I segreti per invecchiare bene (da chi ci è riuscito).

(Le foto dell'articolo si riferiscono al giorno del centesimo compleanno di alcuni ultra-centenari italiani. Auguri a loro... e a tutti noi!).

Elisabeth Weichselbaum, della British Nutrition Foundation, ha raccolto una selezione di consigli di chi ha passato il secolo. E così si scopre che l'elisir di lunga vita sta pure nei panini imbottiti, anche con la salsiccia, fino al 'bicchierino', in barba a diete e nutrizionisti.


Insolita e piena di elementi curiosi: nella dieta dei centenari non mancano consigli da brivido per nutrizionisti e amanti della linea, ma gli anziani che si sono tolti la soddisfazione di spegnere più di 100 candeline sono gli unici a poter avanzare pretese sui segreti della longevità. Così qualcuno ha pensato bene di raccogliere una selezione di diete e consigli, senz'altro insoliti, proposti da chi ha superato i 100 anni.

Nell'elenco pullulano le stranezze. Qualche esempio? A dispetto di chi sostiene che non bisogna eccedere con le uova, Florence Baldwin, un'allegra nonnetta di 113 anni, è convinta che l'elisir di lunga vita si nasconda in un sandwich con uova fritte ogni giorno. Per l'olandese Hendrikje van Andel-Schipper, arrivata fino ai 115 anni, il segreto della longevità è in un bicchiere di succo d'arancia accompagnato da gustose aringhe, fonte di omega 3. Ma la più anziana di tutti, l'israeliana Mariam Amash, attribuisce le sue 120 candeline al fatto di 'mangiare verde'.

Non si deprimano i golosi, perché tra i 'supernonni' c'è anche chi, come la giapponese Mitoyo Kawate di 114 anni, ha dato il merito dei suoi anni alla torta ripiena di crema che compare regolarmente nel suo menù, in barba a sushi e sashimi. Mentre la scozzese Lucy d'Abreu, passata a miglior vita a 113 anni, sosteneva che per vivere a lungo non deve mai mancare un bicchierino di brandy e un ginger ale secco.

E ancora, per l'ucraino Hryhoriy Nestor la ricetta di lunga vita passa per un involtino di pane con salsiccia fatto in casa. Mentre la britannica Ada Mason è convinta di essere arrivata a quota 111 grazie al fatto di mangiare panini imbottiti e molto salati. La colazione tipica scozzese a base di porridge è invece il segreto dei 111 anni di Annie Knight. Tutt'altro il menù preferito di Yukichi Chuganji, che ha raggiunto la ragguardevole età di 114 anni a forza di riso bollito e pollo, nonostante l'avversione per le verdure.

Mentre secondo Sakhan Dosova (130 anni), che stando alle autorità del Kazakhistan sarebbe la donna più vecchia del mondo, l'ideale è evitare i dolci e consumare tanto formaggio in fiocchi (cottage cheese). Infine, l'ecuadoregna Maria Esther de Capovilla è arrivata a 116 anni grazie alla buona abitudine di bere, fin da piccola, il latte d'asina della fattoria di famiglia.

Fonte: http://www.adnkronos.com/IGN/Cronaca/?id=3.0.3169606642

Vivremo tutti fino a cento anni, se..

Tremila conferenze in 25 anni. Le domande si ripetono. Le risposte no, evolvono grazie all'aggiornamento degli studi e alle indagini epidemiologiche. Ma qualche certezza granitica Roberto Bianchi - medico di Cremona e specialista in Scienza dell'alimentazione, Medicina preventiva e Medicina del lavoro, 10 anni a fare educazione alla salute all'Asl - ormai ce l'ha: la vita si allunga se si interviene sugli stili di vita. E per quanto riguarda l'influenza suina, meglio non vaccinarsi: conviene prenderla e morta lì.

"Da medico lei alimenta un sogno: vivere fino a 100 anni".
Io ribadisco solo un diritto costituzionale. Giappone e Italia sono i Paesi più longevi al mondo e da epidemiologo dico che non c'è regalo migliore da fare a una persona che farla invecchiare bene. Oggi si può arrivare in ottima salute a 80 e 90 anni, con dieta mediterranea appropriata e comportamenti preventivi. Appena le biotecnologie lo consentiranno arriveremo a oltre 100 anni con dignità e autonomia. Oggi esiste la possibilità di spostare molto in là il fronte dell'invecchiamento, con l'ossidologia che studia i radicali liberi e l'invecchiamento dei tessuti, come ha provato anche il Nobel Luc Montaigner. La componente gentica influisce per il 10 per cento, tutto il resto è ambiente e stile di vita.

"Di Omega-3, vitamine e antiossidanti non si può più fare a meno."
Ci evitano il 30 per cento dei tumori e il 40 per cento degli infarti.

"Veniamo ai vaccini, di cui lei non è fautore ovviamente".

Utilizzare vaccini per ogni malattia è una chimera, perchè ogni anno si prendono nuove malattie. Resta fermo il fatto che per alcune, come il tetano, il vaccino è straordinariamente utile. Ma non possiamo pensare di reagire ad ogni nuovo virus con un vaccino perchè potremmo sviluppare una resistenza immunitaria specifica verso ogni tipo di gernmi. Ho dichiarato a suo tempo che avrei mangiato pubblicamente un panino all'aviaria perchè ognuno deve potenziare le proprie capacità del sistema immunitario e non solo sviluppare paura che è immunodepressiva. Esistono strumenti immunostimolanti molto efficaci e facili da usare: uno tra tutti la vitamina C, uno dei farmaci più potenti come antitumorale, antiallergico, protettivo del sistema vascolare e nelle infezioni da raffreddamento. Ha una azione virucida diretta, è interferone stimolante, aumenta il numero e la mobilizzazione dei globuli bianchi. Aggiungiamoci una funzione antibatterica e antiobiotica post virosi. Ma c'è una condizione: che il dosaggio giornaliero non sia di 50 milligrammi pari ad una arancia appena colta, ma di 1000 e fino a 2000 milligrammi. Ovvero uno o due granni che donano vita, e vita agli anni.

Intanto la suina dilaga.

Mia moglie pediatra vede un 80 per cento di febbri suine tra i ragazzi, influenza assolutamente benigna, a mortalità molto bassa che non deve spaventarci. Gli strumenti per difenderci ci sono tutti, per proteggere naso,bocca e gola. Compresa la propoli. Mi risulta che solo il 5 per cento dei medici si sia vaccinato. E il vaccino, per tre sostanze adiuvanti che contiene su cui gravano sospetti di sintomi neurologici, richiede un uso prudente: per me va soministrato solo agli immunodepressi. Per di più questo virus composto di sette diversi monconi, continua a modificarsi mano a mano che pasa da una persona all'altra. La conseguenza?
La protezione vaccinale può durare pochi mesi e se come viene paventato questo virus si ricombinerà con l'aviaria i vaccinati non saranno assolutanmente protetti, i non vaccinati che si sono malati avranno paradossalmente una protezione superiore.

Articolo (qui presentato in sintesi) a firma di Nicoletta Martelletto pubblicato su Il Giornale di Vicenza e disponibile nella versione online integrale cliccando qui.
Foto-collage: http://www.flickr.com/photos/graygoosie/1615794803/

Alcuni segreti per invecchiare bene (secondo gli studiosi).

A Milano si è tenuto il primo Congresso Internazionale di Medicina Predi-Preventiva e Rigenerativa, interamente dedicato alla salute della donna. Ecco, in sintesi, le novità riguardanti la salute e la bellezza della donna di oggi e i segreti per invecchiare bene.

Al primo posto, la dieta. Al congresso è stato presentato anche un innovativo regime alimentare che non tiene più conto dell’apporto calorico degli alimenti, ma analizza le molecole che li compongono: carboidrati, proteine, grassi, vitamine, minerali. La dieta mediterranea, con il suo alto contenuto di fibre, acidi grassi omega 3 e antiossidanti , rimane il pilastro nella cura di una nuova categoria di obesi identificata dai ricercatori dell’Università Tor Vergata di Roma.
Un altro concetto importante per la nuova medicina anti-aging è lo sfruttamento dell’ormesi (dal greco ormesis, stimolazione). In base a questa proprietà, brevi periodi di stress lieve stimolano la risposta dei meccanismi di difesa dell'organismo, contribuendo a migliorare la salute e prolungando la vita. Il paradigma dell'ormesi è l'attività fisica, che incrementa il livello di cortisolo e di catecolamine e comporta una reazione immunologica da stress.Un'attività fisica moderata produce quindi effetti positivi sul rischio di infezioni delle vie aeree, compresa l'influenza stagionale, e di stabilizzazione del sistema immunitario.

L’invecchiamento precoce si previene anche controllando alcune reazioni chimiche che avvengono a livello cellulare e molecolare come la glicazione, un fenomeno coinvolto in molte malattie degenerative. La glicazione può essere controllata grazie ad alcuni accorgimenti, come il controllo del carico glicemico dei carboidrati, la riduzione del grasso corporeo, soprattutto addominale, esercizio fisico e in alcuni casi con integratori per esempio a base di carnosina o piridossamina.
E sempre alla lotta all’invecchiamento sono utili nuovi ormoni-chiave identificati al congresso. La vasopressina, per esempio, sembra l’alleato ideale per migliorare l’aspetto della pelle del volto, distendendo i tessuti e riempiendo solchi e segni del tempo, il melanotan II, un derivato sintetico dell’MSH (l’ormone che stimola i melanociti), aiuta a controllare le infiammazioni e sostiene l’abbronzatura, l’ossitocina potrebbe rappresentare un valido supporto per combattere il sovrappeso, grazie alla sua capacità di ridurre l’appetito, infine l’IGF-1 risulta una delle molecole più efficaci nel proteggere l’organismo dai danni del tempo che passa.
Infine, il tanto amato ritocchino, oggi sempre meno invasivo e senza bisturi: si è parlato di un lifting che si avvale delle cellule staminali, lo stem cel facelift, che può essere eseguito in ambulatorio, in anestesia locale, e sfrutta le cellule del grasso addominale per riempire i tessuti svuotati dal tempo, e del liquid face lift, che con iniezioni e trattamenti combinati (botox, biostimolazione, luce pulsata e acido ialuronico) combatte l’invecchiamento del volto su tre fronti: perdita di volumi, rughe e lassità della pelle di volto e décolleté.

Articolo (sintetizzato) tratto da www.Sanihelp.it. Per leggere la versione integrale cliccare qui.
Foto: http://www.flickr.com/photos/38154879@N04/3528539813/

Ogni chilo in più significa meno benessere e meno anni di vita. Soprattutto per le donne.

Non solo una questione estetica. Prendere peso e aumentare di taglia ruba anni di vita in salute alle rappresentanti del gentil sesso. Anzi, secondo uno studio condotto dai ricercatori dell'Università di Warwick e dell'Harvard School of Public Health di Boston (Usa), lievitare sulla bilancia mentre gli 'anta' incombono può ridurre anche dell'80% la possibilità di arrivare a una vecchiaia serena e in salute. La ricerca, pubblicata sul 'British Medical Journal', è stata condotta utilizzando i dati del noto studio sulle infermiere, che ha monitorato la salute di 120 mila operatrici fin dal 1976.

Ebbene, sembra che le donne che arrivano alla mezza età in sovrappeso siano più a rischio di tumori, coronaropatie, cardiopatie e scarsa qualità di vita, spiega il responsabile dello studio, Oscar Franco. Non solo: per ogni chilo in più guadagnato dopo i 18 anni, le probabilità di invecchiare bene scemano del 5%. La situazione peggiore è quella delle obese, che hanno una possibilità del 79% inferiore di invecchiare senza essere colpite da una malattia cronica killer, dai tumori alle cardiopatie.

"Insomma, il nostro studio - riassume Franco - dimostra ancora una volta che prendere peso nell'età matura è un forte fattore di rischio, spia di una minore probabilità di invecchiare in salute. Conservare il proprio peso forma nell'età adulta può essere vitale per la salute in vecchiaia".

Fonte: ADNkronos Altro, Le News del 9 novembre 2009
Foto: http://www.flickr.com/photos/lindsaystark/2077443174/

Vuoi dormire meglio? Controlla il peso ...

Notti agitate e stanchezza al risveglio per colpa delle apnee notturne. Un problema che solo negli Stati Uniti colpisce 12 milioni di persone e può portare anche a pressione alta e malattie cardiovascolari. Per anni i medici hanno raccomandato ai pazienti di perdere peso per migliorare il respiro notturno, ma finora solo poche ricerche testimoniavano la fondatezza di questo consiglio. Ora i ricercatori di sei atenei americani, guidati da Gary Foster della Temple University (Usa), hanno dimostrato che perdere peso riduce davvero le apnee notturne. Gli scienziati hanno monitorato 265 pazienti obesi con diabete di tipo 2, tra i 45 e i 75 anni. Tutti lamentavano un'apnea notturna severa. I ricercatori hanno sottoposto metà a una dieta abbinata a un regime di esercizi regolari per 175 minuti a settimana per un anno, mentre un secondo gruppo ha seguito un corso mirato al controllo del diabete attraverso dieta sana ed attività fisica. Ebbene, dopo un anno i soggetti 'a dieta' avevano perso in media quasi 9 kg. E il 13,6% aveva sperimentato una completa remissione dell'apnea notturna, contro il 3,5% del secondo gruppo, che aveva buttato giù meno di mezzo chilo seguendo il corso. "Questi risultati mostrano che medici e pazienti - conclude Foster sugli 'Archives of Internal Medicine' - possono aspettarsi significativi miglioramenti nella loro apnea notturna con la perdita di chili di troppo. Un risultato che comporta numerosi benefici per la salute e il benessere generale".

Fonte: Articolo tratto da ADNkronos Altro Le News del 9 novembre 2009
Foto: http://www.flickr.com/photos/piratechickan/3083411991/

Gli effetti nefasti del cibo, quando è troppo.

Salute sempre più a rischio se la bilancia 'borbotta'. Almeno 124 mila nuovi casi di tumore in Europa potrebbero essere stati causati, nel 2008, dal peso in eccesso. La proporzione di diagnosi di cancro attribuibili a un indice di massa corporea uguale o superiore a 25 kg/m2 è più alta fra le donne e nei Paesi dell'Europa centrale come la Repubblica Ceca, la Slovenia, la Lettonia e la Bulgaria. Lo rivela uno studio presentato da Andrew Renehan dell'università di Manchester (Gb), in occasione del Congresso congiunto dell'European Cancer Organisation (Ecco) e della European Society for Medical Oncology (Esmo). Secondo l'esperto, "dato che molte persone stanno smettendo di fumare e parecchie donne non utilizzano più ormoni per i disturbi della menopausa, il sovrappeso e l'obesità sono destinati a diventare, nei prossimi dieci anni, le principali cause di cancro, soprattutto nel mondo femminile". Il team di studiosi britannici ha creato un sofisticato modello per calcolare la proporzione di neoplasie attribuibili al sovrappeso in 30 Paesi in Europa. Utilizzando i dati disponibili, hanno rilevato che nel 2002 oltre 70 mila nuovi casi di cancro, dei circa due milioni che si sono registrati quell'anno, appaiono riconducibili al grasso superfluo. E che nel 2008 la stima è addirittura raddoppiata, toccando quota 124 mila. La percentuale di tumori obesità-correlati varia da Paese a Paese: si va dal 2% nelle donne e 2,4% per gli uomini in Danimarca, all'8% nelle donne e 3,5% negli uomini nella Repubblica Ceca. Fra le malattie più comuni dovute al sovrappeso il cancro dell'endometrio, del seno e del colon-retto. Queste tre sono pari al 65% di tutte le neoplasie dovute all'obesità.

Fonte: articolo tratto da ADNkronos, Le News, 9 novembre 2009
Foto: http://www.flickr.com/photos/42103304@N00/2667729128/

Dobbiamo appropriarci vastamente dell'esistenza.


Dobbiamo appropriarci vastamente dell’esistenza, in ogni modo. Tutto, anche l’inusitato, deve esserci possibile. Questo è in fondo l’unico ardimento che ci viene richiesto: avere coraggio per ciò che è più strano, più inspiegabile.

(R.M. Rilke)


Il coraggio è un tema di cui si discute raramente, sembra una rimembranza di tempi lontani in cui era un valore tra i più stimati, insieme all'onore e alla fedeltà. Eppure il coraggio è qualcosa che serve, nella vita di tutti, ogni giorno. Il coraggio di andare avanti, di accettare i propri sbagli, di cambiare quello che non funziona, di sfidare la sorte. Il coraggio di essere se stessi.

Sembra che, tramontato il primato valoriale del coraggio, anche la nostra vita sia cambiata. Rilke ci parla del coraggio di investigare ciò che è più strano ed inspiegabile, di andare oltre i confini del noto per esplorare nuovi mondi, dentro e fuori di noi. Nella vita caotica e frenetica che conduciamo tutti noi, ogni giorno, mi chiedo chi si ricorda di farlo. Alzarsi la mattina alle sette o anche prima, salire su mezzi sempre più pieni, correre in ufficio, mangiare un panino al volo, ritornare al lavoro cercando di ignorare la sonnolenza e tentando di accelerare con il pensiero la corsa dell’orologio. E poi di nuovo mezzi, casa, mangiare, dormire... per fortuna non è sempre così, né per tutti. Ma quando, in questo modo di vivere così routinario, ci ricordiamo che la vita potrebbe essere qualcosa di diverso?

In fondo viviamo in un mondo privilegiato, abbiamo la possibilità di scegliere. Ma scegliere richiede coraggio. Ed è quello che, forse, ci è stato tolto o ci siamo fatti togliere, orpello inutile in tempi in cui è meglio correre, senza chiedersi perché o per come.

Ma io condivido il pensiero di Rilke. L’unico ardimento che ci viene richiesto è di avere ardimento. Come dire: l’unico modo di vivere è vivere. Ma farlo davvero.

Non ci può essere un tutto dato, ma solo un pulviscolo di possibilità.

Il brano che segue è tratto dall’Appendice “Cominciare e finire” alle Lezioni Americane di Calvino, a mio giudizio uno dei libri più mirabili del secolo scorso, da leggere e rileggere all’infinito, perché sempre capace di stimoli nuovi, come solo i grandi libri sanno fare.

[…] Ogni volta l’inizio è questo momento di distacco dalla molteplicità dei possibili: per il narratore l’allontanare da sé la molteplicità delle storie possibili, in modo da isolare e rendere raccontabile la singola storia che ha deciso di raccontare questa sera; per il poeta l’allontanare da sé un sentimento del mondo indifferenziato per isolare e connettere un accordo di parole in coincidenza con una sensazione o un pensiero. L’inizio è anche l’ingresso in un mondo completamente diverso….

[…] Forse è questa ansia per il problema del cominciare e del finire che ha fatto di me più uno scrittore di short-stories che di romanzi, quasi non riuscissi mai a convincermi che il mondo ipotizzato dalla mia narrazione è un mondo a se stante, autonomo, autosufficiente, in cui ci si può installare definitamente o almeno per tempi lunghi. Invece mi prende continuamente il bisogno di prenderlo dal di fuori, questo mondo ipotetico, come uno dei tanti mondi possibili, un’isola in un arcipelago, un corpo celeste in una galassia. Il mio problema potrebbe essere enunciato così: è possibile raccontare una storia al cospetto dell’universo? Come è possibile isolare una storia singolare se essa implica altre storie che la attraversano e la “condizionano” e queste altre ancora, fino a estendersi all’intero universo? E se l’universo non può essere contenuto in una storia, come si può da questa storia impossibile staccare delle storie che abbiano un senso compiuto?

[…] Non ci può essere un tutto dato, attuale, presente, ma solo un pulviscolo di possibilità che si aggregano e si disgregano. L’universo si disfa in una nube di calore, precipita senza scampo in un vortice d’entropia, ma all’interno di questo processo irreversibile possono darsi zone d’ordine, porzioni d’esistente che tendono verso una forma, punti privilegiati da cui sembra di scorgere un disegno, una prospettiva. L’opera letteraria è una di queste minime porzioni in cui l’universo si cristallizza in una forma, in cui acquista un senso, non fisso, non definitivo, non irrigidito in un’immobilità mortale, ma vivente come un organismo”.

Essere umani vuol dire

sentire vagamente che c'è in ognuno qualcosa di tutti e in tutti qualcosa di ognuno.

Niente mi fornisce la prova che non sarei mai del partito o dell'opinione opposta.
C'è la vittima nel carnefice e il carnefice nella vittima, il credente nel non credente e il non credente nel credente.

C'è di che passare dall'uno all'altro; e forse l'essenza stessa del vero Io è questa potenza di trasformazione.

Su mille individui, un esiguo numero sente e guarda la vita come tentativo, mezzo, avventura. Il resto la subisce senza pensarci, come un ciclo la cui perfezione sarebbe la felicità. Per tutti è qualcosa di dato, involontario, e tuttavia come voluto, giacché non possono non volere la vita.

Paul Valéry, Cattivi pensieri, Adelphi
Foto: http://www.flickr.com/photos/freaksphoto/2994240591/

Mangiare bene per pensare bene.

Maggiore rischio di depressione se si mangiano molti grassi, carni lavorate e cibi dolci: è quanto emerge da un ampio studio inglese pubblicato sulla rivista British Journal of Psychiatry.

Per analizzare a fondo il legame tra alimentazione e malattie depressive, un gruppo di ricercatori dello University College di Londra ha analizzato i regimi alimentari di 3500 impiegati statali inglesi di mezza età per un periodo di tempo di 5 anni, dividendoli in due gruppi a seconda della loro abitudine ai cibi sani come pesce, verdure, legumi e frutta o del loro elevato consumo di cibi meno salutari come carni lavorate, fritture, dolci e formaggi grassi.

Dai loro risultati è emerso che chi seguiva una dieta meno salutare e ricca di cibi lavorati e ricchi di grassi andava incontro al 60% di rischio di depressione in più rispetto a coloro che seguivano una dieta più sana. Studi condotti in passato hanno dimostrato come una dieta mediterranea sia utile ad abbassare il rischio di malattie depressive del 30% tuttavia, secondo gli esperti, non è ancora chiaro in che modo una dieta più salutare possa contribuire a una mente più sana.

Secondo l'autrice della ricerca Archana Singh-Manoux, consumare cibi crudi e sani potrebbe diminuire il rischio di infiammazione dell'organismo e ciò potrebbe essere legato a una minore insorgenza di disturbi della mente come l'ansia e la depressione, oltre che a una miglior condizione di salute dell'intero sistema cardiovascolare e del cuore. Mangiar bene, secondo la ricercatrice, non significherebbe quindi soltanto vivere bene, ma anche pensare bene.

Approfondimenti: Tasnime N et al. Dietary pattern and depressive symptoms in middle age. The British Journal of Psychiatry 2009: 195:408-13.
Fonte: yahoo.salute
Foto: http://www.flickr.com/photos/gwiggs/3627533703/

Nessuno può vivere a lungo, se non è capace di immaginarlo.

"La vitalità nell’età avanzata dipende da tre fattori: robustezza di costituzione, salute fisica e tipo di copione. L’inizio della vecchiaia è determinato proprio da questi tre fattori. Perciò alcune persone sono ancora vitali a ottant’anni e altre cominciano a vegetare a quaranta. La robustezza di costituzione è un fattore fisso, che non può essere modificato dalla programmazione parentale. Anche l’infermità fisica costituisce a volte un fattore fisso e, a volte, rappresenta anche il tornaconto di un copione. ..Può darsi che le persone più anziane accolgano con gioia un infarto, o un’occlusione delle coronarie, ma questo per un motivo diverso: non perché faccia parte del copione, ma perché le solleva dallo sforzo di tirare avanti una vita di sforzi, quella prevista dal loro copione. Il Bambino presente in loro assume queste disgrazie come se si trattasse di una “gamba di legno”, il che consente loro di dire al Genitore che si portano dentro: “Neanche tu puoi aspettarti che un uomo con una gamba di legno continui a trascinare il peso della tua maledizione stregata”. E, trovandosi di fronte al rischio di un embolo al cervello o al cuore, solo il genitore più crudele e spietato non si darebbe per vinto.
… Anche le persone con una costituzione fisica robusta e senza invalidità fisiche (o di poco conto o ipocondriache) possono iniziare a vegetare molto presto se possiedono dei copioni del tipo “non si sa come andrà a finire”. Si tratta di solito di persone che vivono della sola pensione. L’insegnamento in questi casi è: “Lavora sodo e non fermarti mai!” e la conclusione è: “Dopo di che smetti!”. Jeder dopo aver lavorato indefessamente per venti o trent’anni, dopo aver ricevuto la visita di Babbo Natale, e aver ottenuto il pranzo d’addio con i colleghi, con tanto di orologio d’oro, non sa più che fare. È abituato a scegliere le direttive del suo copione, ma ora le ha esaurite, e non ha nessun’altra programmazione. È perciò contento di starsene seduto aspettando che succeda qualcosa: magari la morte!
Questo fa sorgere una domanda interessante. Che fare dopo che è arrivato Babbo Natale? Per chi ha un copione del tipo “Finché” il dono ha portato termine le richieste del copione, è quindi libero dalle maledizioni dell’anticopione, ora ha la possibilità di fare ciò che fin da ragazzino ha sempre sognato di fare. Ma proseguendo, sulla sua strada, corre moltissimi rischi, come ci confermano molti miti greci. Se è vero che si è liberato dal genitore malefico, è anche vero che è rimasto privo di protezione, è quindi facile che vada incontro a dei guai. Anche questa è una cosa che ritroviamo nelle favole. Una maledizione, bene o male, protegge anche se è fonte di sofferenze e fatiche”.

Il testo è tratto da: Eric Berne, “Ciao!”…e poi?. La psicologia del destino umano, Bompiani, 2003
La frase del titolo è di George Abraham
Foto: http://www.flickr.com/photos/jose_viana/2506028667/

Giovane è chi continua a chiedersi: E dopo?

La giovinezza non è un periodo della vita, è uno stato dello spirito; un prodotto della volontà, una qualità dell’immaginazione, un’intensità emotiva, una vittoria del coraggio sulla timidezza, del gusto dell’avventura sull’amore per la comodità.

Non si diventa vecchi per aver vissuto un certo numero di anni: si diventa vecchi perché si è abbandonato il proprio ideale. Gli anni segnano la pelle, la rinuncia ai propri ideali segna l’anima. Le preoccupazioni, le incertezze, i timori e la sfiducia sono i nemici che lentamente ci spingono verso terra e ci fanno diventare polvere prima della morte.

Giovane è colui che prova stupore e meraviglia, colui che, come il bambino, chiede: e dopo? Colui che sfida gli eventi e vive gioiosamente il gioco della vita.
Siete giovani se giovane è la vostra fiducia; vecchi se vi fate travolgere da dubbi e incertezze. Giovani come la fiducia in voi stessi. Giovani come la vostra speranza. Vecchi come la prostrazione.

Resterete giovani finché sarete sensibili. Sensibili alla bellezza, alla bontà, alla grandezza. Sensibili ai messaggi della natura, dell’uomo e dell’infinito.
Se un giorno il vostro cuore dovesse essere preda del pessimismo e divorato dal cinismo, Dio abbia pietà della vostra anima da vecchio.


Generale MacArthur 1945

Riportato in : Olivier de Ladoucette, Restar giovani è questione di testa, Feltrinelli, 2007

Leggere cura l'anima... e non solo.

Siete una donna e ignorate il significato della parola "orgasmo"? Meglio comprenderne le cause invece di intossicarsi, magari con una manciata di antidepressivi. Si può allora cominciare a leggere Musica di Yukio Mishima, storia di una affascinante venticinquenne, paziente del dottor Reiko del tutto incapace di ascoltare un qualsivoglia brano musicale. Dopo alcune sedute lo psichiatra scopre che in realtà la sordità alla musica è un blocco simbolico e diagnostica: frigidità. Il racconto si snoda lungo un percorso accidentato fino a una soluzione.

Stesso discorso per l'impotenza: Biglietto scaduto di Roman Gary è meglio del Viagra, specie se associato a Fiesta di Ernst Hemingway. Se il problema sono l'alcolismo, la droga o il gioco, Stéphanie Janicot - autrice del libro "100 romanzi di Primo Soccorso per curare (quasi) tutto" - cita invece Ventiquattr'ore nella vita di una donna di Stefan Zweig: "Perché in poche pagine tratteggia con tocchi semplici, eppure brillanti, come si possa sprofondare nell'inferno della dipendenza senza volerlo, anzi cercando di darsi freno, ma senza mai aggrapparsi a nulla". Caso mai non funzionasse si può passare senza problemi a Del piacere e del vizio di fumare di Italo Svevo, a Sotto il vulcano di Malcom Lowry (soprattutto di sera), a Romanzo con cocaina di Mihail Ageev.

Negli Usa dell'uso dei libri, soprattutto nella cura delle malattie come ansia e depressione, già parlava lo psichiatra William Menninger negli anni '30. In Gran Bretagna la biblioterapia la "passa" il servizio sanitario nazionale.

Fonte: Repubblica on line. Se vuoi leggere la versione integrale dell'articolo, clicca qui.
Immagine: courtesy of Flickr (http://www.flickr.com/photos/7751351@N07/1975953610/)

Memorylab

il laboratorio della memoria