Lavorare 5 anni in più riduce del 10% la mortalità per cancro e malattie cardiovascolari. Come dire: andare in pensione accorcia la vita, mentre restare attivi la allunga. Parte da questo dato, frutto di uno studio sulla popolazione greca pubblicato nel 2008 sull''American Journal of Epidemiology', il dibattito promosso dalla Fondazione Carlo Erba con il convegno 'Essere anziani oggi: età anagrafica o età biologica?'. Un evento in corso a Milano nella sede di Assolombarda, con l'intervento di numerosi esperti che lanciano alla classe politica della Penisola un appello a riflettere sul futuro.
Nel mondo occidentale - ricordano gli specialisti - il XXI secolo è il secolo degli anziani, basti pensare che i cittadini under 15 rappresentano in Europa appena il 20% della popolazione. Qualche numero italiano. Oggi nello Stivale la vita media ha raggiunto i 78 anni per gli uomini (era di 50 anni nel 1920) e gli 84 per le donne (51 nel 1920), tanto che una bimba del Duemila su 4 ha la probabilità concreta di arrivare a spegnere in scioltezza 90 candeline. E ancora: gli over 65, da 6 milioni che erano nei primi anni '70, oggi sono raddoppiati e nei prossimi trent'anni potrebbero triplicare; quanto poi agli ultrasessantenni, sono ormai quasi 10 milioni e 'copriranno' un terzo della popolazione nazionale nel 2018. Data entro la quale gli over 80 saranno aumentati al ritmo di 75 mila all'anno: una nuova mini-città di 'tempie grigie' che si materializzerà lungo il Paese.
Una carica di anziani che però, complici i progressi medici e tecnologici, spesso di vecchio hanno solo la carta d'identità. Le statistiche fotografano infatti un'esercito di settantenni attivi, prestanti, capaci e ansiosi di produrre. E così le cifre, unite ai risultati della ricerca greca, "invitano a riflettere su quanto sia necessaria per l'anziano una riconversione produttiva dall'ozio all'impegno", afferma Giorgio Annoni, geriatra dell'università di Milano-Bicocca e responsabile del comitato scientifico della Fondazione Carlo Erba. "Un coinvolgimento motivato - fa eco Roberto Rettani, presidente della Fondazione - può rappresentare il superamento di uno stereotipo che vede nella vecchiaia una stagione improduttiva della vita". Ma "tale superamento - avverte - dovrà essere accompagnato dalla capacità da parte della classe politica e dirigente di delineare una strategia efficace sul piano dell'economia, del welfare, dei meccanismi di solidarietà intergenerazionale". Insomma "un'equazione complessa, ma risolvibile", è convinto l'esperto.
Fonte: ADN Kronos