Lowen. L'enigma della sfinge.

L’enigma della sfinge (quale è l’essere che cammina prima con quattro zampe, poi con due e quindi con tre?) contiene alcune chiavi importanti per la comprensione della natura umana se la nostra analisi va al di là della risposta di Edipo.
Edipo disse che l’uomo era l’animale che al mattino (nell’infanzia) cammina a quattro zampe, a due a mezzogiorno (età adulta) e a tre gambe la sera (la vecchiaia). Anche se questa è la risposta giusta all’enigma, la domanda più importante rimane in sospeso: Quale è la natura di questa creatura che ha modi diversi di stare o di essere al mondo? Ho affermato prima che Edipo si sentiva in colpa per l’arroganza della sua conoscenza; pensava di sapere. Nessuno è tanto cieco quanto chi pensa di sapere.
Esaminiamo i tre stadi della vita di un essere umano per vedere cosa significano. Da bambino, quando cammina a carponi, l’uomo è come gli altri animali. L’animale è caratterizzato dal modo in cui vive pienamente la vita del corpo, seguendo liberamente i suoi istinti e conoscendo soltanto il bisogno di soddisfare ciò che vuole e desidera. Anche il bambino è così… Il secondo stadio comincia prima che finisca il primo. Rappresenta la fase dell’esistenza dell’uomo in cui egli è più umano, è lo stadio cioè dell’acquisizione del linguaggio. L’uso del linguaggio è la caratteristica più specificatamente umana… L’enigma della Sfinge aggiunge un terzo stadio alla vita dell’uomo. Senza questo terzo periodo sembrerebbe fosse nostro destino condurre un’esistenza divisa. Quale è il significato del terzo stadio, quando l’uomo cammina su tre zampe? È davvero una strana creatura, né uomo né bestia; o forse, a questo punto, è uomo e bestia come la Sfinge. Ci vuole sempre un terzo termine per capire dualità e contraddizioni. In dialettica questo termine è chiamato sintesi e rappresenta la riconciliazione a un più alto livello dell’opposizione esistente tra tesi e antitesi. La nascita e la morte, per esempio, possono essere viste come un rapporto dialettico che nasce dalla vita. La sintesi è la rinascita o nuova vita, che emerge dalla loro interazione. Senza nascita e morte, non ci sarebbe rinascita e nuova vita.
Il vecchio non può più sostenersi su due gambe, quindi ha un bastone. Non può aspirare a essere divino. Si avvicina alla fine del viaggio ed è stanco. Accetta la sua mortalità e così la morte perde il terrore. Dai vecchi spesso la morte è considerata un riposo meritato, una fine gradita della fatica della vita, un ritorno alle origini…
(…) Quale è la prospettiva temporale nel terzo stadio della vita? Se il bambino vive nel presente e l’adulto nel presente e nel futuro, dove vive il vecchio? Quando si diventa vecchi e la vista diminuisce, il futuro si sbiadisce, il presente si oscura, ma il passato diventa vivo e reale. È tipico dei vecchi guardare indietro nel tempo. è davvero un fenomeno sorprendente. Significa che i vecchi sono il nostro legame con il passato e hanno così una funzione molto importante nella società. Il passato può essere letto sui libri, ma quando è raccontato da una persona anziana che lo ha vissuto, ha una realtà diversa”.


Da: Alexander Lowen. Paura di vivere, Astrolabio, 1982

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