi relativi al sonno durante la mezza età  -  peraltro sempre più pronunciato nelle donne rispetto agli uomini - la qualità del sonno migliora costantemente per tutta la vita. O almeno è così che le persone hanno riportato la loro sonno. "Anche se la qualità del sonno fra gli anziani americani in realtà appare peggiore rispetto a quello nei giovani adulti, i sentimenti soggettivi verso di esso continuano a migliorare con l'età", ha detto Grandner, del Centro per il sonno e la neurobiologia dei ritmi circadiani dell'Università della Pennsylvania. "Una volta depurati i dati da fattori come malattia e depressione, le persone più  anziane dovrebbero segnalare un sonno migliore: se ciò non avviene dovrebbero parlarne con il loro medico e non semplicemente ignorare il problema."

Fonte: Le Scienze

Esiste una cura per l'invecchiamento?

La propone David Sinclair in una lezione (in inglese) a Ted (Sydney, 2013).
Buon ascolto.

I vecchi...

 
 
 
I vecchi dovrebbero essere esploratori.
T.S. Eliot

 

 

 

Dieu me pardonnerai, c'est son metier

"...Perché dopotutto, per quanto minuscolo sia ogni individuo, ogni "essere", lui/lei/esso è un oggetto attraverso il quale la vita si esprime e traccia qualche genere di segno tangibile nel mondo. La maggior parte degli essere umani lascia il proprio patrimonio genetico racchiuso in altri esseri umani, altri nelle cose che hanno costruito, tutti indistintamente nelle cose che hanno costruito, tutti indistintamente nelle cose che hanno fatto: avranno insegnato o torturato, costruito o bombardato, piantato un giardino o abbattuto alberi, e tutto l'ambiente in cui viviamo, le città, la campagna, i deserti - tutto quanto! - è la somma di quei contributi, utili o dannosi, provenienti dall'innumerevole sciame di individui che ci hanno preceduto, e a cui noi stessi aggiungiamo il nostro granello di sabbia. Pensare che la nostra esistenza non abbia senso, una convinzione che certe persone religiose attribuiscono agli atei, sarebbe dunque assurdo: dovremmo invece ricordare che ogni esistenza apporta il proprio contributo, quasi invisibile ma concreto, verso il bene o il male, ed è per questo che andrebbe condotta nel mondo più giusto. E dunque una singola vita è abbastanza interessante da meritare di essere analizzata...
Ciò che muore non è il valore di una vita, bensì il contenitore consumato (o danneggiato) del sé, insieme alla consapevolezza della sua stessa esistenza: scompare nel nulla, è così per tutti. ed è questo che appare tanto sconcertante a un osservatore esterno, perché, tranne quando scivola via durante una fase di incoscienza, una persona prossima alla morte è ancora completamente viva e completamente se stessa. Ricordo di aver pensato, mentre sedevo al capezzale di mia madre: "Ma non è possibile che stia morendo, è ancora tutta qui". Le sue meravigliose parole, che si sono poi rivelate anche le ultime, sono state "E' stato assolutamente divino"... Non c'è dubbio che a tutti piaccia l'idea delle ultime parole, perché riescono ad ammorbidire lo shock... uno dei motivi per cui mi sono rammaricata di non credere in Dio è proprio il fatto che non potrò, in tutta franchezza, citare la frase:"Dieu me pardonnerai, c'est son metier", parole che mi hanno sempre fatto ridere e che, tra l'altro, contengono un meraviglioso buonsenso. Quello che mi piacerebbe dire è: "Va bene così. Non mi importa di non sapere". E per quanto possa sembrare sciocco, confesso di continuare a sperare che l'occasione giusta per quella frase non si affretti troppo a venire.

Tratto da: Da qualche parte verso la fine, pubblicato in Italia da BUR. La scrittrice, Diana Athill, editor tra le più importanti al mondo, ha scritto questo libro a 92 anni

Vantaggi dell'età. 6


Non esiste un unico invecchiamento, ma tanti, anche molto diversi.

"Ho cominciato a scrivere questo libro nel giorno del mio ottantunesimo compleanno. Che cosa mi ha indotto a farlo? Le ragioni sono state essenzialmente tre.
La prima è legata all'insegnamento della Psicologia dello sviluppo che per oltre cinquant'anni ho svolto nell'Università di Padova...è dunque anzitutto un interesse di tipo professionale che mi ha indotto a concentrare l'attenzione su quella che viene oggi generalmente indicata come "la terza età" e su quanto di rilevante la ricerca scientifica è stata sinora in grado di dirci.
Una seconda ragione è di carattere più personale. Sono entrato io stesso da qualche tempo in questa "terza età", ed è dunque naturale che mi sia trovato a riflettere sull'esperienza che sto vivendo, a notare ciò che in me si va trasformando e ciò che invece permane, a osservare come vivono questa stessa esperienza i miei coetanei (...). Ho constatato così che, se alcuni di essi sono andati incontro a un rapido declino, hanno perso slancio vitale e ristretto sempre più il campo delle loro attività e dei loro interessi, inoltrandosi in una vecchiaia che potremmo definire "grigia", altri invece sono rimasti attivi, creativi, aperti alle novità, socialmente e politicamente impegnati, animati da una ricchezza di interessi culturali, artistici, sociali...
Ed ecco la terza ragione: ho ritenuto utile rendere anche altri partecipi di queste mie riflessioni, nonché delle conoscenze sugli aspetti psicologici della terza età che ho avuto modo di acquisire..."

Per scoprire quali sono i "segreti" per un invecchiamento creativo e positivo, secondo il rimpianto Prof. Guido Petter, vi invito alla lettura di una delle sue ultime opere, una sana, godibile lettura: Per una verde vecchiaia, Giunti, 2009.

Vantaggi dell'età. 5

La mezza età è quando smetti di crescere alle estremità e cominci a crescere nel mezzo. Anonimo
 
 
 

Vantaggi dell'età. 4

L'unica cura per l'acne giovanile è la vecchiaia.
Totò
 
 
 
 

Aggiungi più vita agli anni. Un utile vademecum

La Regione Lazio e la Ausl di Viterbo hanno realizzato una guida per aiutare le persone ad arrivare in salute alle soglie della terza età. Si chiama “Aggiungi più vita agli anni” ed è scaricabile online.
Il vademecum contiene numerosi consigli utili per migliorare lo stile di vita quotidiano, e riporta anche i risultati dello studio effettuato nell'anno 2012 dal sistema di sorveglianza Passi d’argento sulla popolazione laziale con più di 64 anni.
Come viene spiegato nella guida, invecchiare bene è un processo che si costruisce ben prima dei 65 anni. Ed è proprio per questo motivo che la Regione Lazio e la Ausl di Viterbo hanno voluto mettere in campo questa iniziativa
“Invecchiamento attivo – spiega la dottoressa Filomena Trovato della Ausl di Viterbo, una degli autori della guida – significa arrivare a questo traguardo in buona salute e partecipare pienamente alla vita della collettività. Una società che favorisce l’invecchiamento attivo si prende cura delle persone anziane, pensando contemporaneamente al futuro delle giovani generazioni”.
I dati riportati nel vademecum sono stati raccolti grazie al contributo di oltre duemila persone over 65 e di circa 100 operatori sociali e sanitari del Lazio. Grazie a loro è stato possibile completare questa indagine dai contenuti utili e interessanti.
Nella guida, particolare attenzione viene dedicata all’alimentazione. Fra le raccomandazioni, c’è anche quella di mangiare almeno 5 porzioni di frutta al giorno. Questo accorgimento, spiega il vademecum,  “aiuta a prevenire i problemi di cuore, alcuni tumori e molte altre malattie”.
Nell’ultima parte di “Aggiungi più vita agli anni”, inoltre, vengono riportati i numeri e gli indirizzi di tutte le strutture, presenti sul territorio della Ausl di Viterbo che erogano servizi per la salute.

Fonte: Bussola sanità

Vantaggi dell'età. 3

 

Non è mai troppo tardi per imparare

Imparare spagnolo o cinese è utile anche in età matura: lo rimarca una ricerca appena pubblicata da Brain and Language: imparare una seconda lingua stimola la crescita di nuove cellule e connessioni nel cervello anche nei più grandi, quindi è un apprendimento da incentivare a ogni età.

«L’esposizione a due idiomi entro i tre anni, cioè il bilinguismo “simultaneo”, regala vantaggi in alcune funzioni cognitive come la flessibilità nel passare da un compito all’altro o la capacità di ignorare stimoli che distraggono» osserva Paola Bonifacci, responsabile del Laboratorio per la valutazione dei Disturbi dell’Apprendimento (Lada) dell’Università di Bologna ed esperta di bilinguismo. Ma i vantaggi si registrano anche in età avanzata.
«Sappiamo che nei bilingui simultanei il decadimento cognitivo è rallentato, ma abbiamo poche informazioni certe su chi apprende da adulto e oltre. Tuttavia non è mai troppo tardi: studiare una nuova lingua aiuta a tenere la mente allenata. A patto di organizzare poi una vacanza, meglio ancora un soggiorno di qualche mese nel Paese in cui viene parlata, per usarla davvero».

Fonte: Io donna

Vantaggi dell'età. 2


La trama e gli apprendimenti della vita

In un suo splendido saggio, Schopenhauer scrisse che, una volta raggiunta l'età matura, guardando indietro alla propria vita può sembrare di riconoscerne una direzione, una trama, quasi come se fosse stata elaborata da uno scrittore. Eventi che apparsero in occasione del loro accadimento come totalmente accidentali e incidentali si sono poi trasformati diventando elementi essenziali nella composizione della vita...

Un altro modo, ugualmente sorprendente, di guardare indietro alla propria storia è aprire a caso un'agenda o un diario di tanti anni addietro. Rimarrete a bocca aperta. Cose che vi sembrerà d'aver capito o realizzato solo recentemente, in realtà erano già lì, tanti anni prima.

Sono proprio questi elementi le traccie e i temi portanti della vostra vita.

Joseph Campbell

Segreti per vivere bene

La ricerca scientifica ha scoperto che le malattie croniche tipiche della terza età sono dovute a processi infiammatori. Diabete, patologie cardiovascolari e neurodegenerative, cancro sono i big killer dell'anziano, ma sono soprattutto i responsabili di un invecchiamento non sano. I processi infiammatori modificano il genoma, causando delle mutazioni ai geni che lo compongono, ma agiscono in combinazione con l'azione degli stili di vita che adottiamo e l'ambiente in cui viviamo. Quindi possiamo facilmente intervenire almeno su una delle componenti che modulano l'invecchiamento: come viviamo. Non fumare, mangiare poco, ridurre le proteine animali, fare movimento fisico sono quattro scelte semplici e che costano poco alla singola persona e quasi nulla alla comunità. Inoltre alcune di queste azioni possono essere intraprese anche a tarda età. Per esempio il movimento fisico. È dimostrato che 30 minuti di camminata al giorno a qualunque età aumenta dell'1% all'anno lo spessore dell'ippocampo anteriore.

Inoltre se al moto aggiungiamo attività di brain-training (esercizi di logica, sudoku, rebus etc.) e la socializzazione, la percentuale di crescita aumenta in modo significativo. Se l'ippocampo è ricco di cellule ed ha uno spessore consistente (come si può rilevare con la risonanza magnetica) aumenta la nostra memoria e le nostre capacità cognitive in genere. Anche l'alimentazione è un fattore di healthy aging a qualsiasi età, e la restrizione calorica in primis. Tutto questo è la base della ricetta per una longevità sana, che garantisca "non solo più anni alla vita, ma più vita agli anni", per citare le parole di Rita Levi Montalcini, modello amatissimo di splendida vecchiaia.
Fonte: per leggere l'articolo originale, qui riportato in parte, scritto dal Prof. Sergio Pecorelli per Repubblica Salute, cliccare qui

Vantaggi dell'età. 1


Memorylab

il laboratorio della memoria