L’invecchiamento è diventato la paura maggiore di tutta una generazione. Ciò che noi temiamo individualmente la società lo predice demograficamente. Somme immense vengono spese per estirpare le cause dell’invecchiamento e per ritardarne l’arrivo. Ciò nonostante, la vecchiaia avanza con il passo regolare della statistica. I prossimi decenni saranno sempre più dominati dalla popolazione anziana. Non sappiamo se il ventunesimo secolo sarà rinverdito o meno dalla consapevolezza ecologica, ma di sicuro sarà ingrigito da una popolazione sempre più vecchia. Le nazioni sviluppate stanno invecchiando rapidissimamente; alcune, con l’estendersi della longevità, non riescono neppure a compensare le morti con le nascite. L’imperitura lotta di classe tra ricchi e poveri diventerà, nel nuovo secolo, una lotta tra Vecchi e Giovani.
Nel suo stupendo libro, America the Wise, Theodore Roszak attende con gioia il trionfo dei vecchi. Il semplice fatto che siano così numerosi potrebbe rivoluzionare la società, aiutandola a passare dal nostro predatorio capitalismo e dallo sfruttamento ambientale a quella che Roszak definisce “la sopravvivenza del più mite”. La sempre crescente percentuale di anziani nella popolazione fa pendere la bilancia in favore di valori che, secondo Roszak, stanno a cuore agli anziani: l’alleviamento delle sofferenze, la nonviolenza, la giustizia, l’accudimento e la conservazione della salute e della bellezza del pianeta”.
Ciascuno di noi può contribuire a promuovere la visione di Roszak: innanzitutto esorcizzando l’idea morbosa di vecchiaia che mantiene i cittadini anziani paralizzati nella depressione, immeschiniti dalla rabbia e alienati dalla loro vocazione di antenati; in secondo luogo, ripristinando l’idea di carattere, che rafforza la fede nell’unicità dell’individuo come forza strumentale capace di influire su ciò che ciascuno apporta al pianeta.
L’indagine approfondita del carattere che possiamo condurre invecchiando ci porta in una terra inesplorata. Le mappe correnti della vecchiaia, che non tengono conto del carattere, sono piene di dati oggettivi ma piatte, senza vette di ispirazione e profondità di anima; mentre gli scritti sul carattere si presentano non tanto come guide alle miniere e alle sorgenti della natura umana, quanto come manuali per educare, e reprimere,i giovani. Benché i moralisti cerchino di cooptarne l’idea nei loro programmi, prima che morale la forza del carattere è naturale. Prima di essere sottoposto alla disciplina morale, il carattere va indagato come idea.
Da: James Hillman, La forza del carattere, Adelphi, 2000.
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