Cosa ci mettiamo sulla faccia? ogni giorno, in media, 515 sostanze chimiche...

Quante creme mettiamo ogni giorno su viso e corpo? In media, sicuramente più di una. Forse dovremmo smettere o almeno diminuire le quantità perchè, stando ad un nuovo studio le donne accumulano ogni giorno 515 sostanze chimiche. Lo studio parte dal fatto che le donne applicano su viso e corpo ben 15 prodotti in media ogni giorno, la maggior parte dei quali contiene più di 20 ingredienti diversi, tra cui additivi che possono essere causa di problemi allergici e perfino cancro della pelle.

Facendo il totale, si arriva appunto a 515 sostanze chimiche accumulate quotidianamente. Per esempio si è scoperto che in un rossetto, si trovano in media 33 sostanze chimiche; 32 in una lozione per il corpo; 29 nel mascara; 11 nella crema idratante per le mani e così via. Per non parlare dei profumi che, nella maggior parte dei casi, contengono una media di 250 sostanze chimiche che possono arrivare anche a 400 in alcuni casi. Appurato ciò, viene spontaneo chiedersi se davvero con tutte queste creme diventiamo più belle o se, invece, non mettiamo le basi per rovinarci la salute.

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Le superstizioni della nostra vita.

Astri e disastri (Fazi, pagg. 176, euro 15) è l'opera prima di Till Neuburg, uno svizzero settantaduenne che vive a Milano da mezzo secolo. Il sottotitolo recita: "Manuale di sopravvivenza all'astrologia e altre superstizioni" ed è un delizioso pamphlet su alcune "fisse" contemporanee.

A cominciare dal brunch domenicale. "Ordinano solo cose che fanno bene al fatturato del locale: passato di porridge alla cannella, spremute di puro mango tirolese, pane azzimo fatto in casa d'altri, un tris di marmellate di sesamo, ribes crudi e scorza nera di Lochness, e magari un uovo di struzzo cottura diciotto minuti". Oppure nella descrizione dei localini da pauperismo ricercato: "A chi è ancora troppo legato agli stravizi di mammà è consentito aggiungere una fetta di tofu, un cucchiaino di yogurt bianco o qualche goccia di rugiada raccolta sulla tomba di Hermann Hesse. Ci si incontrano architetti d'interni, internisti, ambientalisti, militanti verdi ma anche bianchi, neri, nerazzurri, arancioni, finti straccioni, stilisti, analisti, maestri di karate e maitres a' penser, manager in tenuta da week end, filosofi fatti in casa e, se si è fortunati, forse persino una miliardaria steineriana in libera uscita". Fa pensare quando parla di acqua. "Per millenni l'uomo ha bevuto solo quando aveva sete. Adesso ci si cura, almeno un litro al giorno di acqua minerale, che è più inquinata di quella del rubinetto e costa da 300 a 1000 volte di più. Di tutta l'acqua minerale commercializzata in Europa il 30 per cento è prodotto in Italia. Il bottino (2.200 milioni di euro nel 2006) se lo spartiscono 315 marche, il 53,6 per cento delle quali è controllata da multinazionali. In Italia siamo a 182 litri annui pro capite, inclusi neonati, moribondi e alcolizzati. E lo sa che in Kenya un litro di benzina costa 0,85 euro e uno d'acqua 0,93?".

L'astrologia è in crescita, come il gioco d'azzardo, perché "mancano i punti di riferimento, c'è crisi di valori, non mi faccia dire le solite cose. Il sapere in genere e la scienza sono trascurati se non derisi, così è più comodo spacciare false speranze. Le fasce più deboli, di spirito e di cultura, sono spinte a cercare l'irrazionale, e i ciarlatani glielo vendono, imperversando su tv e giornali". Come ci si difende? "Basterebbe capire che la parte più marcia dell'Italia riempie tv e giornali, fa di tutto per farsi notare, sgomita e grida, vive di visibilità. L'Italia sana è tranquilla, pensa a studiare o lavorare bene, non sogna di avere tre Rolex e due Suv, non cerca visibilità e dunque è come se non esistesse. Però esiste".

100 calorie in meno al giorno riducono del 10 per cento il rischio di disabilità a tre anni

Non si allacciano più bene le scarpe. Salire le scale di casa diventa un’impresa, camminare fino al negozio per far la spesa uno sforzo titanico. Sono alcun delle tante disabilità che pian piano si insinuano nella vita degli anziani; ora uno studio tutto italiano presentato al congresso della Società Italiana di Gerontologia e Geriatra dimostra, per la prima volta al mondo sull’uomo, che basta mangiare meno per prevenire questi acciacchi. Per vivere meglio, insomma, e magari anche più a lungo.

Alle porte di Firenze un gruppo di ricercatori sta seguendo dal 1998 circa 1.200 anziani che vivono in due paesini del Chianti fiorentino. Arzilli vecchietti che, sarà merito della vita in campagna o dell’olio buono, sono spesso in buona salute e stanno indicando la strada per arrivare a una vecchiaia serena e senza acciacchi. Ultimo dato, appunto, la dimostrazione che basta mangiare meno per abbassare il rischio di sviluppare disabilità piccole o grandi: «Per la ricerca, in uscita su Age and Ageing, abbiamo analizzato i dati di 900 dei nostri anziani, per i quali avevamo informazioni nutrizionali complete – racconta Luigi Ferrucci, coordinatore dalla prima ora dello studio InCHIANTI (tuttora in corsa sotto l'egida della Azienda Sanitaria di Firenze) e oggi “emigrato” al National Institute of Aging di Bethesda, negli Stati Uniti –. Abbiamo anche indagato patologie concomitanti, dal diabete all’ipertensione, e anche consumo di alcol e abitudine al fumo; poi, all’inizio dello studio e dopo tre anni, abbiamo sottoposto gli anziani a una valutazione delle disabilità funzionali nella cura di sé e nelle attività quotidiane più varie».

DIETA – Risultato, chi mangiava di meno rischiava anche meno di ritrovarsi con qualche difficoltà di troppo: per ogni cento calorie in più infatti, cresceva del 10 per cento la probabilità di nuove disabilità funzionali nel giro di tre anni. Essere parchi a tavola aiuta a vivere meglio, quindi, e possibilmente di più: «Questi dati dimostrano per la prima volta nell’uomo un effetto della restrizione calorica su parametri importanti per la longevità» commenta Niccolò Marchionni, presidente della SIGG. «I dati di InCHIANTI sono raccolti su persone non selezionate per uno studio sperimentale: si seguono anziani normali, di tutti i tipi, per cui le conclusioni hanno un significato reale, vero per ciascuno di noi».

GENI – Il Nobel per la medicina 2009 è stato assegnato a chi ha svelato i segreti dei telomeri, quei «cappucci» che stanno sulla parte finale dei cromosomi e si accorciano man mano che invecchiamo. In questi pezzettini di DNA molti vedono la chiave genetica del nostro destino di longevità: mangiar meno può in qualche modo ribaltare la nostra aspettativa di vita, in barba a quel che è scritto nei geni? «I geni rendono conto di circa il 30 per cento della possibile durata della nostra esistenza – dice Marchionni –. Il resto lo fa lo stile di vita, che può condizionare in meglio o in peggio la nostra longevità: fare attività fisica regolare, mangiare poco scegliendo cibi sani ed equilibrati aiuta di certo a mantenerci giovani e in salute più a lungo».

Per leggere l'articolo integrale, pubblicato sul Corriere on line, cliccare qui.

Perché si cade? Malori e troppi medicinali. Attenzione dunque!

(AGI) - Firenze - Si cade senza troppe conseguenze per molti, banali e imprevedibili motivi: si inciampa, si scivola, si e’ spinti. Ma quando tocca a un anziano, gli effetti sono spesso rovinosi (braccia spezzate, costole rotte, femori in briciole) e nel 20% dei casi se ne ignorano le cause. Perche’ tanti inspiegabili episodi? E sono davvero imprevedibili? Coordinata all’Universita’ di Firenze dalla Syncope Unit di Cardiologia e Medicina Geriatrica che opera all’ospedale di Careggi, ecco ora una ricerca a tappeto su questa oscura casistica. La conduce un’equipe di specialisti della Societa’ Italiana di Gerontologia e Geriatria. Si tratta del progetto Caspita (Cadute non Spiegate nell’Anziano), i cui primi risultati sono stati presentati in questi giorni dal cardiologo geriatra fiorentino Andrea Ungar, in chiusura del congresso nazionale SIOMMMS (Societa’ Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro) che ha riunito a Torino oltre mille specialisti. Il postulato da cui l’indagine muove e’ che dietro il 20% di incidenti apparentemente casuali ci siano in realta’ concreti problemi di salute: aritmie, ipovolemia, disidratazione. Oppure sincopi, spesso legate a sindromi cardiocircolatorie o respiratorie, con amnesie retrograde che evitano fastidiosi ricordi, ma espongono a nuove cadute, a danni piu’ gravi e a rischi crescenti di istituzionalizzazione e disabilita’. “Non pochi episodi”, ha aggiunto, “si devono pero’ anche all’uso o abuso di farmaci ad azione vaso e psicoattiva. Lo prova il fatto che, rinunciando soprattutto a quelli che agiscono sul sistema nervoso centrale, si segnalano molti meno incidenti” Negli ultra65enni le cadute inspiegate hanno peraltro prognosi nettamente peggiori, perché piu’ alta e’ la probabilita’ che rendano disabili. Di fatto, nei reparti di ortopedia questi eventi sono all’origine del 37% di tutti i ricoveri per esiti traumatici di caduta. L’incidenza e la severita’ delle complicanze aumentano del resto dopo i 60 anni. E circa il 35-40% degli over 65 e meta’ degli over 80 cadono almeno una volta in un anno. In 3 casi su 10 si radicalizza il timore di non farcela e puo’ svilupparsi cosi’ una sindrome ansioso-depressiva: con difficolta’ di camminare, sensazione di instabilita’ posturale, disabilita’. Oltre il 50% degli anziani caduti di recente e il 20-46% di tutti i pazienti geriatrici temono di cadere. I costi economici sono elevati quanto i costi umani e sociali. Negli Usa le sole cadute di over 65 assorbono il 6% di tutta la spesa sanitaria, mentre nel 2000 il fenomeno ha coinvolto oltre 50 milioni di americani con un costo per il sistema di 406 miliardi di dollari: 80 di trattamenti medici, 326 di perdita di produttivita’. In Italia i costi, che nel 2001 erano gia’ oltre i 500 milioni di euro (l’80% dei quali per i soli ultra65enni), sono progressivamente cresciuti fino a superare il miliardo. (AGI)

Articolo tratto da: http://www.disabili-oggi.it/archives/0002082.html

The 2009 Ageing Report (europeo).

Per leggere il report (in inglese) cliccare qui.

Self portrait di Mary Oliver

I wish I was twenty and in love with life
and still full of beans.

Onward, old legs!
There are the long, pale dunes; on the other side
the roses are blooming and finding their labor
no adversity to the spirit.

Upward, old legs! There are the roses, and there is the sea
shining like a song, like a body
I want to touch

though I’m not twenty
and won’t be again but ah! seventy. And still
in love with life. And still
full of beans.

Memorylab

il laboratorio della memoria