La frase del titolo è di Euripide e noi, ancora oggi, non abbiamo incorporato il suo messaggio: attendersi l’inatteso.
Come scrive Morin nel suo bel libro sui saperi necessari per il futuro, "La fine del XX secolo è stata tuttavia propizia, per comprendere l’irrimediabile incertezza della storia umana. I secoli precedenti hanno sempre creduto in un futuro o ripetitivo o progressivo. Il XX secolo ha scoperto la perdita del futuro, cioè la sua imprevedibilità. Questa presa di coscienza deve essere accompagnata da un’altra, retroattiva e correlativa: quella secondo cui la storia umana è stata e rimane un’avventura ignota. Una grande conquista dell’intelligenza sarà, infine, quella di potersi sbarazzare dell’illusione di predire il destino umano.
L’avvenire resta aperto e imprevedibile. Certo, esistono determinazioni economiche, sociologiche ed altre ancora nel corso della storia, ma sono in relazione instabile e incerta con innumerevoli casi ed eventi che fanno deviare e sviare il suo corso".
Edgar Morin, I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Cortina, 2001