Elogio all'imperfezione.

Questo articolo, a firma di Bettina Rheims (una fotografa straordinaria, che ha immortalato la bellezza di donne bellissime, vip e non, degli ultimi trent'anni) è pubblicato sullo speciale bellezza del Corriere della Sera).

Aveva poco meno di vent’anni, Monica Bellucci, quando la incontrai per la prima volta. Non era ancora famosa, faceva la modella e la sua carriera di attrice era all’inizio. Mi colpì molto. La sua non era semplice bellezza, era qualcosa di più: Monica era (ed è tuttora) una donna generosa, aperta agli altri. Credo che la bellezza sia questo: vivere al di fuori di se stessi, entrare in comunicazione con l’altro da sé, avere la capacità di darsi. È solo così che un bel volto smette di essere solo un bel volto e diventa qualcosa di universale.

Nella mia lunga carriera di artista ho fotografato centinaia di donne. La bellezza femminile ancora oggi mi incuriosisce proprio per la sua complessità. E ad attrarmi è soprattutto l’imperfezione: è la «mancanza» che ci attira. È la lacuna che ci richiama a sé, lasciando il vuoto necessario affinché entri «l’altro». La bellezza, per esistere, ha bisogno di fantasia. Perciò, a distanza di secoli, la Gioconda continua a far impazzire il mondo. Ecco perché, secondo me, oggi possiamo considerare Kate Moss come massima espressione della bellezza. È una bellezza imperfetta perché viviamo in un mondo imperfetto. O, meglio, difficile: non è facile oggi per i giovani vivere, lavorare, amare. E la bellezza diafana e fragile di questa donna rappresenta il mondo attuale. La fragilità e la complessità: Kate impersona le contraddizioni di cui tutti, oggi, siamo intimamente consapevoli. Trent’anni fa avevamo Catherine Deneuve: elegante, sofisticata, emblema di un mondo più accomodante per i giovani capaci e di belle speranze.

Ma le icone cambiano, i simboli si adeguano. Ci sono donne che riescono ad invecchiare senza risentimento e restano belle per tutta la vita. Altre che, invece, si vedono sfiorire, consumate dalle disillusioni. Credo che amare la vita, continuare ad avere fiducia, ci mantenga belli. L’ambizione a rimanere sempre giovani non ci preserva, anzi, ci erode. Ci sono donne che vivono stagioni di massimo splendore. Ricordo che incontrai Sharon Stone all’epoca di Basic Istinct e, con la consumata esperienza di chi ha fatto della bellezza una professione, posso dire che lei è stata (in quel momento) la donna più bella che io avessi mai visto. Sharon splendeva, letteralmente. Riluceva di un calore impercettibile, che non è solo fascino: è consapevolezza, è intelligenza. È il saper cogliere il momento: in ognuna di noi ci sono delle stagioni propizie. Riconoscerle è un’arte.

Fonte: www.corriere.it/cronache/08_novembre_03/

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