Preghiera di una monaca inglese del diciassettesimo secolo.

Signore, tu sai meglio di me che io sto invecchiando e che un giorno sarò vecchia. Tienimi lontana dall’abitudine di pensare di avere sempre qualcosa da dire su ogni argomento e in ogni occasione. Liberami dal desiderio di sbrogliare gli affari di tutti. Rendimi disponibile, ma non senza senno, capace di aiutare ma non autoritaria. Con la mia vasta provvista di saggezza potrebbe sembrare un peccato non usarla tutta, ma tu sai, Signore, che io desidero avere alcuni amici alla fine.
Trattieni la mia mente dal racconto di dettagli infiniti; dammi ali per arrivare al punto cruciale. Sigilla le mie labbra sui miei dolori e mali fisici. Essi sono in aumento e la tentazione di riversarli diventa sempre più dolce man mano che gli anni passano. Non oso chiedere la grazia sufficiente per domandare di apprezzare il racconto dei mali altrui, ma aiutami a sopportarli con pazienza.
Non oso chiedere una memoria che migliori, ma un po’ più di umiltà e meno testardaggine quando la mia memoria sembra cozzare con quella degli altri. Insegnami la gloriosa lezione che in qualche occasione posso avere torto.
Mantienimi ragionevolmente mite; non voglio essere una santa – con alcuni di loro è così difficile convivere – ma una persona vecchia e acida è uno dei capolavori del demonio.
Dammi la capacità di vedere cose buone in luoghi inaspettati e talenti in persone inaspettate. E dammi, o Signore, la grazia di dirglielo.
Amen

Fonte: riportato da Alba Marcoli, Passaggi di vita. Le crisi che ci spingono a crescere, Mondadori, 2003
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La vita, una partita a dadi o un cantiere sempre aperto?

"Il trascorrere del tempo non dovrebbe essere quindi considerato in se stesso come il nemico della speranza, poiché la vita è quella che ciascuno di noi si costruisce. La perdita di alcuni, ma certamente non di tutti i nostri attributi socialmente ed economicamente significativi, che comincia ad avvertirsi poco dopo i vent’anni e continua ad un ritmo estremamente graduale fino a quando si superano i settanta o gli ottanta, non conosce alcun episodio di declino improvviso o catastrofico né nelle prime fasi del processo né in quelle più tarde, quanto meno fino all’episodio finale. “Monotonico” è il termine usato per descrivere tale processo: si tratta cioè di un movimento che – qualunque sia l’intervallo, anche minimo, che viene considerato – appare sempre discendente, mai ascendente, e pertanto perfettamente consono a quella che è la più notevole caratteristica della personalità umana, vale a dire la capacità strategica di adattamento nel tempo.

L’età è una sfortuna, né più né meno inevitabile delle altre sfortune della vita che Machiavelli aveva in mente nel suo famoso capitolo del Principe intitolato Quanto possa nelle umane cose la Fortuna, e in che modo se gli possa obstare: “la fortuna è donna” scrive Machiavelli, con la sua caratteristica fallocratica misoginia “ed è necessario, volendola tenere sotto, batterla e urtarla”.

Peter Laslett, Una nuova mappa della vita. L’emergere della terza età, Il Mulino Universale Paperbacks 1992
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Chi ha fede deve esser attivo e fecondo, fino all'ultimo respiro.

Giovanni Paolo II nell'enciclica Cristol fidels Laici ha scritto:

Voi anziani non dovete sentirvi elementi passivi di un modo in eccesso di movimento, ma soggetti attivi di un periodo umanamente e spiritualmente fecondo dell’esistenza umana.
Avete ancora una missione da compiere, un contributo da dare. Secondo il progetto divino ogni essere umano è una vita in crescita, dalla pura scintilla dell’esistenza fino all’ultimo respiro”.


Queste sono parole coerentemente in linea con quelle che Karol Wojtiya aveva pronunciato il 22 ottobre 1978, in occasione dell'omelia per l'inizio del suo Pontificato:

(...) Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna. (...)

Trova il tempo.

Trova il tempo di pensare
Trova il tempo di pregare
Trova il tempo di ridere
È la fonte del potere
È il più grande potere sulla Terra
È la musica dell’anima.Trova il tempo per giocare
Trova il tempo per amare ed essere amato
Trova il tempo di dare
È il segreto dell’eterna giovinezza
È il privilegio dato da Dio
La giornata è troppo corta per essere egoisti.

Trova il tempo di leggere
Trova il tempo di essere amico
Trova il tempo di lavorare
E’ la fonte della saggezza
E’ la strada della felicità
E’ il prezzo del successo.

Trova il tempo di fare la carità
E’ la chiave del Paradiso.

Poesia di Madre Teresa incisa sul muro della Casa dei Bambini di Calcutta
Foto in alto: Ashley S. Goodwin (Flickr)
Foto in basso: *Rx* (flickr)

Scoprire la primavera in autunno.

Pablo Neruda ha scritto che "Nascere non basta. E' per rinascere che siamo nati. Ogni giorno".
Innamorarsi della vita (e forse anche un po' di sé) è un lavoro che richiede tanta fatica, a volta tutta una vita. Chi ci riesce, può scoprire che la vita è un'avventura sempre imprevedibile, con potenziali sorprese quando meno te le aspetti. E la più grande meraviglia è la primavera a novembre, nel cuore dell'autunno. Dedicate a tutte le donne che hanno il coraggio di rinascere le parole di Jack Folla.

Le rughe


“Le rughe dovrebbero indicare soltanto dove sono stati i sorrisi”
Anonimo

Foto: parade in the sky

Omeopatia ed invecchiamento

Racconta una storia indiana che nei tempi antichi alcuni invasori seppero che c'era una sorgente la cui acqua se bevuta, dava l'immortalità. Dopo molte ricerche furono guidati da un anziano eremita in un posto nascosto. Arrivati lì, mentre stavano per bere l'acqua una voce flebile li invitò a fermarsi. Essa veniva da un uomo molto vecchio e quando gli chiesero la ragione del suo avvertimento egli disse: “guardatemi, son infermo e soffro gli effetti della vecchiaia, ma poiché ho bevuto da questa sorgente e ho acquistato l'immortalità, la morte pietosa non può sollevarmi dalle mie sofferenze. Li guidò ad un altro posto dove c'era una pianta, che aveva il potere di mantenere sempre giovani. Quando raggiunsero quel luogo sentirono un'altra voce che li metteva in guardia. Questa veniva da alcune persone che avevano mangiato della pianta ed ora non ne potevano più della turbolenza e delle lotte della gioventù.
La morale è evidente: ogni fase della vita ha i suoi aspetti positivi e negativi ed è una benedizione che ciascuna di esse non sia eterna. L'uomo deve sviluppare una filosofia che lo aiuti ad accettare di buon grado i cambiamenti che avvengono col passare del tempo, cosicché, come matura negli anni, possa anche maturare nel suo profondo.
In questo modo egli potrà incarnare l'idea di Hahnemann che la vita dell'uomo sia consacrata ai “più alti scopi della sua esistenza”.

Oggi il tema della geriatria e della gerontologia viene studiato con molti mezzi e con utili iniziative che stimolano l'anziano a desiderare il piacere sereno di vivere la vita.
L'omeopatia ha un ruolo molto importante nella tematica della geriatria e al pessimismo senza speranza che dice” se il vecchio potesse e il giovane sapesse” essa contrappone convinta una realtà di possibile, costante, realizzazione espressa dal bellissimo pensiero di J.A. Garfield: “ se le rughe devono essere scritte sulla nostra fronte, non lasciamo che siano scritte sul cuore”. Lo spirito non può invecchiare e come nel pensiero di Sir R.Steel, “un vecchio sano che non sia sciocco è la più felice creatura vivente”.

L'omeopatia hahnemanniana per il suo alto insegnamento teso alla prevenzione, analizzata nello studio dinamico della singola persona umana, può garantire con certezza che l'Uomo può invecchiare senza intristirsi nella senescenza. È certo che nessun progresso in medicina ci permetterà di sfuggire alla morte attraverso la vecchiaia. Ed è persino da dubitare che si riesca a creare dei matusalemmi. Perciò, tutto quello che si può fare è garantire che sia un periodo di vita più sano. Uno studio di alcune aree del globo, dove vi è comparativamente più longevità nella popolazione, evidenzia alcuni tratti comuni. Sono popolazioni che in genere vivono in una società agricola con molta attività fisica, esenti da preoccupazioni, con svaghi, abitudini alimentari sobrie e sonno regolare. Si consuma frutta giornalmente. Tabacco e alcol sono rari, si continua a condurre una vita sessuale attiva. L'esercizio fisico è fondamentale, perché tenere in esercizio un organo rappresenta una strategia per modificare il processo d'invecchiamento.

Oggi sentiamo il corpo “arrugginirsi” piuttosto che logorarsi. Già in un rapporto delle Nazioni Unite del 1980 si evidenziava come nei paesi sviluppati, che hanno in prevalenza famiglie nucleari, gli anziani fossero diventati vulnerabili. Il loro potere e il loro prestigio sono in declino subendo un radicale cambiamento di ruolo nelle strutture economiche, sociali e familiari. I paesi altamente industrializzati, diceva il rapporto, sono orientati verso i giovani, dando risalto alla produttività, alla competizione e all'autosufficienza. La persona che non può più lavorare, produrre e provvedere ai suoi bisogni essenziali, tende ad essere relegata ai margini della società. Nei paesi in via di sviluppo, che hanno in prevalenza un sistema familiare patriarcale, il Rapporto nota che gli anziani godono ancora di alta stima, appoggio e potere sia nella famiglia che nella comunità. L'età anziana è considerata un vantaggio, ricompensata con una vita di onore, rispetto, persino riverenza da parte delle generazioni più giovani. Gli anziani ricevono sostegno economico e soddisfazione affettiva dal figli e dai nipoti. Ciò che ci interessa è l'impatto che tali cambiamenti hanno nello sviluppo dello stato di malattia.

L'omeopatia è proprio il sistema di cura che prende nota dello stato mentale, infatti vi attribuisce primaria importanza. Lo stress dato da radicali cambiamenti di situazioni come l'improvvisa perdita di reddito, perdita di prestigio e posizione in famiglia e in società, isolamento, morte del coniuge, ecc. può sfociare in disturbi affettivi, comportamentali e fisici.

Per leggere la versione integrale dell'articolo, pubblicato su La Stampa, cliccare qui.

Crisi di mezz'età? Un ricordo di tempi passati.

Saranno “i migliori anni della nostra vita”: la crisi di mezza età non esiste più, d'ora in poi sarà meglio parlare di “transizione”, come sostiene Carlo Strenger, della Tel Aviv University, autore di uno studio pubblicato su Psychoanalytic Psychology, Harvard Business Review. La vita media è infatti più lunga e più intensa di 40 anni fa, quando l'espressione fu coniata dallo psicanalista canadese Elliot Jacques: dopo i 50, la consapevolezza e la realizzazione del sé sono possibilità concrete ed è stato sfatato il mito secondo cui in età matura le funzionalità cerebrali cominciano a deteriorarsi.

Il meglio deve ancora arrivare. “Gli anni più intensi – spiega Carlo Strenger, autore dello studio – sono quelli che abbiamo davanti, non quelli che siamo lasciati alle spalle”. Una vera e propria iniezione di positività, la possibilità di realizzare i propri programmi, una fase della vita fatta di consapevolezza: dopo i 50, quello che si è sempre immaginato di sé ha tutte le chances di diventare realtà. Campioni di autostima. “Considerate – prosegue Strenger – di aver potenziato tutte le vostre abilità e di essere all'apice della realizzazione del sé: siete diventati quello che avreste sempre voluto essere, in barba a quanto la società si aspettava da voi”.

Non tirarsi indietro davanti agli ostacoli. Niente paura, i cambiamenti sono spunto per l'evoluzione a qualsiasi età: tuffarsi in una nuova sfida professionale non è affatto un passo avventato, le scelte saranno mature, basate su conoscenze ed esperienze di lungo corso e non frutto dell'incoscienza giovanile, per cui le possibilità di avere successo saranno tutt'altro che remote.

In compagnia è meglio. Discutere delle proprie scelte con la propria famiglia, con amici e colleghi è un'ottima strategia per raccogliere consigli e consensi: da adulti ci si circonda di persone che si conoscono bene e delle quali si ha stima, per cui i loro supporto è sempre più sincero e utile di quello dei “compagni di avventure” dei più giovani.

Ripreso integralmente da: www.ASCA.it

Quando la colpa è dei geni...

Invecchiare bene e mantenersi giovani: dieta equilibrata e un corretto stile di vita aiutano, ma a fare la differenza sono i geni. Determinate varianti genetiche, in particolare, fanno sì che l'"invecchiamento biologico" sia 3,6 anni avanti rispetto all'"invecchiamento cronologico". È quanto sostiene un gruppo di studiosi dell'Università di Leicester e del King's College di Londra in collaborazione con l'Università di Groningen in Olanda in una ricerca pubblicata su Nature Genetics.

Tutto ha inizio, spiegano gli scienziati, dai telomeri, le sequenze di Dna che proteggono le estremità dei cromosomi: quando una cellula è sul punto di dividersi, anche le molecole di Dna vengono copiate per costituire il materiale genetico per la "nuova" cellula. Durante la duplicazione, però, può capitare che i telomeri non vengano copiati per intero: in questo caso la duplicazione dà vita a cellule con cromosomi dai telomeri più corti e, di conseguenza, "difettose", e quindi dalla vita più breve. La lunghezza dei telomeri, spiegano i ricercatori, può essere quindi considerata un marker di "invecchiamento biologico". Il team ha analizzato più di 500 mila varianti genetiche che si trovano nei pressi di un gene chiamato Terc, già noto per svolgere un ruolo importante nel mantenere la lunghezza dei telomeri: "Abbiamo trovato che le persone che trasportano specifiche varianti genetiche hanno telomeri più brevi e sembrano biologicamente più anziane - spiega Nilesh Samani, docente di Cardiologia presso l'Università di Leicester -. Data l'associazione dei telomeri più corti con le malattie legate all'età, abbiamo studiato gli individui portatori delle varianti e abbiamo scoperto che questi soggetti sono a maggior rischio di sviluppare queste patologie".

"Per i soggetti portatori delle varianti - conclude Tim Spector del King's College di Londra, coautore dello studio - l''invecchiamento biologico' è stato calcolato 3,6 anni più avanti rispetto all''invecchiamento cronologico'".

Fonte: ripreso integralmente da www.ASCA.it

Memorylab

il laboratorio della memoria